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Home » Belpasso » Belpasso, consegnate cinque nuove opere di pietra lavica per la “Città delle cento sculture”

Belpasso, consegnate cinque nuove opere di pietra lavica per la “Città delle cento sculture”

redazione Di redazione
30 Giugno 2017
in Belpasso
Tempo di lettura:4 mins read
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Belpasso, consegnate cinque nuove opere di pietra lavica per la “Città delle cento sculture”
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Il comune etneo farà parte del progetto per candidare Catania come “Capitale della Cultura 2020”

Belpasso affiancherà Catania, prossima a candidarsi come “Capitale della Cultura 2020”: questa l’importante notizia emersa durante la manifestazione conclusiva del quinto Simposio Internazionale di Scultura “Oro Nero dell’Etna”. Il centro etneo parteciperà alla prestigiosa candidatura portando in dote il progetto di “Città delle 100 Sculture”, al cui percorso si sono appena aggiunte altre opere. Dopo dieci giorni di lavori, infatti, nel parcheggio dello Stadio San Gaetano è avvenuta la consegna ufficiale alla città di cinque nuove sculture che andranno ad arricchire il museo a cielo aperto già in parte allestito nelle vie principali del centro urbano.
Alla manifestazione finale hanno preso parte il sindaco, Carlo Caputo, il vice sindaco e organizzatore del Simposio, Tony Di Mauro, insieme a una nutrita rappresentanza dell’Amministrazione comunale, il direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Catania, Virgilio Piccari, partner artistico del progetto, insieme ai professori Ornella Fazzina, curatrice, Antonio Portale e Silvio Marchese, direttori artistici.

Presenti naturalmente gli autori delle opere: il maestro siriano Elias Naman, che ha realizzato “Dalle Ceneri rinasco”; i quattro studenti Valentina Aceto, (Accademia di Torino, che ha scolpito “Tympanon”); Roberto Caccamo (Accademia di Catania, con “Scacchiera“), Davide Vanzo e Matteo Zeni (Accademia di Carrara, che hanno realizzato “Ciao Pandora” e “Ritratto di Efesto”).

«Siamo giunti al quinto Simposio – ha sottolineato il sindaco Caputo – e ringrazio gli scultori che hanno lasciato qui a Belpasso un pezzetto della loro vita, dieci giorni di sacrificio, anche considerate le alte temperature, che resteranno perennemente incisi nella memoria di questa città grazie a cinque nuove sculture che presto collocheremo in città. Non tutti capiscono l’arte ma questo Simposio sarà compreso da tutti perché abbiamo davanti delle belle opere figurative e il bello viene inteso facilmente anche da chi non ha una formazione specifica. Noi come Amministrazione comunale pensiamo che educare all’arte e al bello equivalga a fare un’opera di educazione civica e chi si lascia entusiasmare da questo messaggio sarà un cittadino educato e corretto verso la comunità. Contiamo quindi di far aumentare sempre più la quota di cittadini dotati di senso del bello, come rimedio educativo contro ogni forma di inciviltà. Per noi è una scommessa importante che viene prima ancora delle iniziative di marketing turistico che rappresentano comunque l’obiettivo del brand “Città delle 100 Sculture”. In questo ringrazio gli sponsor privati che credono nell’iniziativa e ne sostengono i costi».

Il direttore dell’Accademia, Piccari, nel corso del suo intervento ha annunciato che Belpasso sarà coinvolto nella prossima candidatura di Catania come Capitale della Cultura 2020. Il progetto della “Città delle 100 Sculture” andrà a rafforzare il dossier di candidatura integrando il programma di attività culturali con cui Catania parteciperà al bando. La candidatura avverrà in qualità di Città Metropolitana e quindi con il coinvolgimento non solo del capoluogo ma anche di alcuni centri della provincia ritenuti rilevanti per il progetto. Tra questi ci sarà Belpasso con le sue sculture. «Questo è un territorio – ha ricordato Piccari – che riteniamo sia uno dei più importanti dell’Etna e del Vulcano. Il progetto delle 100 Sculture, partito circa tre anni fa, sortisce i suoi primi effetti. Allora c’era chi si meravigliava di quello che sembrava essere un atto di coraggio, oggi posso testimoniare in che misura i miei colleghi direttori di altre Accademie mi chiamino per esprimermi complimenti per la levatura e la portata del progetto e chiedere a pieno titolo di essere coinvolti».

