La DDA ricostruisce la mappa della famiglia “Santapaola Ercolano” nelle due province. In manette anche il reggente, Antonio Tomaselli
Su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, l’Ufficio GIP del Tribunale di Catania ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 30 soggetti, 6 dei quali già detenuti per altra causa e altra misura cautelare di arresti domiciliari nei confronti di altro soggetto. L’esecuzione è stata effettuata da parte di personale del R.O.S. e dell’Arma territoriale di Catania e Siracusa, con un impegno di oltre duecento unità, tra cui lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, tenuto conto della particolare pericolosità dei soggetti assicurati alla giustizia e dei luoghi in cui le operazioni di ricerca e cattura sono state effettuate. L’operazione ha interessato l’attuale reggente della famiglia Santapaola Ercolano nonché i soggetti responsabili delle diverse articolazioni territoriali dello stesso gruppo criminale e di quelli alleati.
Il provvedimento scaturisce da articolata attività di indagine condotta dal R.O.S. – Sezione Anticrimine di Catania in prosecuzione di quella Kronos, giunta a compimento il 20 aprile dello scorso anno e nel corso della quale erano già stati individuati i reggenti dell’epoca della famiglia Santapaola Ercolano in Francesco Santapaola, Aldo Ercolano e Francesco Amantea.
L’indagine Chaos, è stata orientata al contrasto a cosa nostra catanese, ed ha ulteriormente sviluppato le complesse dinamiche relazionali già censite in Kronos, muovendo dalla operatività dei soggetti emersi in quel contesto e non colpiti da provvedimenti restrittivi, tra cui:
– Francesco Caltabiano, esponente del clan Nardo;
– Carmelo Cristian Fallica, uomo di assoluta fiducia di Amantea Francesco;
– Angelo Marcello Magrì, uomo di assoluta fiducia di Santapaola Francesco;
– Sebastiano Vespa, risultato in stretti contatti con Fallica.
Per la famiglia Santapaola Ercolano, le emergenze investigative raccolte nel procedimento Chaos consentono di affermare che certamente a partire dall’ottobre dello scorso anno Antonio Tomaselli, già referente del settore delle cosiddette “messe a posto”, ha poi assunto su di sé la gestione assoluta ed esclusiva della “carta”, vale a dire degli introiti derivanti dalle attività delittuose e dei pagamenti degli stipendi agli associati e dei rapporti con esponenti degli altri assetti operanti in seno a cosa nostra e con i clan alleati alla famiglia Santapaola Ercolano.
Tomaselli, ai fini dell’assolvimento dei compiti apicali devolutigli, si è avvalso, in particolare, di:
– Carmelo Distefano, a carico del quale sono stati censiti intensi momenti relazionali con esponenti della famiglia Mazzei, intesi dei carcagnusi, altro gruppo storicamente collegato a cosa nostra etnea, che a lui si rivolgevano per conferire con Tomaselli, identificandolo nel «responsabile dei Santapaola»;
– Cristian Fallica Carmelo che ha svolto il ruolo di portavoce e, su delega, ha altresì presenziato a riservati incontri.
Con riferimento ai gruppi della cintura cittadina in cui è articolato il sodalizio è emerso che:
– Gruppo di San Giovanni Galermo: il responsabile è Luca Marino, che si avvale degli affiliati Salvatore Fiore, Giovanni La Mattina, Antonio Mangano, Roberto Marino (genitore di Luca), Arturo Mirenda, Lucio Motta Francesco e Christian Paternò;
– Gruppo della Stazione: Il responsabile del gruppo è stato identificato in Alfio Davide Coco, coadiuvato da Angelo Arena. Peraltro, nel corso della manovra sono state accertate criticità relazionali tra la famiglia Santapaola – Ercolano e quella Mazzei, proprio a seguito dell’aggressione perpetrata da affiliati a quest’ultimo assetto a danno di Coco.
Quanto, invece, ai gruppi operanti nell’area pedemontana e dei paesi, è emerso quanto segue:
– Gruppo di Giarre: ne fanno parte Orazio Di Grazia e Salvatore Leonardi;
– Gruppo di Lineri: in seno ad esso hanno rango apicale Carmelo Distefano e suo suocero Carmelo Rannesi, coadiuvati da Corrado Monaco.
