I Carabinieri di Palermo hanno arrestato con l’accusa di peculato e corruzione, Daniela Lo Verde 53 anni, dirigente dell’istituto Falcone del noto quartiere Zen, nominata nel 20120 Cavaliere della Repubblica dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Negli scorsi anni la Lo Verde in più occasioni sui giornali locali e nazionali era divenuta nota per il suo impegno contro il degrado dello Zen, quartiere della periferia di Palermo dove la mafia è particolarmente radicata.
L’operazione dei Carabinieri non a caso è stata denominata “La coscienza di Zen-o”: un ironico riferimento al quartiere ghetto di Palermo e al romanzo di Italo Svevo.
LE INDAGINI
Dopo la denuncia di un’insegnante da cui è scaturita l’indagine dei militari dell’Arma del nucleo Investigativo di Palermo, coordinata dalla Procura europea, è scattato il medesimo provvedimento per il vice preside Daniele Agosta, e per Alessandra Conigliaro, dipendente della società “R-Store” che si occupa della vendita di materiale informatico.
L’inchiesta riguarda la gestione dei tanti fondi europei arrivati nella scuola di frontiera “Arrivano soldi da tutte le parti” dicevano gli indagati nelle intercettazioni.
Secondo la ricostruzione dei procuratori europei delegati Geri Ferrara e Amelia Luise, la preside e il suo vice avrebbero falsificato le richieste per i progetti Pon.
Nel comunicato della Procura europea è detto “Attestando falsamente la presenza degli alunni all’interno della scuola anche in orari extracurriculari – scrive – al fine di giustificare l’esistenza di progetti Pon di fatto mai realizzati o realizzati solo in parte, nella considerazione che la mancata partecipazione degli studenti avrebbe inciso in maniera direttamente proporzionale sulla quota parte dei fondi destinati per ciascun Pon alla dirigenza … Gli approfondimenti investigativi hanno messo in luce una gestione dell’istituto volta a curare interessi di natura meramente personale – prosegue la nota della procura europea – anche con riguardo alle procedure di acquisto e fornitura di generi alimentari per il servizio di mensa della scuola”.
Inoltre una telecamera nascosta nella stanza della preside aveva svelato che “una cospicua quantità di generi alimentari nonché costosi dispositivi informatici destinati agli studenti sarebbero stati costantemente prelevati dalla preside e dal suo vice per proprie ed esclusive necessità”.
Inoltre “La dirigenza dell’istituto avrebbe affidato stabilmente, contra legem, la fornitura di materiale tecnologico ad una sola azienda in forza di un accordo corruttivo volto all’affidamento di ulteriori e importanti commesse in cambio di molteplici illecite dazioni di strumenti tecnologici di ultima generazione”.
Parallelamente ai tali comportamenti, la dirigente scolastica continuava ad alimentare la sua immagine pubblica di promotrice della legalità, tanto che continua il comunicato dei procuratori europei “Nonostante il quotidiano agire illegale e la costante attenzione ai risvolti economici della sua azione amministrativa di fatto abbandonando l’esercizio del suo ruolo di controllo e di gestione finalizzato al buon andamento dell’istituto che si rivolge a un’utenza particolarmente fragile”.
Insomma, un altro simbolo dell’antimafia che sbiadisce per una amministrazione spregiudicata dei fondi pubblici.
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