Don Pino Salerno: «I lavori durati 9 mesi sono come una madre che dà alla luce una nuova vita. Saremo testimoni di un evento storico»
A Biancavilla è tutto pronto e c’è grande trepidazione per la riapertura di domani ai fedeli della Basilica Collegiata Maria Santissima dell’Elemosina, chiusa ormai da 15 mesi dopo il terremoto dell’ottobre 2018 che la danneggiò in alcune sue parti. Ad illustrare i dettagli di ciò che avverrà domani e dei lavori di restauro che sono stati compiuti all’interno dell’edificio di culto è stato lo stesso prevosto Don Agrippino Salerno, che ha seguito passo passo tutto l’iter di messa in sicurezza e recupero della chiesa madre biancavillese. «È un momento storico e dei gioia per tutta la città di Biancavilla e per l’intera diocesi» ha così esordito don Salerno. «Recuperare un bene storico monumentale non è poca cosa. Domani avremo la gioia di riaprire e restituire alla città la massima espressione di culto e cristianità biancavillese».
Un evento dal cerimoniale ben dettagliato, quello che si svolgerà domani. A fedeli – che saranno accompagnati da apposite figure nei relativi settori predisposti – sarà permesso di accedere all’interno della Basilica già dalle 17:30 attraverso le porte delle navate laterali. Alle 18:30 sarà l’arcivescovo Metropolita di Catania Salvatore Gristina a pronunciare sul sagrato delle basilica un’apposita orazione alla quale seguirà l’apertura del portone centrale e la processione verso il presbiterio, benedicendo ed aspergendo il Popolo di Dio. Alla processione d’introito della messa, sarà presente anche l’icona della Madonna dell’Elemosina, titolare della basilica, che per 15 mesi è sostata nella chiesa del Rosario con la comunità, che verrà intronizzata sull’altare maggiore. Sul presbiterio, dopo che l’Arcivescovo si sarà insediato e il clero avrà preso posto negli stalli del coro, si procederà al saluto delle Autorità civili e religiose. Infine, si terrà il solenne Pontificale.
«Nove mesi di lavori» ha continuato don Salerno durante la conferenza, «dove il simbolismo della fede ci fa leggere questo tempo come il tempo di un parto, il tempo in cui la madre porta avanti una nuova vita. In questi 9 mesi posso dire che la Basilica sottoposta a tutti i lavori di messa in sicurezza, è ritornata allo stato in cui i nostri padri la vedevano». Un vero e proprio restyling mirato alla riscoperta del passato, potremmo dire, quello descritto dal prevosto e che da domani potrà essere ammirato dai fedeli. Oltre alla sistemazione delle tegole che erano scivolate a causa della scossa di terremoto e al consolidamento delle crepe che avevano interessato alcune parti interne della chiesa, si è proceduto anche al rifacimento della tinteggiatura interna, dove anche i colori assumono un aspetto catechetico.
«L’azzurro che i fedeli vedranno nelle volte, simboleggia proprio il cielo. Guardare le volte significa guardare verso il cielo. E il cielo non è avorio ne marrone. E gli antichi attraverso anche i colori erano in grado di farci entrare nella teologia dei segni» ha spiegato padre Salerno. In alcuni punti sono state riportate alla luce le antiche colonne in pietra lavica mentre in altri è riemerso il pavimento del 1691. Lavori realizzati in maniera «provvidenziale», ha voluto sottolineare il prevosto Salerno, che si sono potuti compiere grazie a finanziamenti provenienti da tanti fedeli, dallo stesso parroco e da tante aziende del territorio che hanno così permesso la riapertura al culto. Azioni di restauro che, non per questo, non sono state effettuate con rigore scientifico ed artistico, con il coinvolgimento della Protezione Civile, del comune, dell’Ufficio Beni Culturali della Curia Metropolitana, della Soprintendenza e di maestranze locali.