– Gruppo di Paternò: da esso, come estrazione criminale e geografica, proviene Fallica che, stabilmente residente su Catania, funge da vettore comunicativo tra il capoluogo e quel centro;
– Sottogruppo di Palagonia: successivamente all’arresto di Alfonso Fiammetta e Febronio Oliva (inteso Nuccio e fratello del più noto Pasquale, inteso Pascuddu), in Kronos – che esercitavano rispettivamente il controllo mafioso di Palagonia e Ramacca – ed all’arresto di Carmelo Terranova, uomo di fiducia di Fiammetta, referente locali di cosa nostra catanese è divenuto Gaetano Fiammetta, figlio di Alfonso, per Palagonia, che ha intrattenuto riservati rapporti con il capoluogo etneo per il tramite di Sebastiano Vespa.
SLIDE OPERAZIONE “CHAOS”
Quanto al clan Nardo, operante in Lentini (SR) e comuni limitrofi, è emerso che ne fanno parte Francesco Caltabiano, Salvatore Catania, Fabrizio Iachininoto e Cirino Rizzo i quali, il 20 ottobre 2016, hanno preso parte ad un summit cui, in rappresentanza di Tomaselli, è intervenuto Fallica che, dopo aver chiarito che «per i catanesi ci sono solo io» e segnalato l’esigenza di «ritornare come prima», nel senso di riorganizzare le fila dell’associazione unitaria previo studio della «cartina geografica» per ristabilire confini e competenze, ha ribadito l’inscindibile legame tra «catanesi» e «lentinesi» dovuto al fatto che «gli ergastoli che ci sono qua, sono per i catanesi e non per i lentinesi!», talché «Lentini è Catania!».
Nel corso dell’indagine, inoltre, è stata compiutamente accertata la relazionalità diretta e riservata tra Tomaselli e Caltabiano, tant’è che quest’ultimo imputava a Tomaselli l’onere di «pagare gli operai», con riferimento agli stipendi da versare ai vari affiliati. Con riferimento alla famiglia Mazzei, ne è stata documentata l’appartenenza di Orazio Coppola, dei fratelli Alfio Maugeri e Mario, con questi ultimi due in posizione apicale, Mario Pappalardo, Santo Di Benedetto e Carmelo Pantalena.
I rapporti con la famiglia Santapaola – Ercolano, che sono fondati sul reciproco riconoscimento di autonomia operativa ed improntati al rispetto delle regole di cosa nostra, nel periodo dell’indagine hanno conosciuto momenti di criticità in ragione della condotta addebitata all’affiliato Santo Di Benedetto. Quest’ultimo, già responsabile di aver autonomamente avviato proprie attività criminali in Adrano e Lentini, aveva poi avuto dissapori con Alfio Davide Coco, responsabile del gruppo della Stazione, giungendo ad aggredirlo fisicamente.
Esponenti della famiglia Santapaola – Ercolano avevano perciò programmato un’azione violenta in suo danno, poi non perpetrata, e prima di darvi corso si erano premurati di avere contatti con i vertici dei Mazzei onde metterli di fronte alle loro responsabilità di capi e ricordare loro quale fosse il comportamento da tenere per evitare ulteriori e più gravi criticità tra i due assetti di cosa nostra («questa situazione si deve fermare… noialtri non ci siamo permessi mai a fare queste cose fra noialtri… ci sediamo e la discutiamo civilmente… fino a quando non ci sono morti e cose… e questo dobbiamo evitare… ora noi abbiamo un problema con questo… dobbiamo risolvere questo problema che è anche in casa vostra… La nostra storia ci porta che noi abbiamo avuto dei problemi dentro casa nostra e noi stessi li abbiamo risolti… ora questo problema è un problema che pende più da voi… Se uno di noialtri ogni mattina si alza e fa discussioni e non dice niente, mi sembra che è anche giusto che si prenda le sue responsabilità se succede qualcosa. Al mio paese si è detto che quando io ho un problema… me ne vado dal responsabile della mia famiglia, dal mio principale.. Lineri, Nesima.. eccetera eccetera.. “vedi che ho un problema con ddu carusu ca ti rissi”.. i cristiani vanno avvisati!… Quando noialtri abbiamo avuto Angelo e ‘mbare, Angelo ha pagato per tutti gli sbagli che ha fatto! Lui infatti prendeva le decisioni lui solo, non si considerava nessuno completamente… e là è stata la stessa cosa… tutti quanti si sono seduti… E si chiamava Santapaola… si chiamava Santapaola, non si chiamava con un altro cognome… questo, per farti capire… perché quando muore un Santapaola… viri ca fa sgrusciu… e questi sono gli esempi che abbiamo dato per gli sbagli che ha fatto»).
