La canicola, per intensità e durata, ha determinato una serie di danni alle coltivazioni. Giosuè Catania (Cia): «Abbiamo chiesto lo stato di calamità»
«L’agricoltura siciliana, soprattutto nelle zone interne, in conseguenza delle continue ondate di calore e in concomitanza di altri fattori, uno su tutti la mancanza di risorse idriche, versa in uno stato di grave sofferenza» è questo il quadro illustrato dal vice presidente vicario della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) della Sicilia orientale, Giosuè Catania.
Questi giorni estivi si sono contraddistinti per le elevate temperature e per la mancanza totale di pioggia, una situazione che non ha favorito lo sviluppo armonico delle produzioni agricole. A patire questo stato di cose sono tante produzioni: dagli agrumi agli orticoli, dalle olive all’uva passando per la crisi del miele. Nelle zone interne, dove, fino ad ora (inizio di settembre), nelle ore di punta la temperatura si assesta sui 37 gradi, difficilmente le coltivazioni possono non risentire, nella fase di maturazione del frutto, della carenza di un adeguato innaffiamento.
Dunque, condizioni ardue negli agrumeti soprattutto quelli non dotati di invasi, ma anche per gli uliveti, nonostante necessitino di rare irrigazioni, con temperatura così alte la siccità provoca una diminuzione di prodotto. In Sicilia si conta, per quest’anno, una diminuzione rispetto allo scorso anno del 30 per cento, anche se la qualità dovrebbe essere migliore, perché l’intensità del caldo ha tenuto lontano i parassiti, la famigerata “mosca olearia” deleteria per la qualità.
Insomma poco olio ma buono, analogamente al vino. Una magra consolazione in ogni caso se si considerano le immani difficoltà a cui la categoria dei coltivatori è sottoposta da decenni, come denunciato dalla CIA, per via di un’inadeguata distribuzione dell’acqua dai Consorzi di Bonifica.
«Come organizzazione da tempo, ormai, – spiega Giosuè Catania – abbiamo chiesto al governo centrale e a quello regionale di dichiarare lo stato di calamità. Dagli incendi al caldo, alla mancanza di risorse idriche è tutto un insieme di condizioni che mostrano come l’agricoltura sia in forte sofferenza. Quindi è opportuno mettere in campo nuove risorse, nuovi finanziamenti, per aiutare gli agricoltori».
Culmina in questa drammaticità la condizione dell’agricoltura siciliana anche per via di un sistema irriguo inefficiente, con gli annosi problemi dei consorzi di bonifica che ricadono sulle aziende agricole da servire, e infine per i numerosi roghi di quest’estate. Le reti idriche, quando l’acqua viene erogata, sono fatiscenti e diversi canali addirittura rotti e in perenne attesa di ripristino. Un coacervo di catastrofi, che confermano l’impegno dei vertici della CIA di sollecitare agli organi preposti lo stato di calamità.
Tornado alla siccità che soffoca le coltivazioni in questi giorni, non si possono non menzionare tra i prodotti più danneggiati i carciofi, che necessitano di abbondante quantità di acqua. Situazione drammatica anche per l’apicoltura, a rischio quest’anno la produzione del miele millefiori, poiché pare che il lavoro delle api sia stato condizionato dal caldo. Inoltre, si è notato una diminuzione della famiglia delle api, una preoccupazione non da poco, perché meno api significa conseguenze nefaste per l’intero ecosistema.