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Home » Quel che le donne dicono » Otto Marzo. Femminicidio, chiamiamolo per quel che è!

Otto Marzo. Femminicidio, chiamiamolo per quel che è!

Pilar Castiglia Di Pilar Castiglia
8 Marzo 2018
in Quel che le donne dicono
Tempo di lettura:3 minuti di lettura
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Otto Marzo. Femminicidio, chiamiamolo per quel che è!
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Non ci saranno più femminicidi quando insegneremo alle nostre figlie che amore non è subire

È ad Alessia e Martina che il Centro Antiviolenza Calypso decide di dedicare questo 8 marzo. Ed è alla loro mamma, Antonietta, che Calypso decide di dedicare questa giornata. Il fratello di colui che ha commesso il gesto più innaturale ed inumano che si possa compiere, ha dichiarato che il papà di Alessia e Martina ha ucciso le figlie perché “è uscito di testa, ha avuto quindici minuti di blackout”. Luigi Capasso non ha avuto alcun blackout. Dire questo è un po’ come giustificarlo.

Il papà di Alessia e Martina è un femminicida ed un femminicida è colui che uccide come atto finale di un’escalation di violenze. Il femminicida uccide perché le figlie e la moglie “o sono mie o non sono di nessuno”.
Il femminicida uccide in virtù di un sentimento maschilista, arcaico e retrogrado di possesso. Oggi, quale presidente del Centro Antiviolenza Calypso, sarò in una scuola media di Paternò a parlare con i ragazzi, perché sono sempre più convinta che le tragedie come quelle di Alessia, Martina ed Antonietta si possano evitare solo con la prevenzione, solo con l’educazione, solo con la cura e l’attenzione per l’emotività dei nostri figli.
Non ci saranno più femminicidi quando riusciremo a scardinare gli stereotipi maschilisti che imperano nella nostra cultura.

Non ci saranno più femminicidi quando insegneremo ai nostri figli ad amarsi tra di loro, maschi e femmine, a rispettarsi e a rispettare le diversità fisiologiche e ad amarle.
Non ci saranno più femminicidi quando insegneremo ai nostri figli maschi che il corpo della donna deve essere rispettato e non deve essere offeso, insultato e ridicolizzato con quelle odiose e troglodite “battute” che tanti uomini, soprattutto quando sono in gruppo, fanno, senza pensare che i loro figli li ascoltano.
Non ci saranno più femminicidi quando insegneremo alle nostre figlie che amore non è subire, non è sopportare, non è piangere, non è soffrire e quando insegneremo loro che prima di prendersi cura degli altri, devono prendersi cura di se stesse, devono amare se stesse e devono imparare a rispettarsi e a farsi rispettare.
Non ci saranno più femmincidi quando educheremo i nostri figli con i “no”. I “no” sono quelli che fanno crescere. I “no” sono quelli che insegnano a sopportare le frustrazioni del rifiuto. Quel rifiuto che Luigi Capasso non ha sopportato, non ha tollerato.  “O mie o di nessuno” e le ha uccise.

Non ho ben compreso le ragioni per le quali Antonietta avrebbe presentato un esposto e non una denuncia e non ho ben capito perché chi ha ricevuto l’esposto, se ha rilevato reati procedibili d’ufficio, come sembra, non ha abbia proceduto per la tutela della mamma e delle figlie. Non ho capito e non capirò mai il perché coloro che indossano una divisa ed hanno la disponibilità di un’arma, non vengano sottoposti a regolari accertamenti psicologici che tutelerebbero in primis loro stessi.
Non ho ben capito perché nessuno si è accorto del disagio in cui viveva questa famiglia, o meglio, non ho ben capito perché chi se ne è accorto, ha ritenuto di farsi i fatti propri. E se coloro che si sono fatti i fatti propri sono rappresentanti delle Istituzioni, ciò è gravissimo.

Sono queste le domande a cui oggi si dovrebbe dare delle risposte, affinché domani un altro uomo che abbia la disponibilità di un’arma per motivi di servizio, non uccida o tenti di uccidere la moglie e le figlie.
Amore è rispetto. Amore è libertà. Amore è gioia. Amore è cura. Amore è tenerezza. Amore è dolcezza. Amore non è violenza. Amore non è morte. Amore è sorriso, quel sorriso ormai spento di Alessia e Martina.
Per questo 8 marzo auguro a donne e uomini di acquisire la consapevolezza che la battaglia contro la violenza sulle donne e sui minori è una battaglia che deve essere combattuta insieme.

Donne e uomini con l’atto di amore più grande creano, insieme, un frutto meraviglioso: i figli. E allora che si uniscano in una battaglia di civiltà, che va combattuta insieme, affinchè i loro figli non siano i prossimi Luigi, Antonietta, Alessia e Martina.
Buon 8 marzo da me che mi pregio di essere la presidente di Calypso e buon 8 marzo dalle operatrici del Centro: Sonya Terranova, Barbara Pulvirenti, Teresa D’Agate, Silvia Musarra, Lara Coco, Valentina Spoto e, soprattutto, buon 8 marzo dalle nostre socie onorarie, Vera Squatrito e Giovanna Zizzo, rispettivamente mamme di Giordana Di Stefano e Laura Russo, vittime di femminicidio.

Tags: 8 marzoBiancavillacentro antiviolenza calipsofemminicidioin evidenzaotto marzoPilar Castigliaquel che le donne dicono
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Pilar Castiglia

Pilar Castiglia

Avvocata, Presidente del Centro Antiviolenza Antistalking "Calypso" di Biancavilla. Vicepresidente del Coordinamento Donne Siciliane e responsabile dell'ufficio legale dello stesso.

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