Lo strumento del “Codice Rosa” introdotto dalla Legge di Stabilità del 2015 crea un percorso di prima accoglienza negli ospedali per la tutela delle vittime di violenza
Cyberbullismo e violenza sono stati al centro di un recente incontro (nella foto un momento) che si è svolto nell’aula consiliare di Belpasso promosso dall’amministrazione comunale e dal Centro antiviolenza “Angeli”. Sono intervenuti la presidente di “Angeli”, Angela Maria Viscuso, gli avvocati Maria Elisa Aloisi e Chiara Pantò, e Antonio La Scala, presidente dell’associazione “Penelope Italia Onlus”, che dal 2002 è impegnata sul territorio italiano alla ricerca delle persone scomparse.
Dopo i saluti della presidente Viscuso, è stata Bianca Prezzavento, consigliere comunale delegato per le Politiche sociali, a introdurre gli interventi: «Temi purtroppo molto attuali – ha detto –che si diffondono nell’era del web e sui social network. In particolare il cyberbullismo è una vera e propria forma di violenza, che si attua attraverso internet mediante messaggi offensivi continuativi e che ad un certo punto diventano problematici, con tutte le conseguenze del caso, anche gravi, come attacchi di panico, ansia, depressione, esclusione sociale».
L’avvocato Aloisi ha ricordato che “Angeli” opera anche all’interno di alcuni ospedali, e che esiste lo strumento del “Codice Rosa” introdotto dalla Legge di Stabilità del 2015 che crea un percorso di prima accoglienza negli ospedali per la tutela delle vittime di violenza. Molto qualificato l’intervento di Antonio La Scala che ha sottolineato come l’associazione “Penelope Italia Onlus” sia vista come una speranza rispetto alla violenza domestica e alla violenza di genere. Il presidente ha poi ricordato come la situazione sia molto drammatica ma ha sottolineato il continuo rapporto di collaborazione e di formazione con le forze dell’ordine e il fondamentale ruolo del volontariato, capace di sopperire a tante esigenze.
Il sindaco Carlo Caputo ha aggiunto: «Abbiamo sposato l’idea di una realtà locale, il Centro “Angeli”, in grado di occuparsi di problematiche così delicate, dove si incrociano la vita privata, la legge, la prevaricazione di un essere umano sull’altro, le ripercussioni nel contesto familiare e sociale di ogni cittadino. Amministrare vuol dire anche tenere alta la guardia nei confronti di questi fenomeni deleteri e mettere a disposizione dei cittadini quegli strumenti per potersi difendere. L’informazione, l’ascolto e il confronto sono per questo essenziali e mi auguro ci siano vari momenti, come quello di stasera, in cui far capire che un aiuto c’è sempre e non si è mai da soli quando ci si trova coinvolti in un episodio di violenza».