All’Ars è stato presentato un disegno di legge per il riconoscimento della figura del caregiver, nel quale inizialmente si evidenzia come sia “sempre più frequente nel nostro Paese avere vicino una persona cara colpita da malattia cronica in condizioni di disabilità, affetta da disturbi psichici o patologie neuro degenerative, oppure avere accanto persone che hanno bisogno di essere assistite per tutto il giorno. In Italia in media il 17,4% della popolazione (oltre 8,5 milioni di persone) è caregiver. Spesso si tratta di persone a loro volta anziane, come i familiari che assistono, ma non sempre è cosi: più di 390 mila sono i giovani caregiver, tra i 15 e i 24 anni. Ragazzi che si prendono cura di un familiare, sacrificando tempo, energie, equilibrio e benessere alla famiglia, e rischiando di pagare un prezzo altissimo in termini di salute e realizzazione personale. Essere caregiver non è una scelta ma una necessità e lo si rimane per molti anni, spesso per tutta la vita”. Il Ddl esplicita quindi gli articoli proposti, di cui riportiamo i commi dell’Art. 1 nel quale è trattata la finalità del Ddl in questione “1. La Regione riconosce e promuove nell’ambito delle politiche sociali la cura familiare e la solidarietà come bene essenziale in ottica di responsabilizzazione diffusa e di sviluppo di comunità. 2. La regione riconosce e valorizza la figura del Caregiver familiare in quanto componente di fatto della rete e assistenza alla persona e risorsa del sistema integrato dei servizi sociali e sociosanitari. 3. La regione riconosce e tutela i bisogni del Caregiver familiare attraverso la definizione di interventi e di azioni di supporto allo stesso e l’integrazione del caregiver familiare entro il sistema regionale degli interventi sociali, sociosanitari e sanitari”. All’Art. 3, comma a) è detto che si “promuove iniziative di informazione ed orientamento, fra cui la realizzazione di guide informative relative a servizi e iniziative pubbliche e private a sostegno del caregiver familiare; b) prevede azioni a supporto del Caregiver familiare anche attraverso il sostegno ai Comuni le Asp per la realizzazione delle iniziative dedicate; prevede attività di informazione e formazione i quali aderiscono in modo libero alle iniziative proposte, che possono portare al conseguimento di un titolo di riconoscimento”. E all’Art.4 prevede “a) l’informazione, l’orientamento e l’affiancamento nell’accesso ai servizi di cura necessari; b) la formazione e l’addestramento finalizzati al corretto svolgimento del lavoro di accudimento”.
Ddl sui caregiver contestato sulla “formazione”
Il disegno di legge è stato contestato dalle associazioni dei caregiver, particolarmente negli articoli 3 e 4. Nel gruppo Facebook “Siamo Handicappati No Cretini” che esiste da parecchi anni e che conta oltre 11 mila follower, si critica che «… il disegno di legge del governo regionale n.301 del 23 febbraio 2024 … Nell’articolato sono ricopiati intenti, promozioni, riconoscimenti formativi a seguito di frequenza ipotizzata di corsi che non servono a niente, (insegnare ai caregiver come fare i caregiver? Ma scherziamo?) che promettono crediti formativi, qualifiche e altre “idiozie” immani. Addirittura, nella relazione di presentazione del disegno di legge, si scrive che i caregiver vengono così messi in condizione di essere preparati a essere inseriti nel mondo del lavoro quando non saranno più caregiver…Parafrasando il testo significa: quando dovesse accadere la scomparsa della persona con disabilità, cioè quando il caregiver “medio” ha oltre i 60 anni ed è già sfinito, potrà trovare più facilmente lavoro perchè è stata, nel frattempo, “formata”. Nella nostra esperienza di lettura di iniziative legislative non ci era mai successo di incontrare fuffa più fuffa di questa. Alla fine si stanziano 500 mila euro l’anno per 3 anni, che probabilmente serviranno per finanziare alcuni inutili corsi di formazione. Non un accenno a ciò di cui hanno realmente bisogno i caregiver familiari: tutele previdenziali e sostegno economico (per chi non ha potuto lavorare per dedicare la sua vita a tempo pieno alla cura del proprio caro); diritto alle cure, al riposo e alle ferie; a percorsi preferenziali e a semplificazione burocratica delle pratiche al fine di ridurre i tempi di attesa per l’accesso alle prestazioni sanitarie (ad esempio domiciliarizzazione delle visite specialistiche). Non un euro, ovviamente, per integrare la vergogna del fondo per i caregiver previsto dalla norma nazionale».