Nel corso dell’indagine sono state documentate condotte estorsive, sia consumate che tentate – in quest’ultimo caso anche attraverso il compimento di atti intimidatori – in pregiudizio di soggetti esercenti attività imprenditoriali, una ipotesi di sequestro di persona e ipotesi delittuose in materia di armi. È da rilevare come dato negativo la mancanza di denunce da parte delle vittime delle attività estorsive.
I soggetti colpiti dal provvedimento sono:
– famiglia Santapaola – Ercolano:
posizione apicale: Antonio Tomaselli, nato a Catania l’11.6.1966;
Gruppo di San Giovanni Galermo: Salvatore Fiore, nato a Catania in data 24.12.1967 (in atto detenuto), Giovanni La Mattina, nato a Catania il 12.6.1960, Antonio Mangano, nato a Catania l’8.10.1977 (in atto detenuto), Luca Marino, nato a Catania 27.10.1982, Roberto Marino, nato a Catania il 22.5.1959, Arturo Mirenda, nato a Bronte (CT) il 29.6.1961 (in atto detenuto), Francesco Lucio Motta, nato a Catania il 13.12.1986 (in atto detenuto), Christian Paternò, nato a Catania il 21.2.1981;
Gruppo della Stazione: Angelo Arena, nato a Catania il 16.3.1976, Alfio Davide Coco, nato a Catania il 18.4.1977;
Gruppo di Lineri: Carmelo Distefano, nato a Catania il 2.3.1984, Carmelo Rannesi, nato a Catania l’8.5.1964, Corrado Monaco, nato a Catania il 27.4.1978;
Gruppo di Giarre: Orazio Di Grazia, nato a Giarre (CT) il 22.1.1982, Salvatore Leonardi, nato a Castiglione di Sicilia (CT) il 2.1.1968;
Gruppo di Paternò: Carmelo Cristian Fallica, nato in Germania il 28.10.1985;
Gruppo di Palagonia: Gaetano Fiammetta, nato a Caltagirone (CT) il 6.7.1992, Sebastiano Vespa, nato a Palagonia (CT) il 28.7.1979;
Benché non affiliati, ma ritenuti responsabili di ipotesi delittuose aggravate ex art. 7 l.n. 203/91, poiché commesse con metodo mafioso ovvero per agevolare la famiglia Santapaola – Ercolano, sono stati altresì raggiunti dal provvedimento:
Alfio Romeo, nato a Catania il 13.2.1983, per detenzione di stupefacente;
Giuseppe Modica, nato a Caltagirone il 03.05.1988 (destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari), perché coinvolto in una vicenda estorsiva.
– famiglia Mazzei: Alfio Maugeri, nato a Catania il 16.7.1959 e Mario Maugeri, nato a Catania l’8.9.1964, che rivestono ruoli apicali, Orazio Coppola, nato a Catania il 22.9.1964, Santo Di Benedetto, nato a Catania il 2.3.1957, Carmelo Pantalena, nato a Catania il 23.2.1973 (in atto detenuto) e Mario Pappalardo, nato a Catania il 16.8.1972;
– clan Nardo: Francesco Caltabiano, nato Lentini il 20.1.1958 e Salvatore Catania, nato a Siracusa l’11.6.1973, che rivestono ruoli apicali, Fabrizio Iachininoto, nato a Lentini il 19.10.1970 (in atto detenuto) e Cirino Rizzo, nato a Lentini il 12.3.1971.
Le complesse attività investigative si sono avvalse principalmente di servizi tecnici di intercettazione e si sono protratte dal settembre del 2016 al settembre 2017, data di deposito dell’informativa da parte dei Carabinieri del ROS, anche se in realtà i servizi di intercettazione sono proseguiti per monitorare l’attività ancora in corso del più pericoloso sodalizio mafioso operante nella provincia di Catania. L’elevato livello qualitativo del lavoro operato dagli investigatori ha consentito a questa Procura distrettuale, costantemente informata degli sviluppi investigativi che ha direttamente coordinato, di approntare in poco più di un mese una corposa richiesta di misure cautelari che è stata positivamente ed accuratamente vagliata dal GIP di Catania in tempi altrettanto rapidi, così come richiesto dalle gravi esigenze cautelari nella fattispecie ricorrenti. Anche la complessa attività di localizzazione di tutti i sodali mafiosi da arrestare è stata effettuata dagli investigatori in tempi assolutamente rapidi, così come imposto dall’esigenza di evitare la latitanza di pericolosi criminale ed a dimostrazione del livello operativo di eccellenza dei reparti impiegati nell’operazione.