Nota.
27 gennaio, giorno della memoria è stata ricordata anche dall’istituto Mario Rapisardi.
Due laboratori, uno di storia ed educazione civica e uno di creatività e composizione al liceo delle scienze umane Mario Rapisardi di Santa Maria di Licodia.
Durante i laboratori le classi IN-IA-IB e IVA guidati dalle insegnati Angela Fiorello, Giusi Rasà, Stella Asero, Rossana Germano e Lucia Musso si è ricostruita la memoria dei lager e delle persecuzioni. Si è posta l’attenzione sugli aspetti ‘’umani’’ che sopravvivevano in una quotidianità fatta di morte e annientamento. Si è studiato il lavoro che un gruppo di donne tra queste molte erano maestre che svolsero nel ghetto di Terezin tra il 1943-44, tra queste Friedl Dicker-Brandeis diresse un programma d’arte per circa 600 bambini. I disegni dei suoi allievi del ghetto raffigurano soggetti semplici come farfalle, fiori e tutto ciò che rappresentava i desideri di bambini cui era stata sottratta l’infanzia. Nonostante il dolore inflitto quotidianamente ai piccoli, le ore dedicate all’insegnamento dell’arte diventassero per i bambini indispensabili per rientrare in contatto con sensazioni che per la paura avevano rimosso, consentendo di ripristinare equilibri emotivi che inevitabillmente eventi di tale drammaticità andavano a distruggere. Un’attività educativa, in un luogo di morte, come arteterapia, un luogo dove la bellezza era sognata ma si educava alla speranza di un ritorno alla vita.
La maestra d’arte Friedl iniziò così ad annotare le proprie osservazioni circa il valore terapeutico dell’arte nell’infanzia e decise di dedicarsi a questa tematica una volta terminata la guerra. Così riuscì a conservare e catalogare per nome e data di realizzazione migliaia di disegni, che nascose in alcune valigie al fine di conservarne memoria e bellezza.
Friedl e la maggior parte dei suoi allievi furono deportati nell’ottobre 1944. Molti trovarono la morte ad Auschwiz e Treblinka
I ragazzi e le ragazze del liceo, in occasione del giorno della memoria hanno tappezzato la ‘’recinzione’’ della scuola, simbolicamente, con le Farfalle dipinte dai bambini di Terezin. i bambini “sopravvissero” psicologicamente al dramma della tragica condizione dell’internamento grazie anche all’aiuto dell’arte e, quelle maestre garantirono loro un pensiero lieto ‘’la vita è bella e si tornerà a giocare e a inseguire farfalle’’. La recinzione del liceo in questa giornata, idealmente abbattuto muri, recinti e filispinati, ha collegato la scuola ai tanti automobilisti che stamattina percorrevano la strada provinciale, in molti hanno sostato per fotografare e condividere sui social. Fare memoria è una cosa semplice perché è necessario.
A Terezin passarono, quindicimila bambini: di essi soltanto cento sono sopravvissuti alla strage. Eppure sono cose accadute. Come accadono oggi in tanti luoghi di guerra.
Guardando i i disegni e le poesie dei bimbi ebrei che hanno vissuto a Terezin il loro penultimo giorno di vita, prima di essere avviati alla morte, vi si trovano colori freschi e violenti, linee ingenue ed estrose disegnano una storia incredibile: la storia di bambini che crebbero in una prigione e che ci videro anche cose che gli adulti ormai non vedevano più, i fiori, le farfalle, i prati In quei disegni pochi gli aguzzini la fame la violenza. Il male, essi, lo avevano sotto gli occhi ogni istante della giornata. Invece le matite colorate si sono posate sui fogli di cartone e carta recuperata alla menopeggio, per dipingere la vita e custodirla nascosta agli occhi degli orchi e ai mostri non delle fiabe ma di un mondo adulto che si era votato alla morte.
I bambini di Terezin non avevano altro mondo che quello per amare la vita, il mondo dei sogni e delle fiabe, uno dei più grandi autori di storie per ragazzi, Gianni Rodari ha scritto ‘’…La morte fa tutti adulti. “Ora non sono più un bimbo, sono cresciuto perché ho conosciuto la paura” ha scritto un altro piccolo poeta di cui nessuno saprà mai il nome.“Io sono ancora qui, sono ancora una creatura viva mentre la mia amica è già andata Di Là: io non so, forse sarebbe stato meglio che anche me mi avesse preso la Morte”.Non possiamo dimenticare quei bambini, i bambini di Marzabotto, quelli di Gorla. Non possiamo dimenticare quella guerra, quel che ci è costata, la Resistenza da cui siamo rinati. Il mondo cammina, va avanti, è vero: l’uomo arriva nel cosmo, compie imprese miracolose. Ma il tempo non cammina in una sola direzione: Yuri Gagarin è salito molto in alto ma c’è anche chi lavora per trascinarci indietro e in basso. Non dimentichiamo’’