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Home » Altro » Rifiuti, le mani della mafia a Misterbianco, Trecastagni, Aci Catena

Rifiuti, le mani della mafia a Misterbianco, Trecastagni, Aci Catena

redazione Di redazione
28 Novembre 2017
in Altro
Tempo di lettura:7 mins read
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Sedici provvedimenti cautelari per una indagine della DDA. Messi in luce i legami tra la criminalità organizzata, funzionari della pubblica amministrazione e imprese

Nelle prime ore della mattinata odierna, a conclusione di una complessa e articolata attività di indagine, protrattasi per circa diciotto mesi, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia – diretta dal Procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro – e dipanatasi mediante l’utilizzo di servizi tecnici, supportati anche da servizi di pedinamento con osservazione personale e dei luoghi di incontro, è stata data esecuzione, da parte di personale della Direzione Investigativa Antimafia di Catania, diretta dal 1° Dirigente della P.S. Renato Panvino, supportato dai Centri Operativi di Reggio Calabria, Palermo, Caltanissetta e dalle Sezioni Operative di Messina, Trapani e Agrigento, nonché dal II Reparto di Roma, ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Catania nei confronti di elementi di spicco dei clan “Cappello” e “Laudani” di Catania, nonché di imprenditori e funzionari amministrativi del Comune di Trecastagni, responsabili dei procedimenti di affidamento dei servizi di raccolta dei rifiuti.

I provvedimenti cautelari sono stati disposti nei confronti dei seguenti soggetti:
1.      Astuto Gabriele Antonio Maria, nato a Catania il 21.12.1962, responsabile dell’ufficio Tecnico del Comune di Trecastagni, con l’imputazione di turbata libertà di scelta del contraente aggravata, corruzione;
2.      Briganti Rodolfo, nato a Venaria Reale (TO) il 5.8.1959, attuale rappresentante legale della Senesi S.p.A., con l’imputazione di corruzione;
3.      Carambia Salvatore, inteso “Turi ‘u Turcu”, nato a Catania il 12.10.1966, pregiudicato, con l’imputazione di associazione di tipo mafioso;
4.      Cutuli Alfio, nato ad Aci Catena il 19.12.1963, giornalista presso l’emittente televisiva Rei Canale 103, con l’imputazione di corruzione;
5.      Garozzo Pietro, inteso “Piero”, nato a Catania l’1.07.1969, pregiudicato, con l’imputazione di associazione di tipo mafioso;
6.      Grasso Giuseppe, nato a Catania il 12.6.1976, pregiudicato, con l’imputazione di associazione di tipo mafioso;
7.      Guglielmino Vincenzo, nato a Catania il 13.06.1954, amministratore della E.F. Servizi Ecologici S.r.l, con l’imputazione di associazione di tipo mafioso, turbata libertà di scelta del contraente aggravata, corruzione;
8.      Mauceri Alessandro, nato a Catania il 25.03.1976, con l’imputazione di turbata libertà di scelta del contraente aggravata, corruzione;
9.      Papaserio Vincenzo, nato a Catania il 17.03.1973, pregiudicato, con l’imputazione di associazione di tipo mafioso;
10. Pappalardo Lucio, nato ad Aci Catena il 22.04.1977, con l’imputazione di associazione di tipo mafioso;
11.  Piana Angelo, nato a Catania il 10.05.1971, con l’imputazione di turbata libertà di scelta del contraente aggravata, corruzione;
12. Santoro Fabio, nato a Catania il 31.8.1991, pregiudicato, con l’imputazione di associazione di tipo mafioso;
13. Santoro Luca, nato a Catania il 31.8.1991, con l’imputazione di associazione di tipo mafioso;
14. Scalia Raffaele, inteso “Ele”, nato a Catania il 28.01.1958, pregiudicato, con l’imputazione di associazione di tipo mafioso;
15.  Scuderi Davide Agatino, nato a Catania il 4.11.1974, pregiudicato, con l’imputazione di associazione di tipo mafioso;
16. Sgarlato Domenico, nato a Catania il 06.12.1956, all’epoca dei fatti dirigente dell’Ufficio Tecnico Lavori pubblici – Servizi ambientali e manutentivi del Comune di Trecastagni, con l’imputazione di turbata libertà di scelta del contraente aggravata, corruzione.

