La settimana appena trascorsa ci ha lasciato, oltre a tutto il resto, due femminicidi, uno a Brescia, dove un uomo avrebbe sgozzato, quasi decapitato, la moglie, e uno nella vicinissima Misterbianco, dove un uomo avrebbe strangolato l’ex compagna, oltre all’ennesimo caso di gravissima violenza avvenuto a Pozzuoli, dove un uomo avrebbe dato fuoco alla compagna incinta, per poi dichiarare di averlo fatto non perché la volesse uccidere ma “solo” perché voleva sfregiarla, poiché troppo bella.
Sempre in questa settimana ho ricevuto al mio studio una giovane ragazza, madre di un bimbetto delizioso, la quale mi ha raccontato l’incubo che ha vissuto in una notte del febbraio del 2014, quando il suo ex compagno, padre di suo figlio, dopo averla convinta a recarsi al fatidico ultimo appuntamento chiarificatore, l’ha massacrata di botte, l’ha violentata brutalmente, prendendola a morsi anche nelle parti intime e poi la ha rapinata del cellulare per evitare che lei potesse chiedere aiuto.
Tutto questo a Catania.
Conforto tutti dicendo che il soggetto in questione ha avuto una condanna esemplare che sta scontando in carcere. Quanto meno, un soggetto capace di tanta violenza non è a piede libero.
Alla mia domanda “perché ti sei recata a quell’appuntamento?”, la risposta, in lacrime, è stata “perché sono stupida”.
No, non sei stupida. Sei una donna. Sei una donna alla quale, sin da bambina, così come a tutte, è stato inculcato di perdonare, di capire, di sopportare, di salvarlo, di riprovarci, di subire, di “amare” a tutti i costi per il bene della famiglia!
Sei una donna alla quale è stato inculcato che più il rapporto è complicato, più il rapporto è doloroso, più il rapporto è soffocante e più l’amore è forte.
Sei una donna alla quale è stato inculcato che più il tuo uomo è geloso, più è asfissiante, più è possessivo e più è amore!
Sei una donna alla quale è stato inculcato che l’amore degno di essere vissuto è l’amore “folle”, l’amore per il quale si fa tutto e si sopporta tutto, anche a rischio di morire.
E questi sono i risultati!
I risultati sono femminicidi e violenze immonde che si consumano nel silenzio delle mura domestiche, che invece di costituire un nido sicuro per la famiglia, rappresentano il teatro di violenze inaudite.
Violenze che si consumano di fronte ai figli che, quando non sono diretti destinatari della violenza, sono vittime della violenza assistita, cioè di quella violenza che la loro mamma subisce per mano del loro papà sotto i loro occhi impotenti e innocenti.
Come cresceranno questi bambini? Saranno emotivamente e psicologicamente sani? Saranno sereni? Diventeranno uomini e donne che sapranno amare in modo sano? Diventeranno uomini e donne che sapranno rispettare e farsi rispettare nell’ambito dei loro futuri rapporti affettivi? No! Per lo più saranno altri violenti e altri vittime che non faranno altro che continuare questo circolo mortale del quale si parla tanto ma che non viene affrontato nel modo giusto perché la nostra è una società ancorata a stereotipi ancestrali che ci portiamo dentro e che condizionano l’intera nostra esistenza.
La nostra è una società nella quale ancora le donne non denunciano perché si vergognano, perché ci è stato insegnato di salvare le apparenze ad ogni costo.
La nostra è una società nella quale dobbiamo apparire per forza come le famiglie delle pubblicità, dove il marito in giacca e cravatta esce per andare a lavorare mentre la moglie, accudiente e affettuosa, dopo avere preparato i bambini per la scuola, rimane a casa a occuparsi delle faccende domestiche nell’attesa che marito e figli facciano rientro a casa.
Se poi quel marito con la giacca e la cravatta picchia brutalmente la moglie in presenza dei figli poco importa.
L’importante è l’apparenza! L’importante è salvare la famiglia tradizionale! L’importante è che tutto continui come è sempre stato, perché il cambiamento comporta fatica, sacrifici e sforzi culturali che la nostra società e ciascuno di noi a parole diciamo di volere fare ma poi nei fatti i risultati sono veramente frustranti e deprimenti, nei fatti i risultati sono quelli che hanno conosciuto le nostre sorelle di Brescia, di Misterbianco e di Pozzuoli, Marinella, Luana e Carla, oltre a tutte le altre donne vittime della violenza per mano di chi dice di amarle.
Amore è gioia, amore è rispetto, amore è libertà!
Amore non è violenza, amore non è umiliazione, amore non è solitudine, amore non è paura, amore non è soggiogazione, amore non è terrore, AMORE NON E’ MORTE!