Lettera a “Dillo a Yvii24” di una cittadina che ha già maturato i 21 giorni di isolamento fiduciario, ma non riceve il certificato di guarigione dall’Asp
Pubblichiamo la lettera di una signora di Biancavilla (della cui identità personale ci siamo accertati) ammalatasi di SARS-CoV-2 che non ha ricevuto il certificato di guarigione dall’Azienda sanitaria provinciale 3 Catania, tramite l’Usca Adrano, nonostante sia nella situazione descritta dal Dpcm.
Sono una cittadina di Biancavilla che, come tanti altri miei concittadini, ha contratto il Coronavirus. Per fortuna, clinicamente tutto si è risolto per il meglio, ma sono rimasta letteralmente incastrata dentro la burocrazia sanitaria. Ho eseguito il primo tampone privato nella seconda decade di novembre ed il secondo, eseguito dall’Asp, sei giorni dopo. Mi hanno detto che dovevano sottopormi a un terzo tampone dopo circa 10 giorni, fine novembre, ma nessuno si è più fatto vivo. Da quanto ho letto da fonti ufficiali, per poter ricevere il certificato di guarigione bisogna che trascorrano 21 giorni dal test positivo senza più sintomi nell’ultima settimana.
Ecco il punto è proprio il certificato di guarigione: la mia situazione. Ad inizio dicembre sono già trascorsi i 21 giorni previsti dal mio primo tampone positivo, anche se privato, perché poi confermato dal secondo dell’Asp. Già ad inizio dicembre avrei dovuto ricevere il certificato. Una mia conoscente appartenente a una Usca diversa (Gravina, mentre Biancavilla appartiene al Distretto sanitario di Adrano) mi ha appena comunicato di aver ricevuto il certificato di guarigione, su un tampone eseguito giorno 16, quindi qualche giorno dopo il mio. Anche la mia conoscente mi ha raccontato i tanti disagi patiti, ma almeno, dopo 21 giorni è stata liberata, mentre io continuo a subire i disagi di questa situazione.
Ho telefonato a tutti i numeri che sono riuscita a recuperare anche in maniera fortuita, e dai pochi contatti telefonici con operatori dell’Asp mi è stato detto di attendere il certificato, perché, uscendo, incorrerei in un reato. La mia situazione non è agevole, perché dipendo dai parenti che devono farmi la spesa e da loro dipendo da tutte le esigenze. Ma il punto è questo: se ho già maturato i giorni di isolamento fiduciario, perché devono continuare a rimanere a casa? Mi appello anche al sindaco di Biancavilla affinché faccia presente alle istituzioni sanitarie del territorio la situazione in cui si trovano reclusi, e non dovrebbero esserlo, tanti suoi concittadini.
Grazie.
Lettera firmata