Nell’ambito del provvedimento viene contestata alle società E.F. Servizi Ecologici S.r.l.  e Senesi spa anche la responsabilità dell’ente ex.art.5, comma I D.Lgs. 231/2001, per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio da persone appartenenti alla sua struttura organizzativa (in posizione di vertice o sottoposte alla direzione o vigilanza di queste). L’attività investigativa, culminata con gli odierni arresti e convenzionalmente denominata “Gòrgoni”, è scaturita da una mirata indagine avviata dal Centro Operativo D.I.A. di Catania sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia etnea, al fine di accertare l’esistenza di legami tra la criminalità organizzata, funzionari della Pubblica Amministrazione e imprese operanti nel lucroso e redditizio settore della raccolta di rifiuti solidi urbani.
In particolare, in seguito all’emissione nel 2015 di un provvedimento di interdittiva antimafia, decretato dalla Prefettura di Catania nei confronti della E.F. Servizi Ecologici S.r.l.  di Misterbianco, l’Autorità Giudiziaria delegava la D.I.A. di Catania a compiere accertamenti per verificare se la società stesse gestendo appalti pubblici nei comuni ricadenti nella giurisdizione. L’analisi della copiosa documentazione amministrativa acquisita, corroborata da servizi di riscontro sul territorio, non solo consentiva di rilevare irregolarità formali nello svolgimento dei procedimenti amministrativi per l’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti nei comuni di Aci Catena e Misterbianco, ma anche di certificare i rapporti con la criminalità organizzata etnea da parte dell’Amministratore Unico della società E.F. Servizi Ecologici S.r.l., vincitrice delle gare d’appalto, Guglielmino Vincenzo.

Proprio quest’ultimo costituisce, tra tutti, senza dubbio l’indagato che meglio rappresenta la spregiudicatezza con la quale certi imprenditori si rapportano con la criminalità organizzata. Dalle intercettazioni svolte, infatti, emerge chiaramente come lo stesso, lungi dal subire le prevaricazioni dei clan mafiosi operanti nei territori ove si svolge la sua attività di impresa, si rapporta in modo paritario agli esponenti più rappresentativi dei clan mafiosi catanesi, in particolare appartenenti al clan Cappello e al clan Laudani, considerandoli al pari di qualunque altro interlocutore commerciale dal quale acquistare servizi.
Le risultanze investigative hanno documentato, come sottolineato dal G.I.P., la sua intraneità al clan Cappello, al quale regolarmente e periodicamente il Guglielmino eroga sostanziose somme di denaro (quasi fosse da considerare un costo di esercizio dell’impresa) in cambio, da un lato, del più tradizionale dei “servizi” offerti, vale a dire la protezione da eventuali danneggiamenti ai mezzi di esercizio della propria impresa perpetrati da clan rivali sul territorio, dall’altro del sostegno, rafforzato dalle tipiche modalità mafiose di intimidazione e soggezione, per l’affermazione e il mantenimento del monopolio delle sue imprese sul territorio, come anche per l’ulteriore ampliamento dei propri affari e, di conseguenza, dei propri introiti attraverso l’aggiudicazione di nuovi appalti.

Numerose, infatti, sono state le conversazioni captate, dalle quali si evince il rapporto diretto con uno degli attuali esponenti di vertice del clan Cappello,  Salvo Salvatore Massimiliano (in atto detenuto poiché tratto in arresto nell’ambito di altra operazione di polizia giudiziaria) il quale veniva incontrato più volte all’interno di un garage, gestito dall’accolito e odierno arrestato Papaserio Vincenzo, dove riceveva anche cadenzate dazioni di denaro a sostegno del clan.
Salvo Salvatore Massimiliano, figlio e fratello, rispettivamente, dei noti Salvo Giuseppe, inteso “Pippo ‘u carruzzieri” e Salvo Giovanni Piero, inteso “Giampiero” – elementi di vertice del clan, entrambi detenuti dovendo scontare la pena dell’ergastolo -, si palesava quale responsabile della gestione delle attività criminali del clan condotte sul territorio urbano di Catania, nonché, come acclarato dalle risultanze dei servizi tecnici, reggente del medesimo clan, per investitura diretta, proveniente dal carcere, da parte del boss Salvatore Cappello.
Le approfondite indagini svolte dalla D.I.A. permettevano di disvelare gli accordi criminali per la gestione degli appalti relativi all’affidamento dei servizi di raccolta dei rifiuti, considerato florido settore di investimento criminale per tutti i clan mafiosi, i quali, per non perdere i sicuri e notevoli vantaggi derivanti dall’aggiudicazione del servizio a imprese “amiche” (in termini di entrate finanziarie e di esercizio del potere mafioso e controllo del territorio) addivenivano a patti criminali di spartizione, gestiti in maniera non conflittuale, in una sorta di pax mafiosa, al fine di evitare che scontri cruenti potessero attirare l’attenzione degli organi investigativi determinando lo svolgimento di nuove indagini sul loro conto.

