Nota dell’Associazione dopo un post del Sindaco belpassese. Contestata la frase: «Nessuno scritto, nessuna inchiesta che sia servita in un paese che E’ STATO con forte presenza mafiosa a far arrestare qualcuno»
Scoppia ad agosto, a Belpasso, la polemica mafia-antimafia. A innescare la miccia un post Facebook del Sindaco Carlo Caputo, a cui replica l’Associazione “Antimafia e Legalità”. Di seguito il post del primo cittadino belpassese e, dopo, la nota dell’associazione.
Testo del messaggio Facebook pubblicato dal Sindaco Carlo Caputo.
Belpasso, un paese per lungo tempo fortemente martoriato da personaggi che avevano deciso di fare i mafiosi. Personaggi che avevano deciso di imporre le leggi mafiose; imporre le leggi di pochi a discapito di tanti.
Belpasso, un paese in cui alcuni “ravveduti” sono diventati quasi testimonial di legalità. Hanno fatto affari accettando le leggi della mafia, hanno preso lavoro con quelle “leggi” poi si sono ravveduti, si sono pentiti, quasi che qualcuno li avesse obbligati a lavorare in quel modo. Quasi che qualcuno li avesse obbligati a fare i furbi. Non ci sarà mai sentenza di alcun Giudice che potrà cancellare la mia memoria, il ricordo dei personaggi che frequentavano in età fin troppo matura per essere sconsiderati.
Belpasso, un paese di personaggi con il “certificato dell’antimafia”. Un certificato immaginario che si sono dati o si sono costruiti insieme ai loro simili, i simili del cerchio dei “professionisti dell’antimafia”. Strano che questi personaggi con le loro penne, le loro inchieste proprio in un paese come Belpasso non siano serviti a nulla. Nessuno scritto, nessuna inchiesta che sia servita in un paese che E’ STATO con forte presenza mafiosa a far arrestare qualcuno.
Facciamo legalità, quella vera fatta col coraggio di affiancare il proprio nome alle azioni. Non siamo professionisti dell’antimafia, siamo semplicemente cittadini onesti, onesti anche dal punto di vista intellettuale.
Carlo Caputo
Sindaco di Belpasso
Replica dell’Associazione “Antimafia e Legalità”
Per il sindaco Carlo Caputo la mafia a Belpasso è roba che appartiene al passato. Almeno così sostiene nella nota che lo stesso primo cittadino ha pubblicato sul proprio profilo Facebook lo scorso 1 agosto. Belpasso, per Caputo, è un paese che «E’ STATO – e lo scrive in maiuscolo – con forte presenza mafiosa».
Un’affermazione che non giova a nessuno, e che è tanto più grave poiché proviene da una figura istituzionale.
Che la mafia a Belpasso ci sia e goda di ottima salute non lo diciamo noi di Antimafia e Legalità – giovane associazione contro l’usura, il racket e la corruzione che ha sede proprio a Belpasso – ma lo dicono le cronache, i processi e le sentenze.
Eppure il sindaco sembra essere preoccupato d’altro, e in particolar modo di attaccare chi ha scelto di intraprendere la strada della legalità e chi fa antimafia.
Una questione che non ci appassionerebbe per niente, se però non fosse lo stesso sindaco a riferire di circostanze inquietanti: nel suo post, Caputo allude a personaggi di Belpasso che, a suo giudizio, «hanno fatto affari accettando le leggi della mafia, hanno preso lavoro con quelle leggi e poi si sono ravveduti, si sono pentiti, quasi che qualcuno li avesse obbligati a lavorare in quel modo. Quasi che qualcuno li avesse obbligati a fare i furbi».
Affermazioni di cui chiediamo conto al sindaco: se conosce i nomi di tali soggetti, già collusi con la mafia, ha il dovere di recarsi in Procura e denunciarli. Qualora non lo facesse sarà questa Associazione a chiedere alla Procura di convocarlo per chiarimenti.
Il Sindaco, poi, se la prende con coloro che a Belpasso si sarebbero costruiti “un certificato immaginario” di antimafia, affermando che le loro inchieste “non sono servite a nulla”. Anche in questo caso egli deve fare i nomi, altrimenti taccia per sempre.
Bisogna avere, fino in fondo, il coraggio delle proprie opinioni. Alcuni associati di “Antimafia e Legalità” hanno avuto il coraggio di denunciare i loro usurai ed estorsori, determinando decine di arresti ed anche le prime condanne.
Infine è opportuno ricordare ai cittadini di Belpasso che il vicepresidente di questa Associazione, nel 1990, ha cominciato a difendere, come avvocato, i collaboratori di giustizia del gruppo mafioso di Pulvirenti Giuseppe, detto “U Malpassotu”. La mafia a Belpasso non è stata ancora sconfitta del tutto, e il compito dell’Associazione “Antimafia e Legalità” è anche quello di dare il proprio contributo di conoscenza e consapevolezza affinché ciò si realizzi.
Associazione Antimafia e Legalità