Dopo la condanna in primo grado all’ergastolo emessa giovedì scorso dal Tribunale di Catania nei confronti dell’adranita Davide Garofalo, ritenuto colpevole di 3 omicidi a seguito di iniezione di aria nelle loro vene, continuano a rimanere accesi i riflettori della trasmissione Mediaset “Le Iene” sulla vicenda di cronaca nera ormai nota come “Ambulanza della Morte” che ha interessato il comprensorio Biancavilla-Adrano. Una storia venuta alla luce 6 anni fa, grazie al coraggio di due fratelli imprenditori delle pompe funebri biancavillesi che avevano deciso di denunciare le orrende pratiche di morte che venivano perpetrate a bordo di un mezzo di soccorso in mano alla mafia locale che ne traeva poi profitto nel settore funebre.
Proprio nella serata di ieri, ad essere raccolto da Roberta Rei che ormai da anni segue la vicenda, è stato il grido di sconforto del testimone di giustizia Luca Arena al quale non è stato più rinnovato dal Ministero dell’Interno il programma di protezione speciale. Una protesta forte, quella di Arena, auto definitosi testimone “usa e getta”, che come gesto estremo ha deciso di togliere il passamontagna che ne impediva il riconoscimento davanti a milioni di italiani che seguivano la trasmissione. “Dicono che non rischio più. E visto che non rischio più perché questo coso (riferendosi al passamontagna indossato per nascondere la propria identità, ndr)? lo togliamo no? Io con questo in faccia non vivo più” ha dichiarato Luca Arena che grazie alle sue testimonianze – oltre a quelle legate alla vicenda delle morti sospette in ambulanza – ha permesso di mandare dietro le sbarre 12 mafiosi della zona.
“Ambulanza della morte andava fatta” dice Arena. Una cosa è probabile: senza il coraggio di questo 25enne – il più giovane testimone d’Italia – oggi non ci sarebbe stata una condanna in primo grado all’ergastolo, un procedimento in corso per un secondo responsabile e quel mezzo avrebbe potuto continuato a produrre morte di tanta povera gente con il conseguente arricchimento delle casse della mafia locale.
Uno Stato che, in presenza di procedimenti penali ancora non conclusi e non definitivi, ha però deciso di abbassare il livello di protezione nei confronti di Luca Arena. “Lo Stato dice di proteggermi ed invece mi toglie la protezione” continua Arena nell’intervista “mi dice di darmi i diritti e mi toglie i diritti”. Un’accusa forte quella che ieri sera è stata lanciata contro il sistema di protezione dello Stato, che secondo Luca Arena non sarebbe efficace.
”Lo Stato non ti protegge. Se dobbiamo parlare dal punto di vista economico, la mia vita è migliorata rispetto al passato. Io sto parlando di etica, di morale, di principi”. Una vita stravolta, in continuo spostamento, quella che viene riservata a chi decide di avere il coraggio di denunciare, lontana da familiari, amici e affetti. Situazione, questa, a cui si aggiunge anche un forte senso di solitudine che non sempre viene affrontata con un percorso psicologico idoneo. “Tu sei una matricola e loro ti danno uno stipendio ed una casa. Poi tu non sei più niente per loro”.
Una fuoriuscita dal programma di protezione speciale, che avviene dopo che Luca Arena era stato sentito in Commissione centrale misure di protezione presso il Viminale, alla presenza dell’ex presidente della commissione Vito Crimi. In questa audizione, il testimone biancavillese oltre che a lamentare i disagi vissuti, ha anche proposto un progetto imprenditoriale mirato al recupero del territorio ai piedi dell’Etna. “Mi hanno detto che avrei avuto molto più margine di avviare questo progetto con il loro supporto, se non fosse per il fatto che 2 mesi dopo mi tolgono dal programma”.
Ad essere sentito da Roberta Rai anche il senatore Vito Crimi. “Non prorogare il programma speciale di protezione – spiega Crimi – non vuol dire togliere la scorta. Il programma di protezione ha delle modalità, dei tempi di durata e ci sono le Procure che decidono ad un certo punto che termina, ma perché finisce l’attività processuale e quindi termina il programma speciale. Ricordavo che fosse stato prorogato, ma evidentemente ricordo male”.
Luca Arena ha voluto mandare anche un messaggio a chi gestisce questi programmi di protezione: “sedetevi e rifondate tutto da capo per capire quali sono le falle del sistema, a partire dagli appartamenti perché vengono usati sempre gli stessi e prima o poi qualcuno li individua”. Ad essere richiesta anche “una maggiore partecipazione a livello psicologico, con alcuni psicologi che visitino le famiglie”
Dopo le sollecitazioni al senatore Crimi da parte del programma Mediaset, Luca Arena ha ricevuto negli scorsi giorni una nuova convocazione in Commissione. Lo scoramento, comunque, in Luca è grande. “Io non so se riesco ad essere esempio” conclude Arena. “Tutti dicono che non bisogna affidarsi alla mafia ma bisogna affidarsi allo Stato, ed io l’ho fatto. Ma tu, Stato, che vuoi questi esempi, ce la fai a sostenerli? O no?”