In tale contesto si spiega, pertanto, quanto documentato nel corso delle investigazioni in merito all’appalto per l’aggiudicazione del servizio di raccolta dei rifiuti nel Comune di Acicatena, in particolare riguardo alla trattativa intavolata tra Salvo Salvatore Massimiliano (per il  clan “Cappello”) e Pappalardo Lucio (rappresentante di vertice del clan “Laudani”), con il contributo del Garozzo Pietro (per la cura degli aspetti amministrativi), per risolvere il conflitto sull’aggiudicazione del servizio.
Nello specifico, i predetti clan erano chiamati a dirimere la controversia di natura economica tra l’imprenditore Guglielmino e il Sindaco pro tempore Maesano Ascenzio (già sottoposto a fermo di indiziato di delitto su provvedimento di questa A.G. nel mese di ottobre 2016, il quale ha già riportato sentenza di condanna per tali fatti, e in stretti rapporti proprio con il Pappalardo), il quale in seguito avrebbe raggiunto un accordo di analoga natura per favorire Briganti Rodolfo, rappresentante legale della Senesi spa, società subentrata proprio alla E.F. Servizi Ecologici S.r.l.  del Guglielmino.
È di solare evidenza, in tale circostanza, come il Guglielmino abbia cercato di sfruttare il vantaggio ottenuto con il sostegno fornito al clan Cappello, per la risoluzione delle difficoltà riscontrate nella procedura di appalto. Al medesimo scopo ma su un altro fronte, è stato evidenziato anche l’altro strumento utilizzato dallo stesso per ben oleare gli ingranaggi della macchina amministrativo-burocratica e garantire i propri affari, vale a dire la corruzione di funzionari amministrativi comunali, che agevolassero l’aggiudicazione dell’appalto, suggerendo financo i dati e le informazioni precisi per poter corrispondere ai requisiti di aggiudicazione.

La spregiudicatezza del Guglielmino traspare senza ambiguità, inoltre, allorquando esige l’intervento del clan per risolvere il problema sorto con Zuppardo Paolo, reo di averlo minacciato e malmenato perché accusato di essere il responsabile del suo arresto qualche anno prima, nonché in occasione di una serie di danneggiamenti incendiari, per la precisione avvenuti in data 15.06.2016, 20.06.2016 e 21.07.2016 ai danni di alcuni autocompattatori parcheggiati in un deposito di sua pertinenza in territorio di Avola, che hanno provocato allarme sociale tra la popolazione dei comuni di Avola e Siracusa.
In entrambe le circostanze, il Guglielmino rivendica il diritto che gli venga data soddisfazione delle offese ricevute (pretendendo addirittura l’invio di un commando militare punitivo contro lo Zuppardo) e garantita protezione contro i clan locali (che evidentemente provavano ad affermare la propria forza sul territorio) forte della sua appartenenza alla cosca, arrivando egli stesso a minacciare di rivolgersi a clan rivali (nello specifico il clan Trigila, operante nel siracusano) qualora il clan Cappello non si fosse dimostrato in grado di risolvere le due faccende. Per quanto riguarda Cutuli Alfio è emerso come lo stesso si prestasse a fare da mediatore tra Briganti Rodolfo, rappresentante legale della Senesi S.p.A. con il quale sussisteva uno stretto legame, e il sindaco pro tempore di Aci Catena, Maesano Ascenzio, al quale faceva pervenire somme imprecisate di denaro ricevute proprio dal Briganti, per sostenere la sua futura campagna elettorale, in cambio di un intervento che il Maesano avrebbe dovuto dispiegare in suo favore, mediante l’abuso dei poteri connessi alla funzione esercitata, per ottenere l’annullamento delle sanzioni irrogate dal comune alla Senesi nell’esecuzione dell’appalto.

L’attività investigativa è stata caratterizzata anche da un’indagine patrimoniale mirata a colpire le ricchezze accumulate dagli imprenditori collusi, tanto da individuare imprese e rilevanti patrimoni societari e immobiliari che, benché formalmente intestati a congiunti, erano riconducibili ad alcuni indagati, ed evidenziare forti profili sperequativi tra i redditi dichiarati e il patrimonio posseduto da Guglielmino Vincenzo, Mauceri Alessandro, Pappalardo Lucio e Piana Angelo, tali da fondare la presunzione di un’illecita acquisizione patrimoniale derivante dalle attività delittuose connesse all’organico dei predetti nella citata organizzazione delinquenziale. E’ stato, altresì, emesso da questa A.G. un decreto di sequestro preventivo in via d’urgenza ai fini della confisca, che ha interessato società, immobili, terreni, automezzi e disponibilità finanziarie per un valore complessivo stimato di circa 30.000.000,00 Euro. In accoglimento della richiesta di questo ufficio, il G.I.P. ha altresì disposto il sequestro dell’intero compendio aziendale delle società E.F. Servizi Ecologici S.r.l. e della Senesi S.p.A. Espletate le formalità di rito, gli arrestati sono stati associati presso le case circondariali di Catania Bicocca e Piazza Lanza a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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