La vicenda dell’ex vicesindaco Giusy Distefano e del marito: 4 metri di scavo non vengono eseguiti a causa del protocollo sull’inquinamento da amianto
Una situazione kafkiana che vede d’un lato una famiglia formata da padre e madre, entrambi disabili, e dal loro figlioletto di sei anni. E, dall’altra, la stupidità di una burocrazia sorda ed insensibile alle istanze dei cittadini e, nel caso concreto, di due cittadini disabili. Loro si chiamano Nino Gurgone e Giusy Distefano, persone note e benvolute a Biancavilla. Giusy è stata assessore ai Servizi Sociali sotto le due sindacature di Pietro Manna, nel periodo 1993-1994 e 2002-2003 (in questa seconda ricoprì anche la carica di vicesindaco). Un punto di riferimento per i cittadini con disabilità, le cui istanze ha sempre portato avanti con il garbo e la gentilezza che ne contraddistinguono da sempre il modo di fare e di relazionarsi.
Giusy e Nino, la cui unione è stata sublimata dalla nascita di un bambino che oggi ha 6 anni, per gli evidenti problemi a muoversi in una casa non idonea alla loro situazione e, soprattutto, per consentire al figlio di poter correre e giocare all’aperto, vista l’oggettiva difficoltà a condurlo a giocare nei giardini pubblici, hanno pensato a una casa indipendente con cortile e giardinetto e a misura di disabile: barriere architettoniche abbattute e comodo ascensore interno per superare le scale, in considerazione del progetto su due livelli.
La casa, piano piano, grazie alla stipula di un mutuo, prende forma nel quartiere di Sberno, con regolare concessione edilizia e ogni dettaglio a norma di legge. C’è solo un piccolo problema che si intravede all’orizzonte, ma che col tempo, almeno credono, si risolverà: la tubatura del gas. Essendo nuova costruzione è, infatti, necessario scavare per interrare i tubi e condurli all’abitazione: quella di Giusy e Nino non è l’unica della zona, mentre in tutta Biancavilla sono circa una trentina gli edifici in attesa di tubatura. Il problema nasce dalla presenza della fluoroedenite, il minerale simile all’amianto che inquina il territorio e che impone un protocollo ben preciso in caso di scavo.
La conduttura del gas si ferma a circa 4 metri dall’abitazione: è necessario superare questo breve tratto per portare il metano in casa, indispensabile per gli usi domestici (cucina e acqua calda). Si sospetta che lo scavo non sia mai iniziato per i costi eccessivi che derivano dal rispetto del protocollo sulla fluoroedenite, anche se ufficialmente, nel carteggio utente-Italgas-Comune, ma anche a voce, si fa riferimento alle normative vigenti per Biancavilla relative alla questione inquinamento ambientale.
Inizia il vergognoso rimpallo di responsabilità fra Comune di Biancavilla e Italgas. Dal carteggio esistente si evince che il Comune di Biancavilla ha richiesto alla società una documentazione per l’allaccio che la Italgas non ha mai prodotto, mentre l’Itagas, in una missiva, scrive testualmente (e abbastanza cripticamente, non chiarendo i termini della vicenda) che “i lavori di allacciamento nuovo impianto, sono soggetti a permesso comunale. Pertanto all’ottenimento degli stessi fisseremo un appuntamento in loco al fine di proseguire correttamente con i lavori (…)”. Del 18 novembre scorso una diffida alla società, tramite un legale, alla quale Italgas non ha mai risposto.
Insomma, situazione kafkiana, paradosso del cane che si morde la coda. E nel frattempo l’abitazione di Giusy e Nino (che contavano di trasferirsi in questo mese di dicembre) è stata presa di mira più volte dai ladri all’interno e all’esterno. Da noi contattati al telefono, gli uffici della Italgas di Bronte, competente territorialmente, tramite un addetto, rispondono che la questione scavi a Biancavilla e quindi fluoroedenite, sono al vaglio dei dirigenti superiori della società che dovrebbero decidere in merito, anche se al momento non sono in grado di dire quando.
Il sindaco di Biancavilla, Antonio Bonanno, da noi contattato per una dichiarazione sul caso di Giusy Distefano e di Nino Gurgone, ha diramato una nota: «La vicenda subìta dai coniugi portatori di handicap, per l’allacciamento della rete del metano nella loro abitazione, è inaccettabile. Da tempo, l’Ufficio tecnico del Comune sollecita e scrive all’Italgas per far rilevare come occorra intervenire senza più perdere altro tempo rispettando la normativa in materia di interventi legati ai Sin come il nostro, inerente la battaglia difficile e incessante che nostra comunità sta affrontando contro la fluoroedenite: l’Ufficio tecnico ha chiesto di essere messo a conoscenza del loro Piano d’intervento ed al tempo stesso ha risposto ad ogni nota di chiarimento. Ho già inoltrato richiesta di un incontro urgente con i vertici di Italgas affinché si intervenga riconsegnando dignità ai sacrifici compiuti, come altre famiglie biancavillesi nelle stesse condizioni, alla coppia che ha il diritto di poter vivere nella propria casa».