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Home » Cronaca » Catania, Guardia di Finanza scopre contrabbando internazionale di prodotti petroliferi

Catania, Guardia di Finanza scopre contrabbando internazionale di prodotti petroliferi

redazione Di redazione
15 Novembre 2016
in Cronaca, Provincia
Tempo di lettura:3 mins read
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foto di mediaoneonline.it
© mediaoneonline.it

Le indagini hanno consentito di ricostruire un “giro d’affari” annuo di quasi un milione di litri di gasolio, con profitti in nero di svariate centinaia di migliaia di euro

I finanzieri del Comando Provinciale di Catania su ordinanza del GIP della Procura di Catania hanno posto ai domiciliari 12 soggetti e obbligato altri 7 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli indagati destinatari della misura degli arresti domiciliari, a vario titolo, rispondono di associazione a delinquere a carattere trasnazionale finalizzata al contrabbando di prodotti petroliferi (gasolio per autotrazione) immessi nel mercato nazionale in evasione d’imposta (Accise e IVA).
Il Giudice, valutato inoltre il carattere internazionale dei crimini scoperti, ha disposto anche il sequestro preventivo di somme di denaro nella disponibilità degli indagati, per un totale di circa 4, 5 milioni di euro.

Il prodotto petrolifero “contrabbandato” proveniva da raffinerie dislocate in Germania, Polonia e Austria ed era trasportato da autoarticolati di proprietà di società rumene e bulgare. I soggetti arrestati, per eludere i controlli su strada, utilizzavano falsa documentazione che attestava il trasporto di un prodotto diverso da quello realmente caricato (olio lubrificante anziché gasolio per autotrazione) e indicava fittiziamente come località di destinazione finale del prodotto alcuni paesi esteri quali Grecia, Malta e Cipro anziché Catania.

La cessione del carburante veniva effettuata in diverse aree di sosta attrezzate come vere e proprie stazioni di servizio completamente abusive, in assenza di qualsiasi precauzione antincendio e in spregio a ogni norma di sicurezza, con rischi elevatissimi per l’incolumità di coloro che si trovavano a maneggiare il prodotto ovvero in transito nell’area.
In più, è stato accertato che anche il trasporto dei prodotti petroliferi avveniva in presenza di gravissimi pericoli a causa dell’impiego di automezzi assolutamente non idonei allo spostamento di merce infiammabile. Le organizzazioni criminali, per occultare i prodotti trasportati, anziché utilizzare autocisterne, caricavano decine di contenitori plastici da 1.000 litri – le cosiddette “bonze” – su normali autoarticolati “telonati”, trasformando questi automezzi in delle vere “bombe” viaggianti.

Nel dettaglio, nell’indagine del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, sono stati individuati tre sodalizi criminali tra loro collegati che si occupavano di tutte le fasi della filiera: dall’approviggionamento, allo stoccaggio e alla ditribuzione del gasolio ceduto nella provincia etnea ad autotrasportatori e privati a prezzi nettamente inferiori a quelli ufficiali (in media 30/40 centesimi di euro al litro in meno).

Un aspetto particolarmente significativo è che ha accomunato i tre gruppi criminali è stato quello che hanno continuato a delinquere nonostante, nel corso delle indagini, i finanzieri di Catania avessero intercettato numerosi trasporti di contrabbando arrestando in flagranza di reato 11 persone e sequestrando complessivamente circa 270.000 litri di prodotto.
Le indagini hanno consentito di ricostruire un “giro d’affari” annuo di quasi un milione di litri di gasolio, con profitti in nero di svariate centinaia di migliaia di euro e con imposte evase superiori al milione di euro.
Gli elevati volumi di prodotto contrabbandato fanno comprendere anche il grave danno provocato ai commercianti dello specifico settore della provincia etnea per effetto della concorrenza sleale praticata dagli arrestati sul mercato del carburante.

Di seguito la descrizione ed i ruoli delle tre associazioni criminali:

– La prima associazione criminale era capeggiata da Carmelo Pavone, già noto alle cronache poiché condannato per estorsione e per la sua partecipazione al clan mafioso dei “Laudani”, e da Mario Mauro. I due erano i gestori di fatto di un autolavaggio e di aree di parcheggio, siti rispettivamente in Aci Sant’Antonio e Acireale, adibite allo stoccaggio e al commercio del gasolio nel territorio catanese. Nello stesso contesto associativo erano presenti anche i figli di Carmelo Pavone, Cosimo e Camillo, nonché Denis Susto, Antonino Mario Chiantello, Rosario Torrisi e Carmelo Scuderi.
– La seconda associazione criminale vedeva, tra i partecipanti, l’autotrasportatore Fabrizio Colapicchioni e gli amministratori di una società di autorasporti con sede a Roma, i fratelli Alessandro e Stefano Marchetti. Questo gruppo criminale rappresentava per il territorio etneo e per quello campano una rilevante fonte illecita di approvigionamento di prodotti petroliferi. Questa associazione, anche per mezzo di società estere, era operativa in diversi Paesi europei (tra i quali Gran Bretagna, Germania, Austria, Polonia, Malta, Grecia e Cipro) e risulta già sottoposta a giudizio immediato in un altro procedimento penale alla sede di Roma per le medesime vicende delittuose.

– La terza organizzazione criminale era promossa da Santo Santonocito, titolare di una ditta di autotrasporti, che rappresentava per il gruppo catanese una secondaria fonte illegale di rifornimento: il gasolio da lui contrabbandato proveniva da depositi commerciali di gasolio per agricoltura ubicati nel siracusano e nel catanese.

 

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Tags: contrabbandoGuardia di Finanzain evidenzatraffico internazionale di carburante
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