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Home » Cronaca » Mafia, operazione “Samael” contro clan Santapaola: 9 arresti (VIDEO)

Mafia, operazione “Samael” contro clan Santapaola: 9 arresti (VIDEO)

redazione Di redazione
3 Dicembre 2019
in Catania, Cronaca
Tempo di lettura:7 mins read
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Sequestrato un patrimonio di 12 milioni di euro in una inchiesta per associazione di tipo mafioso, estorsione, riciclaggio

Su delega della Procura distrettuale della Repubblica di Catania, i Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale etneo questa mattina hanno dato esecuzione a un provvedimento cautelare, emesso dal Gip distrettuale. Il provvedimento riguarda 9 persone:

custodia cautelare in carcere:
Giuseppe Cesarotti, nato a Catania il 6.12.1944;
Salvatore Cesarotti (figlio di Giuseppe), nato a Catania il 2.4.1965;
Orazio Di Grazia, nato a Giarre (CT) il 22.1.1982;
Francesco Antonino Geremia, nato a Catania il 15.6.1960;
Giuseppe Mangion, inteso Enzo, nato a Catania il 24.10.1959;
Armando Pulvirenti, nato a Catania il 20.10.1955;
Cateno Russo, nato ad Acireale (CT) il 12.2.1981;

arresti domiciliari:
Mario Palermo, nato a Linguaglossa (CT) il 24.4.1944;
Vincenzo Pulvirenti, nato a Catania il 9.6.1952;

LE FOTO DEGLI ARRESTATI

Giuseppe “Enzo” Mangion
Francesco Geremia
Salvatore Cesarotti
Vincenzo Pulvirenti
Armando Pulvirenti
Cateno Russo
Giuseppe Cesarotti
Mario Palermo
Orazio Di Grazia

Il gip ha altresì disposto il sequestro preventivo di società e beni mobili per un valore complessivo calcolato in € 12.660.000,00. Le fattispecie delittuose perseguite sono quelle di cui agli artt. 416 bis c.p. (associazione di tipo mafioso), 110 e 416 bis c.p. (concorso esterno in associazione di tipo mafioso), 629 c.p. (estorsione), 648 bis c.p. (riciclaggio), 512 bis c.p. (trasferimento fraudolento di valori) e 513 bis c.p. (illecita concorrenza con minaccia).

L’impegno investigativo è nato sul finire del 2016 con la finalità di monitorare le documentate relazioni tra Giuseppe Mangion, inteso Enzo, e l’uomo d’onore Giuseppe Cesarotti, il primo figlio del defunto uomo d’onore Francesco Mangion, inteso “Ciuzzu u firraru”, già consigliere di Nitto Santapaola (capo e rappresentante della famiglia) ed il secondo favoreggiatore dello stesso Santapaola. In tale ambito, sono state captate conversazioni dalle quali emergeva che Cesarotti:

– consegnava al primo cospicue somme di denaro contante ed aveva rapporti con i figli del più noto Benedetto Santapaola, cui erano destinate parte delle citate somme;
– era a conoscenza, per avervi preso personalmente parte a suo tempo, di risalenti investimenti fatti da Benedetto Santapaola, Aldo Ercolano (59 anni vice rappresentante della famiglia) e dal defunto Francesco Mangion.

I contenuti di quelle intercettazioni, peraltro, sono apparsi sin da subito geometricamente sovrapponibili rispetto agli addebiti formulati a carico di Cesarotti nella sentenza “Orsa Maggiore”, in cui si dà atto che «l’apporto arrecato dai fratelli Cesarotti all’organizzazione malavitosa non si limitava solo alla “gestione della latitanza” degli esponenti di vertice della famiglia catanese, bensì si estendeva anche alla gestione di attività economiche nell’interesse e per conto del sodalizio malavitoso».
In tale quadro, perciò, si decideva di avviare un dedicato impegno investigativo mirante alla individuazione degli investimenti/interessi degli storici vertici della famiglia – si tratta di Benedetto Santapaola, Aldo Ercolano e del defunto Francesco Mangion – e, conseguentemente, dei soggetti imprenditoriali che si erano prestati a ricevere i capitali di provenienza illecita, reinvestendoli in attività imprenditoriali lecite.

