Venerdì in tarda serata dopo le 20 in via Fontani di Noriglio a Rovereto in provincia di Trento, la 63enne Mara Fait, infermiera caposala del locale ospedale ora in pensione, è stata uccisa dal vicino 48enne di nazionalità albanese, con un colpo un colpo di accetta alla testa, l’uomo si è poi costituito presso il Comando Compagnia Carabinieri. Secondo la ricostruzione degli inquirenti la donna stava camminando con la madre proprio sotto casa quando è stata colpita dal vicino e uccisa. Sul posto fino a tarda notte oltre ai Carabinieri di Rovereto e la scientifica, la Polizia di Stato, e i Vigili del fuoco. Le indagini coordinate dalla Pm Viviana Del Tedesco. Mara Fait lascia un figlio trentenne, sconvolta la madre anziana che era con lei ed è l’unica testimone dell’omicidio.
I legali di Mara, Flavio Dalbosco e Rosa Rizzi, hanno dichiarato in una nota che “La situazione era stata denunciata, ma nulla è stato fatto. Nell’esprimere la nostra vicinanza e le nostre condoglianze al figlio ed all’anziana madre, per dovere di giustizia, dobbiamo segnalare che la signora Mara Fait è stata assassinata ieri a Rovereto in un contesto evidentissimo di stalking condominiale”.
Lo scorso 15 marzo la donna aveva denunciato gli accadimenti di anni di vessazioni, minacce e aggressioni in ambito condominiale subìte proprio da quel vicino che poi l’ha assassinata. Aveva anche chiesto l’applicazione del codice rosso. Domanda archiviata, secondo gli avvocati, dopo 7 giorni, con la motivazione che “è compromessa l’attendibilità complessiva della Fait in quanto la vicenda viene ricondotta in un più ampio teatro di contrasto di vicinato condominiale. Nessuna indagine, nessuna audizione dei testi indicati e della denunziante, nessuna applicazione delle misure cautelari di protezione della vittima denunziante: eppure la denuncia era corredata da 19 documenti tra cui certificati del Pronto soccorso e da 11 testimoni dei fatti. Eppure Shehi Ziba Ilir era già stato condannato per fatti similari”.
Mara Fait ed i suoi familiari, prosegue la nota dei legali “erano terrorizzati dalla situazione, increduli che, pure avendo denunciato i fatti di reato, nessuno li aiutava né li proteggeva. I colloqui con il pubblico ministero sono stati vani e neppure la richiesta reiterata di protezione ha avuto effetto. Fait Mara è stata lasciata sola e terrorizzata con la vecchia madre affidata alla sua assistenza. Le vittime devono essere protette ed aiutate con l’applicazione della legge, è disumano lasciare che una donna sia ammazzata quando la si poteva proteggere, disponendo degli strumenti per farlo”.
L’OPINIONE
La Giustizia in Italia è notoriamente da sempre una tribolazione per i civili cittadini se non anche una chimera. Dispiace tantissimo per quella donna. In Italia ormai è: avanti la prossima civile persona. Il Governo e il Parlamento, invece di ricorrere a divisioni di carriera, facciano uno sforzo di CIVILE CORAGGIO: si renda efficace e seria la responsabilità di chiunque operi nel sistema pubblico-politico e anche giudiziario. Si ripristini la vera sospensione e il vero licenziamento, nonché la vera condanna penale e civile, di chi si prende solo lo stipendio o il compenso, ritenendo che una volta entrato nell’apparato pubblico-politico debba a quel punto essere unicamente mantenuto senza neanche fare il proprio dovuto dovere e anzi addirittura pure facendo l’arrogante, lo sprezzante, il supponente e tanto altro di negativo: questo è il vero cancro da sempre dissimulato di questa Penisola, seguono, parallelamente, guarda caso, mafie e delinquenti. Il resto appaiono annose elusive oratorie.
Seguici su tutte le nostre piattaforme social cliccando questo link https://linktr.ee/yviitv e rimani sempre aggiornato