Piazza San Francesco di Paola e sua fontana in uno stato di abbandono
Piazza San Francesco di Paola, a Paternò, nel cuore del centro urbano, versa in uno stato di decadimento. Simbolo, non solo della piazza che fa riferimento alla chiesa intitolata al santo francescano eremita, ed eretta nel 1779, ma alle genesi della città sorta come un agglomerato fluviale, quasi costruita sulle acque del fiume Simeto: la “Fontana del dio Simeto”. L’opera è stata realizzata negli anni ’70 dal maestro d’arte Alfio Fallica, con l’aiuto dello scultore Pietro Russo. Costò all’epoca un milione di vecchie lire, in quanto il materiale di realizzazione non era particolarmente pregiato, alla stessa stregua d’altra parte era stata realizzata la prima fontana dedicata al dio Simeto, in piazza Santa Barbara, un’opera dello scultore Michele Cannavò, dove si potevano ammirare il dio Simeto su una biga spinta da cavalli e attorniato da putti e sirene alate. Opera che rimandava anch’essa alle origini della città, ma che fu demolita per far posto al monumento ai caduti.
All’edificazione della fontana di piazza San Francesco di Paola ha contribuito, come accennato, anche l’artista Russo che ad Yvii 24 fornisce il racconto di quel periodo: «Fui testimone oculare della nascita di questa fontana. Un’opera cementizia della quale io realizzai la patinatura, in una tecnica funzionale nel senso della conservazione e della messa in evidenza dei chiaroscuri del plasticismo pittorico della statua. Comunque, in quel periodo le sculture venivano realizzate in materiali non particolarmente pregiati, in cemento grezzo, basti pensare alla Fontana di Proserpina a Catania. Il problema però è che devono essere ristrutturate frequentemente, quando ciò non avviene ecco che ci troviamo dinanzi ad un’opera scultorea deteriorata».
GALLERIA FOTOGRAFICA: IL DEGRADO DELLA FONTANA DEL DIO SIMETO (FOTO DI LUCIA PATERNÓ)
I tentativi di ristrutturazione pare però che non siano mancati negli anni. Risale a circa tre lustri l’ultimo restauro, ma poiché il materiale di composizione della statua del dio Simeto è soggetto alle intemperie, forse sarebbero serviti interventi continui e ravvicinati nel tempo, quando, nella migliore delle ipotesi, non ci sono atti vandalici che deturpano anche le migliori intenzioni.
Tutto attorno la piazza è rovinato: incuria e sporcizia sulle scale, nella strada che costeggia la discesa verso la fontana. Lastre di pavimentazione saltate, pilastri sgretolati e ringhiere spezzate. Sorvolando sul fatto che si tratta, ormai, di sospirare su ciò che rimane di un’opera scultorea e non più idraulica, perché acqua, da quella che era stata concepita come una fontana, non ne sgorga da tempo immemore.
A proporre un progetto di ristrutturazione o meglio di ricostruzione diversi anni fa è stato lo stesso Pietro Russo che ha presentato all’allora amministrazione Failla, un progetto in scala e un plastico, ma non si è compreso che fine abbia fatto il progetto medesimo rimasto scevro sia di un diniego che di un assenso.
«Al di là della fine del progetto – ha commentato senz’alcun astio Russo – che risale a molti anni fa, posso dire che Paternò sta vivendo una fase di oscurantismo pericoloso». Dall’amministrazione fanno sapere che stanno sentendo diverse ditte, e pare che ci siano degli sponsor per la ristrutturazione di più di una fontana a Paternò, quindi anche di quella del dio Simeto.
D’altronde già nel suo programma elettorale il primo cittadino Nino Naso ha menzionato il quartiere San Francesco di Paola, come uno di quelli che dovrebbero essere riqualificati. Una ristrutturazione, dunque, dovrebbe esserci magari tra non molto: «Lo spero, ma mi sembra difficile. Ci sono dei talenti ovviamente, – Russo si mostra scettico, abituato ad una disciplina artistica e ad un concetto di decoro molto preciso – ma temo che manchi la dimensione dell’arte, la guida di maestri come il mio, come Alfio Fallica, maestri della scuola d’arte ottocentesca e novecentesca».