L’obiettivo investigativo è stato raggiunto dal momento che a detti investimenti partecipò anche Giuseppe Cesarotti – che è l’unico libero e vivente degli originari investitori – il quale, nell’ottica di rientrare in possesso del denaro a suo tempo investito è altresì assurto a garante degli interessi di chi – secondo espressioni sue proprie – è «nell’altra vita» (riferimento a Francesco Mangion, di qui il coinvolgimento del figlio Enzo) e di coloro che invece «sono sepolti vivi» (riferimento agli ergastolani Benedetto Santapaola e Aldo Ercolano).

Proprio approfondendo le relazionalità tra Cesarotti e Mangion è emerso che:
– l’imprenditore farmaceutico Palermo, risultato legato da risalenti rapporti fiduciari a Santapaola, Ercolano e Francesco Mangion:
* a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, quale titolare fittizio della società Tropical Agricola S.r.l. (già Antoniocostruzioni S.r.l.) e per il tramite di essa, acquistò beni immobili con fondi provenienti dai summenzionati Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion e Cesarotti;
* negli anni ’90 curò personalmente la latitanza di Ercolano e Francesco Mangion.

Nel corso dell’indagine, Palermo è risultato impegnato, in concorso con Giuseppe Cesarotti e Enzo Mangion (presente in ragione della riconducibilità di parte dell’investimento al de cuius), nell’alienazione, a favore di terzi in buona fede, del patrimonio immobiliare della società.
L’ammontare dell’originario investimento, sulla scorta degli esiti delle attività intercettive, è stato quantificato in due miliardi di lire.

In relazione alla vicenda in parola, il GIP presso il Tribunale di Catania ha ritenuto sussistere la gravità indiziaria in ordine alle seguenti ipotesi delittuose:
. artt. 110, 512 bis e 416 bis.1 c.p. (trasferimento fraudolento di valori) a carico di Palermo e Cesarotti, per aver fittiziamente attribuito l’amministrazione e la proprietà della Tropical Agricola Srl (provvedendo altresì a dividersi i proventi dell’alienazione del patrimonio sociale) a Palermo, mentre i titolari effettivi della stessa sono Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion e Cesarotti;
. artt. 648 bis (riciclaggio) e 416 bis.1 c.p. a carico di Palermo, per aver compiuto operazioni dirette ad ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro riconducibile a Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion e Cesarotti. Nello specifico, Palermo, in qualità di amministratore formale della Tropical Agricola Srl (già Antoniocostruzioni S.r.l.) provvedeva a reinvestire, custodire e capitalizzare i proventi dell’associazione mafiosa accumulati dai summenzionati Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion e Cesarotti;
. agli artt. 110, 416 bis c.p. (concorso esterno in associazione di tipo mafioso) a carico di GEREMIA, perché concorreva nell’associazione mafiosa denominata famiglia Santapaola-Ercolano, mettendo costantemente a disposizione degli associati i locali nella sua disponibilità per incontri riservati, raccogliendo il denaro investito dai vertici della famiglia mafiosa (Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion) attraverso l’imprenditore Palermo, curando l’organizzazione degli appuntamenti tra gli associati e, specificatamente tra Enzo Mangion e Antonio Tomaselli e gestendo, per conto degli associati, i rapporti con le pubbliche amministrazioni ed in particolare con il comune di Catania.

È stato altresì disposto il sequestro ex art. 321 c.p.p. della Tropical Agricola S.r.l.;
– Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion e Cesarotti, negli anni ’90, con fondi propri, attraverso la società Mascali S.r.l., acquistarono un rilevante appezzamento di terreno sul quale realizzare immobili. Negli anni 2000, la società fu venduta a imprenditori che, ignari della riferibilità dell’assetto societario a “cosa nostra”, divennero oggetto di richieste estorsive, formulate da Cesarotti nell’intento di recuperare così le somme investite. Cesarotti, nell’avanzare le richieste, pretese l’intestazione di un appartamento e, sempre al fine di sollecitare ulteriormente gli imprenditori, ordinò l’incendio, avvenuto nell’agosto del 2017, dello stabilimento balneare mascalese denominato Jaanta Bi, gestito dalle parti offese. L’ammontare degli investimenti, e dunque della corrispondente pretesa vantata da Cesarotti, sulla scorta degli esiti delle attività intercettive e delle dichiarazioni rese dalle persone offese, è stato quantificato in £ 1.800.000.000.

