La sadica spinta verso una gelosia ossessiva porta certi uomini a cancellare per sempre i tratti e l’espressione del volto delle donne che in teoria dovrebbero amare o avere amato
Il 23 febbraio 2001, Lucia Cainelli, dottoressa trentina, veniva aggredita da uno sconosciuto che le ha lanciato dell’acido sul volto. Ancora non si conosce l’autore dell’aggressione.
Maria Chiara Tonelli, venticinquenne di Trento, il 27 gennaio 2008 veniva ustionata al viso con l’acido dal marito che aveva già cercato di investirla con l’auto. Prima di essere sfregiata la donna è stata picchiata e violentata.
Il 12 agosto 2012, Domenica Foti veniva aggredita dal marito che le lanciava sul volto dell’acido che fortunatamente non le provocava lesioni permanenti. L’uomo non accettava la volontà della donna di separarsi.
Lucia Annibali è una collega avvocata che, il 16 aprile 2013, all’età di 35 anni, è stata aggredita sul pianerottolo di casa da due uomini che le hanno lanciato dell’acido solforico sul volto, sfregiandola. Si è poi scoperto che il mandante dell’aggressione era il suo ex fidanzato, avvocato, condannato per tentato omicidio, lesioni gravissime e stalking, alla pena di 20 anni di reclusione, mentre gli esecutori materiali dell’infame delitto sono stati condannati a 12 anni di reclusione.
Gessica Notaro ha 28 anni, ha interrotto la relazione con il suo fidanzato, il quale il 10 gennaio 2017, ha lanciato sul volto della ragazza una sostanza acida che le ha sfigurato il viso. L’uomo aveva già ricevuto un ammonimento del Questore per lo stalking che metteva in atto ai danni della ex fidanzata. Ma purtroppo non è servito (da sempre nutro forti dubbio sulla reale efficacia dell’ammonimento che, troppo spesso, produce l’effetto di fare incattivire il persecutore il quale, il quale, non ne percepisce il significato, violandolo).
Gessica ha riportato delle ustioni gravissime a causa delle quali rischia di perdere la vista. La ragazza aveva partecipato a Miss Italia dopo essere stata eletta Miss Romagna. L’ex fidanzato ha colpito la sua bellezza, il suo volto, ha ucciso la sua identità. Gessica, malgrado la tragedia, ha postato su Facebook un messaggio di speranza, di forza, di coraggio: “È dura ma insieme a voi ce la farò, vi voglio bene”.
Questi alcuni dei casi di donne sfregiate con l’acido. Come se non bastassero le violenze fisiche e psicologiche a cui purtroppo troppo donne sono sottoposte, si sta pericolosamente diffondendo l’uso dell’acido per sfregiare il volto di ex mogli, di ex fidanzate.
Ma perché avviene questo?
Avviene perché una delinquenziale e sadica spinta verso una gelosia ossessiva, malata, patologica porta questi uomini a cancellare per sempre i tratti e l’espressione del volto delle donne che in teoria dovrebbero amare o avere amato.
Questo obbrobrioso delitto è diffusissimo nell’Asia Meridionale (in Bangladesh, in India, in Vietnam), in Nigeria e in Etiopia. Notissimo è il caso della modella indiana, Reshma Qureshi, sfigurata dal cognato, che con grande coraggio ha ripreso a sfilare su una passerella di New York. In Italia, è stata presentata una proposta di Legge che prevede l’omicidio di identità che punisce coloro che mettono in atto condotte volte a sfigurare e a sfregiare le donne, cancellando tristemente la loro identità.
Promotrice della proposta è stata Carla Caiazzo, sfigurata, quando era incinta, dall’ex compagno che ha avuto il barbaro “coraggio” di darle fuoco, che ha inviato un appello al Presidente della Repubblica, chiedendo “una nuova figura di reato che punisca severamente coloro che, nel loro intento delittuoso, colpiscono le donne e, soprattutto, le cancellano dalla società civile”.
Malgrado siano anni che opero a tutela delle donne vittime di abusi, continuo a stupirmi di così tanta violenza che atrocemente si consuma nell’ambito di rapporti che dovrebbero essere rapporti di amore, di rispetto, di comunicazione, anche quando finiscono.
Ed invece, le cronache di tutti i giorni ci raccontano di violenze di ogni tipo, di botte, di bastonate, di frustate, di stupri, di abusi emotivi, di sfregi e di femminicidi che è evidente, per essere così numerosi, non sono affrontati nel modo giusto.
E ciò che è più grave è che tutto ciò nella maggior parte dei casi avviene davanti gli occhi innocenti dei bambini che da adulti non potranno fare altro che replicare ciò che hanno vissuto. E la storia si ripete.
La verità è che i nostri rigidi schemi culturali e di educazione, stracolmi di stereotipi, devono essere spezzati. La verità è che dobbiamo trovare il coraggio di ammettere che la nostra società, che non è altro che lo specchio delle nostre famiglie, non funziona, perché non funziona il nostro modello educativo al quale continuiamo ad essere ancorati.
La famiglia, che dovrebbe essere il nido nel quale sentirsi al sicuro, di fatto è diventata il teatro dei più atroci delitti, il teatro in cui si consumano dinamiche patologiche, di dipendenza, di violenza, di dominio, di controllo, di limitazione della libertà, legami che tutto sono tranne che amore. Non mi stancherò mai di ripeterlo, amore è libertà. Amore è gioia.
Quand’è che lo vogliamo capire e quand’è che vogliamo trovare il coraggio e l’onestà di riconoscerlo e agire di conseguenza?