Sono stati individuati e riconosciuti come responsabili di aver condotto una imbarcazione partita dalla Libia con a bordo 46 migranti e soccorsa da personale della Capitaneria di Porto a circa 20 miglia a sud di Portopalo di Capo Passero, i due cittadini eritrei denunciati in stato di libertà da personale della Squadra Mobile della Questura di Ragusa nella giornata del 25 maggio scorso.
LE INDAGINI
Nello specifico i migranti, tra cui “donne e bambini”, giungevano presso il porto di Pozzallo nella tarda serata del 24 maggio scorso soccorsi da personale della Capitaneria di Porto a largo di Portopalo di Capo Passero (SR) , dopo che la fatiscente imbarcazione in vetroresina a bordo della quale viaggiavano, partita dalle coste libiche e rimasta a secco di carburante, si era fermata in mare aperto.
Denunciati in stato di libertà due scafisti eritrei
Dopo le preliminari operazioni sanitarie, si procedeva allo sbarco di tutti i migranti, che venivano trasferiti presso l’Hotspot di Pozzallo per le successive procedure di identificazione e fotosegnalamento. La successiva e tempestiva attività di indagine condotta dal personale della Squadra Mobile di Ragusa, corroborata dalle dichiarazioni rese da alcuni migranti sbarcati e dalla successiva individuazione fotografica di persona, permetteva di individuare in due cittadini di nazionalità eritrea gli scafisti che avevano condotto l’imbarcazione dalla partenza dalle coste libiche sino all’arrivo dei soccorsi.
LA DENUNCIA
Pertanto, in considerazione delle rilevanti risultanze investigative raccolte si è proceduto al deferimento in stato di libertà alla competente Autorità Giudiziaria dei due cittadini eritrei.
LA LEGGE
In Italia, il 10 marzo 2023, è stato approvato il nuovo decreto legge n. 20, convertito nella norma n. 50 del 5 maggio 2023, che introduce misure più severe contro gli scafisti1. Questo decreto è una risposta del governo italiano all’immigrazione non programmata e mira a scoraggiare gli ingressi irregolari in Italia, ampliando al contempo i canali per chi desidera entrare nel paese per lavoro. Le nuove disposizioni prevedono pene significative per chi viene trovato colpevole di reati legati all’immigrazione clandestina, con l’introduzione di un nuovo reato denominato “morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”. Le pene per questo reato variano da 10 a 20 anni per lesioni gravi o gravissime, da 15 a 24 anni per la morte di una persona e da 20 a 30 anni per la morte di più persone12. Il decreto mira a contrastare i flussi migratori illegali e le reti criminali dietro la tratta di esseri umani, introducendo anche misure per facilitare l’ingresso legale di migranti qualificati e semplificare le procedure per l’accesso al lavoro in Italia1. Inoltre, sono state apportate modifiche ai titoli di ingresso e di soggiorno per lavoro subordinato e prolungata la durata dei rinnovi dei permessi di soggiorno. Queste misure sono state introdotte in risposta a tragici eventi come il naufragio sulle coste calabresi, che ha causato la morte di 72 persone, e rappresentano un tentativo di prevenire simili tragedie in futuro.