Il percorso scultoreo della Città delle 100 Sculture risulta ad oggi, quindi, così composto: 38 sculture in totale realizzate nei cinque Simposi; 4 sculture extra-simposio realizzate da artisti e artigiani locali; 24 sculture collocate negli spazi urbani e già visitabili liberamente. Per ulteriori informazioni sull’iniziativa: www.belpasso100sculture.it.

Le sculture

Dall’intervento della curatrice Ornella Fazzina

TYMPANON – Valentina Aceto fa un’operazione di slittamento linguistico che finisce su un registro concettuale: non abbiamo figure e forme di animali o esseri umani, ma solo una parte dell’anatomia umana. L’orecchio, il grande ascolto della natura, un avvicinamento del microcosmo al macrocosmo. L’uomo ha bisogno di approcciarsi di nuovo alla natura, in un mettersi in ascolto del ventre come se fosse un ventre materno, quello dell’Etna.

SCACCHIERA – Roberto Caccamo, catanese, fa un omaggio a Belpasso, con la scacchiera e l’Etna. La metafora di una città che sta sempre in bilico. Non sta tutto sullo stesso piano, ma ondulato e distribuito tra l’imponenza della varie terrazze. La scultura rappresenta l’Etna con il suo sfavillio di lava nel momento in cui la natura si sveglia e si ribella: è il vulcano che si erge con tutta la sua imponenza.

DALLE CENERI RINASCO – Il maestro siriano Elias Naman rappresenta la Fenice che risorge dalle ceneri. Di solito rappresentata attraverso un uccello fantastico, qui invece è una donna. Del resto i catanesi chiamano l’Etna “a muntagna”, al femminile. Il linguaggio concettuale veicola un messaggio: la donna che guarda sempre verso il futuro, il rigenerarsi, la rinascita, a ogni caduta c’è un sapersi rialzare. L’Etna riesce sempre a duellare tra la vita e la morte, un dualismo che è la metafora della vita stessa.

CIAO PANDORA – Davide Vanzo, con Pandora, ha rappresentato in termini naturalistici la donna, con grande bravura nel creare certe rotondità, vista la pietra abbastanza dura. Bella donna, bel Vaso di Pandora dal quale escono solitamente cose negative. Qui vi è una lettura al contrario, perché si vuole esorcizzare tutto ciò che di  negativo c’è ma con un discorso di speranza e di rigenerazione, collegato a quello che è il concetto della grande madre terra. Una metafora che vede nel ciclo di nascita, crescita e morte e poi di nuovo vita quello che è un eterno presente e l’eterna concezione esistenziale dell’uomo.

RITRATTO DI EFESTO – Matteo Zeni rappresenta, secondo un suo modo di vedere il linguaggio dell’arte, questa figura di uomo, stilizzato, quasi totemico, con linee pure, dritte, che vanno a disegnare questo volto scarno. Una sua scelta, un modo di rappresentare l’anatomia umana, un ritratto in scultura. Equivale a un tornare molto indietro, quasi a un archetipo, a simboli ancestrali, ad antiche sculture primordiali. Lo sceglie uomo, potrebbe essere Efesto o Vulcano, il Dio delle Armi che all’interno del ventre dell’Etna sta lavorando. Infatti c’è un suo simbolo, l’incudine, incastrato sulla testa. Simbologie che non possono passare inosservate in un territorio così ricco di storia.

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Tags: Belpassocento sculturecittàconsegnain evidenzaopereoro nero dell'etnapietra lavicasimposio pietra lavica
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