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Home » Quel che le donne dicono » “Farsi i fatti propri”: omertà e contraddizioni al tempo dei social

“Farsi i fatti propri”: omertà e contraddizioni al tempo dei social

Pilar Castiglia Di Pilar Castiglia
21 Luglio 2016
in Quel che le donne dicono
Tempo di lettura:3 minuti di lettura
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“Farsi i fatti propri”:  omertà e contraddizioni al tempo dei social
Facebook
Le tre proverbiali "scimmie sagge": Non vedo, non sento, non parlo - 2003 David Monniaux
Le tre proverbiali “scimmie sagge”: Non vedo, non sento, non parlo – 2003 David Monniaux

Gente indignata su tutto, ma solo su Facebook. Nella realtà, quando si è chiamati a testimoniare, nessuno vede mai niente

Rimango sempre più esterrefatta dalla cultura del farsi i fatti propri! Leggiamo su Facebook continui post di indignazione sulle tante oscenità e brutture che avvengono nel mondo ai danni dei più deboli ma poi quelle stesse persone che si indignano così tanto sui social-network al momento in cui si chieda loro di sporgere denuncia per un fatto che riguarda il vicino di casa o anche solo di testimoniare, rispondono con la classica frase: “non voglio essere messo in mezzo”. Ma allora, di cosa ci lamentiamo se poi al momento in cui siamo chiamati al dovere di testimoniare, ci rifiutiamo?
Qualche giorno fa, mi trovavo in un bar e ho assistito al maltrattamento di due cuccioletti di fronte a decine di persone mute che guardavano e tacevano.
Solo dopo che sono intervenute le Autorità chiamate dalle due uniche persone che si sono interessate ai cani e solo dopo che il soggetto che maltrattava i cani si allontanava, la gente diceva frasi del tipo “non sono intervenuto io perché altrimenti finiva a casino”, “non ho detto niente perché non volevo fare storie”! Complimenti davvero!

 

Ed episodi del genere non riguardano mica soltanto i cani, riguardano anche le persone che pur avendo bisogno, vedono i propri vicini, amici, colleghi che si girano dall’altro lato e che se devono dire quattro parole in Tribunale come testimoni si rifiutano perché non vogliono essere messi in mezzo, perché vogliono farsi i fatti loro! Ma perché che un cane venga maltrattato o che un anziano venga scippato o che una donna venga picchiata o che un bambino venga abusato non sono fatti di tutti?
Di chi sarebbero questi fatti? Solo delle povere vittime? Però quando siamo coinvolti noi direttamente la prima cosa che diciamo è “che vergogna, tutti dicono che non hanno visto niente”. Chissà perché i vicini non vedono e non sentono mai niente! Questa si chiama omertà! Non ha altro nome che omertà!

Tutti i giorni in Tribunale vivo la difficoltà di dimostrare i maltrattamenti subiti dalle donne vittime di violenza perché nessuno (a volte anche i loro stessi familiari!) vuole testimoniare! Nessuno sa mai niente, nessuno ha mai visto lividi, nessuno hai mai sentito niente.
E poi succedono le tragedie e quando succedono tutti a pronti a scrivere su Facebook che il sistema non funziona, che le istituzioni non fanno niente, che i Carabinieri arrivano solo quando c’è il morto (che grande cavolata!).
Queste sono frasi che si dicono per giustificare la nostra dabbenaggine, la nostra inerzia, il nostro immobilismo.
E poi anche quando le istituzioni o le Forze dell’Ordine intervengono, li si critica lo stesso perché invece di intervenire in un modo dovevano intervenire in un altro modo.

Lo stesso dicasi per le persone di buona volontà che svolgono del volontariato.
Se si occupano di cani randagi si sente dire “invece di occuparsi di randagismo perché non si occupano di combattimenti” e se si occupano di combattimenti, “invece di occuparsi di combattimenti, perché non si occupano delle foche uccise in Canada” e se si occupano delle foche uccise in Canada, “invece di occuparsi delle foche uccise in Canada perché non si occupano dei bambini che muoiono di fame” e se si occupano dei bambini che muoiono di fame in Africa, “perché non si occupano dei bambini del nostro paese invece di occuparsi dei bambini di un altro mondo” e se si occupano dei bambini del nostro paese “perché non si occupano dei ragazzi senza lavoro” e se si occupano dei ragazzi senza lavoro, “perchè non si occupano dei malati di cancro” e se si occupano dei malati di cancro, “perché non si occupano delle donne vittime di violenze” e così via… all’infinito… e poi la mitica frase che impera su Facebook e nei bar è “se si occupano di questo o di quell’altro lo fanno per interesse!”.

Certo! Siccome noi siamo degli inetti che senza interesse non facciamo nulla, non possiamo riconoscere che esista qualcuno che si occupa degli altri perché sente il dovere morale di farlo senza che dietro ci sia un interesse perché se lo riconoscessimo dovremmo ammettere che ci sono persone migliori di noi! Non sia mai!
L’importante è che noi non facciamo nulla per nessuno e quando la vicina di casa urla perché il marito la massacra di botte, alziamo il volume del televisore invece di chiamare i Carabinieri!
Però, mi raccomando, domenica ci troviamo tutti in Chiesa!

Tags: in evidenzaomertàquel che le donne dicono
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