Eternit, elettrodomestici, copertoni: le sponde del fiume sono diventate una discarica nell’assoluta indifferenza della Regione Siciliana
ARTICOLO DI LUCIA PATERNÓ E PIETRO NICOSIA
“Pánta rheî”, tutto scorre diceva Eraclito, l’acqua del fiume non è mai la stessa, ma in questa storia, dove il fiume è lo sfortunato protagonista, niente sembra scorrere a dispetto dell’inciviltà che predomina. È l’ennesima storia d’incuria e di abbandono di un luogo che dovrebbe essere tutelato, sulla carta lo è dal 2009, ma che concretamente è in balia di un gruppo di imbecilli, se non delinquenti, che vi abbandona rifiuti di ogni genere, in un disinteresse generalizzato che rendono il termine “riserva” un ossimoro.
Parliamo dell’Oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica di “Ponte Barca” sul fiume Simeto, in territorio di Paternò, anche sito di interesse comunitario, che si estende per circa 70 ettari, le cui sponde sono invase dai rifiuti d’ogni genere: dal pericolosissimo eternit che contiene amianto (le cui fibre sono cancerogene), ai pneumatici, dagli elettrodomestici agli arredi, sino alla spazzatura spicciola, spesso anche incendiata. Tutto ciò in un contesto di rara bellezza e biodiversità, fra aironi e garzette, con il richiamo della gallinella d’acqua a far da sottofondo e mamma anatra a sbucar fuori dai canneti seguita dai suoi piccoli.
E come non citare il pollo sultano, che qui nidifica ormai da 40 anni grazie ad un progetto specifico della Lipu. Un’oasi naturalistica essenziale per l’avifauna stanziale, ma anche per quella di passo che qui trova un luogo per ristorarsi, con circa 70 specie censite. Ahimé, un luogo che dovrebbe essere caratterizzato dai capanni da cui osservare e fotografare gli uccelli, dalle famiglie che qui potrebbero trascorrere il proprio tempo a contatto con la natura e che, invece, è dominato dalla spazzatura che suscita orrore e vergogna e che rappresenta, addirittura, un rischio per la salute vista la tipologia di immondizia abbandonata.
L’ente gestore dell’oasi è la Regione Siciliana che, probabilmente, nemmeno sa di gestire Ponte Barca vista la sua totale assenza. Eppure, basterebbe poco per tutelare almeno l’area di riserva: una sbarra sulla sponda destra, quella maggiormente compromessa dai rifiuti, per impedire il passaggio alle auto (su quella sinistra c’è già) ed un impianto di videosorveglianza. Ovviamente dopo ripulitura e ripristino dei luoghi. E dire che le associazioni di volontariato ambientale, che già operano sul posto, sono ben disposte a dare una mano, così come gli operatori dei settori agriturismo e turismo rurale, ma che non possono di certo sostituirsi a chi ha in gestione la riserva. Ma, evidentemente, per avviare una fase 2 è necessaria la volontà.
«Non si riesce a trovare una soluzione definitiva per evitare questo scempio – dichiara a Yvii24 la presidente di Vivisimeto, Elisa Coppola, di cui pubblichiamo a parte l’intervista integrale (CLICCA QUI LEGGI L’INTERVISTA) –. Come Vivisimeto, insieme alla Lipu ci battiamo da anni affinché si possa usufruire di questo luogo e anche l’Anpas si è spesa parecchio per la sua salvaguardia. Abbiamo anche presentato recentemente una denuncia insieme alla Lipu quando ci siamo accorti che vi era una moria di carpe, accompagnata da cattivo odore e da una patina oleosa sull’acqua del fiume. Non è certo la prima segnalazione, ma è un continuo, addirittura noi stessi tante volte ci sbracciamo e puliamo e anche il Comune di Paternò ha bonificato l’area, ma dopo due giorni era tutto come prima. Il volontariato può incentivare il rispetto dell’ambiente ma non può sostituirsi a chi dovrebbe garantire ordine e pulizia dei siti. Fino a qualche tempo fa venivano ricercatori a studiare queste specie acquatiche, e anche fotografi naturalisti, adesso con i rifiuti sparsi in ogni dove, è impossibile appostarsi per osservare queste creature e quindi documentarne la presenza. Noi stessi proponevamo visite guidate nell’oasi di Ponte Barca, ma con l’attuale situazione è improponibile, cosa osserverebbe il turista, i rifiuti? – chiude amaramente Elisa Coppola –».
Sull’indecorosa situazione alla Riserva di Ponte Barca, abbiamo sentito il sindaco di Paternò, Nino Naso, che chiama in causa la Regione Siciliana. «La competenza sull’area dell’Oasi di Ponte Barca, incluse sorveglianza e pulizia della riserva, è dell’assessorato regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica utilità dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti – dichiara Naso –. Sulla presenza dell’immondizia abbiamo già presentato una diffida alla Regione. In passato abbiamo avviato un’azione di pulizia ma, lo sottolineo, è stata un’azione volontaria in sostegno delle Guardie Ambientali che avevano manifestato l’intenzione di ripulire l’area».
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