Il responsabile sella redazione catanese, Giovanni Caruso, aveva annunciato qulche giorno fa che presto aprirà “Il Giardino di Scidà”, sede di associazioni, in un immobile sequestrato alla mafia
Un atto vile come tutti gli atti mafiosi, quello compiuto a Catania in una data simbolica, il 19 luglio scorso, giorno della commemorazione del sacrificio del giudice Paolo Borsellino e della scorta, nei confronti del giornale “I Siciliani giovani“, erede dello storico giornale fondato da Pippo Fava. Destinatatario di una busta contenente una copia de giornale con la sua testa ritagliata, il responsabile della redazione catanese, Giovanni Caruso, fotoreporter de “I Siciliani” di Fava, insegnante di fotografia e fra i fondatori del Gapa (Giovani Assolutamente Per Agire) che da 25 anni svolge attività sociale nel quartiere di San Cristoforo (in via Cordai) con bambini, ragazzi e famiglie.
Qualche giorno fa, Giovanni Caruso, presentando l’ultimo numero de “I Siciliani giovani” aveva annunciato che aprirà presto a Catania, in via Randazzo – quartiere Borgo – “Il Giardino di Giambattista Scidà, per la Giustizia e per Catania” (intitolato al compianto giudice antimafia) piccolo immobile sequestrato ai clan che verrà gestito dall’associazione “I Siciliani giovani” in partenariato con altre associazioni. E inoltre, il giornalista aveva raccontato che l’ultimo numero del giornale era stato distribuito in tutta Italia con i Tir confiscati alla mafia. Dichiarazioni che, evidentemente, hanno innescato la reazione delle cosche.
Di seguito il comunicato della redazione “I Siciliani giovani” sull’atto intimidatorio, firmato dal direttore Riccardo Orioles.
Minacce ai Siciliani nel giorno di Borsellino
Una busta contenente una copia dei Siciliani giovani e minacce di morte è stata recapitata nel pomeriggio del 19 luglio alla sede del giornale a Catania.
Le minacce erano specificamente destinate al responsabile della redazione catanese, Giovanni Caruso, che pochi giorni prima, presentando il giornale, aveva annunciato l’acquisizione di beni confiscati alle famiglie mafiose catanesi.
Sono in corso le indagini. Non si esclude la non casualità della data.
Riccardo Orioles