Alla base di una sparatoria un’offesa ritenuta imperdonabile, la mancanza di rispetto nel linguaggio utilizzato dalle vittime nel corso del litigio con una donna
Quattro persone, appartenenti alla comunità dei “caminanti” nomadi di Adrano, sono stati posti in stato di fermo d’indiziato di delitto dagli agenti del Commissariato di Polizia di Adrano, sabato scorso: tutti devono rispondere di tentato duplice omicidio, porto e detenzione abusiva di armi da fuoco e danneggiamento. Si tratta di: Bartolo Restivo (56 anni), Carmela Felice (52), Salvatore Restivo (24), Salvatore Restivo (31) tutti legati da vincoli familiari.
L’allarme per colpi d’arma da fuoco è giunto presso la Sala operativa del Commissariato intorno alle 13: prontamente, la Volante ha raggiunto il luogo segnalato, dove, in effetti, sono stati ritrovati tre bossoli di pistola, corrispondenti ad altrettanti fori di proiettile riscontrati all’interno dell’appartamento bersagliato dai nomadi. Le vittime di tanta violenza sono anche loro “caminanti” e, alla base della violenta aggressione – per la quale è stata utilizzata anche un’ascia, che è stata scagliata contro l’abitazione, una spranga di ferro, una stecca da biliardo e diverse pietre – sarebbe una lite scaturita tra due contendenti, familiari di aggrediti e aggressori, che ha provocato il raid dei parenti.
C’è da dire che i “caminanti” sono stanziali nella città di Adrano e, normalmente, vivono pacificamente, sparsi in diverse zone della cittadina. Ma sabato mattina, un’offesa imperdonabile, ossia la mancanza di rispetto nel linguaggio utilizzato dalle vittime nel corso del litigio con una donna, ha scatenato la spedizione punitiva. Ai responsabili, i poliziotti sono giunti dopo una breve indagine che ha loro permesso di raccogliere sufficienti e gravi indizi di colpevolezza, tali da adottare il provvedimento cautelare del fermo di indiziato di delitto, la cui convalida è stata richiesta alla Procura della Repubblica di Catania.