L’importante ricorrenza, che prevedeva manifestazioni ed eventi annullati per l’attuale emergenza sanitaria, è stata ricordata con la celebrazione di una santa messa a porte chiuse

Lo scorso 29 aprile, nella chiesa dell’Annunziata dell’ex Monastero di Paternò (succursale ausiliaria della Parrocchia e chiesa Madre di Santa Maria dell’Alto), il prevosto parroco don Salvatore Patanè ha celebrato una santa messa a porte chiuse per ricordare l’istituzione del Capitolo dell’Insigne Collegiata di S. Maria dell’Alto, che risale al 29 aprile del 1670. In vista dell’anniversario, oltre alle celebrazioni liturgiche del caso, la Commissione cultura della Parrocchia aveva programmato un ricco e interessante calendario di eventi tra cui una conferenza sulla storia del Capitolo, una mostra, un concerto e la realizzazione di un annullo filatelico. Purtroppo, l’emergenza sanitaria nazionale dovuta alla pandemia da Covid-19, ha fatto saltare ogni programma, e ci si è dovuti limitare alla sola celebrazione della messa.
Tanto rammarico, quindi, poiché l’importanza del Capitolo collegiale e del suo anniversario meritavano certamente di essere celebrati. Il Capitolo della Collegiata di S. Maria dell’Alto ha una lunga e gloriosa storia, e qui vogliamo tracciarne brevemente il percorso. Esso trae origine dalla visita pastorale che il vescovo di Catania, mons. Nicola Maria Caracciolo, di ritorno dalla seconda fase di lavori del Concilio Tridentino, effettuò nella Diocesi di Catania. Il Caracciolo nel 1559 giunse a Paternò, e vi trovò un solo presbitero preposto alla cura delle anime per tutto il territorio comunale, questi aveva il titolo di Arciprete, titolo documentato a partire dal XIII sec., mentre in precedenza il titolo dell’unico parroco di Paternò era quello di Arcidiacono.
Nell’intento di sovvenire adeguatamente ai bisogni dei fedeli il vescovo ritenne opportuno, anziché suddividere il territorio in nuove parrocchie, moltiplicare i parroci. Formò quindi un collegio di preti ai quali, collegialmente e singolarmente, affidò la cura delle anime (omnibus et singulis curam animarum praedictarum commisi). L’arcipretura venne così trasformata in una vera e propria Comunìa di presbiteri, che assunse il ruolo di vero e perfetto parroco, era il 24 novembre del 1559. Le determinazioni del Vescovo di Catania furono ratificate dai Pontefici Paolo IV (Carafa) e Pio IV (Medici). Finalmente, con decreto del 29 aprile 1670, Mons. Michelangelo Bonadies convertì la Comunìa in Capitolo, annettendo la cura delle anime a tre Dignità: il Prevosto, il Cantore e il Tesoriere.
Col medesimo decreto mons. Bonadies istituì dodici Canonici. Successivamente, con bolla del 20 marzo 1688, Papa Innocenzo XI (Odescalchi) concesse le prestigiose insegne al Capitolo: il rocchetto, la mozzetta nera, la mozzetta violacea, l’ermellino e la cappa magna). Il Capitolo della Collegiata di S. Maria dell’Alto, che a lungo aveva amministrato un vastissimo patrimonio immobiliare e fondiario, subì le vicissitudini conseguenti alle “leggi eversive post-unitarie” del XIX secolo, con la soppressione degli enti ecclesiastici, tra i quali i Capitoli delle Chiese Cattedrali e di quelle Collegiali. Nel 1999, in conformità alle statuizioni del Concilio Vaticano II e alle norme del Codice di Diritto Canonico, l’Arcivescovo del tempo, mons. Luigi Bommarito, tenuto conto anche dei mutamenti della realtà ecclesiale nella Città di Paternò, approvò un nuovo Statuto del Capitolo della Collegiata, definendo le finalità liturgiche e di culto di questo Organismo collegiale.
A vent’anni dall’approvazione del nuovo Statuto, mons. Salvatore Gristina, arcivescovo metropolita di Catania, approvò con decreto dell’11 ottobre la proposta di revisione dello Statuto avanzata dai Capitolari di Paternò e proceduto, con decreto del 29 ottobre, alla ricomposizione del Capitolo, con contestuale nomina dei Canonici. Al Capitolo della Collegiata di S. Maria dell’Alto, formato dai presbiteri che esercitano il ministero sacerdotale nella Città di Paternò, spetta oggi il compito precipuo di assolvere alle funzioni liturgiche cittadine più solenni.