Ordinanze di custodia fra Sicilia e Lombardia per associazione per delinquere
Quindici ordinanze di custodia cautelare in carcere e due fermi, sono stati eseguiti nella notte da Polizia di Stato e Guardia di Finanza tra la Lombardia e la Sicilia nell’ambito di una indagine contro le attività criminali della famiglia mafiosa catanese dei Laudani (detti “mussi di ficurinia”) coordinata dalla Dda di Milano. In amministrazione giudiziaria sono finite quattro direzioni generali della società di grande distribuzione Lidl (fra cui la sede di Misterbianco), cui afferiscono circa 200 punti vendita. Destinatarie delle misure sarebbero anche alcune società del consorzio che ha in appalto tra le proprie attività commerciali, anche la vigilanza privata del Tribunale di Milano. Nell’operazione sarebbero emersi stretti rapporti tra alcuni dirigenti delle società coinvolte e messe in amministrazione giudiziaria, e alcuni personaggi ritenuti appartenenti alla famiglia dei Laudani. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse per associazione per delinquere. Due fermi di indiziato di delitto sono stati eseguiti a Catania.
Nell’ordinanza cautelare, si legge che la presunta associazione per delinquere avrebbe ottenuto “commesse e appalti di servizi in Sicilia” da Lidl Italia e Eurospin Italia attraverso “dazioni di denaro a esponenti della famiglia Laudani”, clan mafioso “in grado di garantire il monopolio di tali commesse e la cogestione dei lavori in Sicilia”.
Gli arrestati, inoltre, avrebbero ottenuto lavori da Lidl Italia “in Piemonte” attraverso “dazioni corruttive”. L’ordinanza del gip di Milano Giulio Fanales, è stata emessa su richiesta del pm della Dda Paolo Storari. La presunta associazione per delinquere, composta da 16 persone, avrebbe commesso “una pluralità di delitti di emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione Iva, omesso versamento IVA, appropriazione indebita, ricettazione, traffico di influenze, intestazione fittizia di beni, corruzione tra privati”.
In particolare, Luigi Alecci, Giacomo Politi e Emanuele Micelotta, tutti “con il ruolo di capi e promotori”, nel 2008 avrebbero costituito “dapprima la Sigi Facilities e poi, nel 2015, la Sigilog, società consortile a cui fanno capo una serie di imprese, che si occupano di logistica e servizi alle imprese, intestate a prestanome al fine di permettere agli indagati una totale mimetizzazione”.
Queste imprese, poi, come si legge sempre nell’ordinanza, avrebbero versato somme di denaro a Simone Suriano “dipendente Lidl Italia srl, con il ruolo di associato” e finito oggi agli arresti domiciliari. Suriano sarebbe stato “stabilmente a libro paga al fine di far ottenere appalti a favore di imprese facenti parte dei consorzi Sigi Facilitis e Sigilog”. La società Lidl Italia, invece, non è indagata. Soldi sarebbero stati versati, poi, anche a Salvatore Orazio Di Mauro, “fino al suo arresto intervenuto in data 10.2.2016”. Di Mauro sarebbe un “esponente di spicco della famiglia Laudani, uomo di fiducia di Laudani Sebastiano classe ’69, detto Iano il grande”. Le imprese della presunta associazione, tra l’altro, avrebbero versato denaro anche a “Enrico Borzì”, anche lui presunto esponente dell’associazione. I rapporti tra gli indagati e la famiglia Laudani, si legge negli atti, “risalgono a tempo addietro” e tra le finalità dei versamenti c’era anche quella “di provvedere al sostegno dei detenuti della famiglia mafiosa dei Laudani”.