In relazione a ciò, il GIP ha ritenuto sussistere la gravità indiziaria in ordine all’ipotesi delittuosa di cui agli artt. 629 c.p. (estorsione) e 416 bis.1 c.p. a carico di Giuseppe e Salvatore Cesarotti, Russo, Di Grazia e Armando Pulvirenti, perché con minaccia e violenza, consistita nel porre in essere aggressioni fisiche e nell’incendiare il lido “Jaanta Bi”, costringevano le persone offese a consegnare somme di denaro allo stesso Giuseppe Cesarotti per importi variabili .
Invero, questa è la vicenda imprenditoriale di cui vi è traccia nella sentenza “Orsa Maggiore” in cui si dà atto che «i Cesarotti provvedevano a reinvestire i “proventi illeciti per conto della famiglia Santapaola”… sfruttando le loro conoscenze con il Sindaco di Mascali, Susinni, per conto del Santapaola dovevano acquistare dei terreni agricoli che presto sarebbero diventati edificabili»;

– Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion e Giuseppe Cesarotti, negli anni ’90, con fondi propri, attraverso la società Co.Invest. S.r.l., acquistarono beni immobili. Gli esiti delle attività tecniche consentono di dire che Cesarotti:
. investì personalmente £ 1.000.000.000;
. ha avviato preliminari attività volte alla stima del valore dei beni (€ 15.900.000) onde poi alienarli.
In relazione a ciò, è stato disposto il sequestro ex art. 321 c.p.p. dei beni riconducibili a Cesarotti attraverso la Co.Invest. S.r.l., consistenti in terreni siti in Belpasso (20 ettari circa) e villette site in Marina di Gioiosa (RC).

Nel contempo, si è accertato che Giuseppe e Salvatore Cesarotti, benché formalmente estranei agli assetti della LT Logistica e Trasporti S.r.l. e della G.R. Transport Logistics S.r.l., hanno personalmente curato e fatto fronte, con metodo mafioso, alle vicissitudini aziendali, intervenendo tanto sui committenti quanto sugli altri operatori del settore dei trasporti, al fine di coartare l’iniziativa imprenditoriale di questi ultimi ed acquisire una posizione di sostanziale monopolio sul mercato. In più, si è accertato che la G.R. Transport Logistics S.r.l., sin dalla data della sua costituzione ha sede legale all’interno di immobile fittiziamente intestato ad altri ma nei fatti riconducibile a Cesarotti. Su tale fronte, il GIP presso il Tribunale di Catania, ha ritenuto sussistere la gravità indiziaria in ordine alle seguenti ipotesi delittuose:

– artt. 110, 512 bis c.p. (trasferimento fraudolento di valori) a carico di Giuseppe Cesarotti e di suo figlio Salvatore quali titolari occulti della LT Logistica e Trasporti Srl e della GR Transport Logistics Srl;
– agli artt. 81, 110, 513 bis (illecita concorrenza con minaccia) e 416 bis.1 c.p. a carico di Giuseppe e Salvatore Cesarotti perché, nell’esercizio dell’attività imprenditoriale di deposito ferroviario e trasporto merci svolta attraverso la GR Transport Logistics Srl, ponevano in essere atti di concorrenza attraverso minacce ed intimidazioni. Nello specifico, al fine di garantirsi una situazione di sostanziale monopolio per le merci inviate a Catania dalla società Mercitalia Logistic Spa intervenivano sia nei confronti di questi ultimi che dei titolari di aziende operanti nel settore dei trasporti;
disponendo il sequestro ex art. 321 c.p.p. della LT Logistica e Trasporti Srl e della GR Transport Logistics Srl e dell’immobile occultamente riconducibile a Giuseppe Cesarotti, sito in Mascali e sede della GR Transport Logistics Srl.

Le attività d’indagine di cui sopra, inoltre, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di Cesarotti, Mangion e Armando Pulvirenti in ordine al delitto di cui all’art. 416 bis c.p. (associazione di tipo mafioso), quali affiliati alla famiglia Santapaola-Ercolano e di contestare a Mangion anche l’ipotesi delittuosa di cui agli artt. 110 e 512 bis c.p. (trasferimento fraudolento di valori) poiché, quale reale proprietario, attribuiva fittiziamente a Vincenzo Pulvirenti, che la accettava, la titolarità dell’immobile sito in via Campania civ. 14 di Mascalucia a Pulvirenti.

Il risultato sopra descritto è stato raggiunto grazie ad attività di intercettazione ed a penetranti servizi di osservazione, controllo e pedinamento eseguiti a riscontro, che hanno così delineato un quadro indiziario forte, ulteriormente arricchito dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia e vieppiù consolidatosi, non ultimo, grazie alla piena collaborazione offerta da alcune delle vittime.

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