Aveva ucciso la moglie soffocandola. La versione del malore della donna non ha retto agli occhi degli inquirenti
Su delega di questa Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato ha tratto in arresto Gaetano Barra ,in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 26 ottobre scorso dal G.I.P. del Tribunale di Catania, in quanto ritenuto responsabile di omicidio commesso ai danni della moglie Maria Visalli, con l’aggravante di avere commesso il fatto approfittando della minorata difesa della donna e per essere stato commesso con abuso delle relazioni domestiche.
La misura cautelare trae spunto dagli esiti delle indagini, anche di tipo tecnico, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania e condotte dalla Squadra Mobile – Sezione Reati contro la Persona – che hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico di Barra, emergenti dalla relazione dei medici legali, dalle dichiarazioni rese dallo stesso uomo e dalla sorella, nell’immediatezza dei fatti, nonché dagli esiti delle intercettazioni, evidenziando come la donna sia morta per soffocamento procurato con l’interposizione di un mezzo soffice.
Il 13 agosto, alle ore 14.00 circa, la Centrale Operativa del 118 riceveva una richiesta di intervento presso l’abitazione dei coniugi Barra, in via Balduino a Catania. Giunti sul posto, gli operatori sanitari trovavano il corpo della Visalli privo di vita, appurando che il decesso era avvenuto quantomeno nelle precedenti 6 – 8 ore, imputando la morte a cause naturali. Il marito della donna deceduta, interrogato dalla Polizia di Stato, dichiarava che la moglie si era sentita male nel corso della serata precedente al decesso e aveva la temperatura corporea particolarmente alta. A fronte di ciò, Barra aveva provato a somministrarle dei farmaci, ma la donna non riusciva ad assumerli a causa di difficoltà nella deglutizione. Inoltre, secondo quanto dichiarato dal marito, la moglie non sembrava respirare e rigurgitava liquido di colore scuro. Ciò nonostante, Barra si addormentava fino all’indomani, quando alle ore 6.00 circa, resosi conto delle condizioni della moglie, che appariva non respirare più, decideva comunque di proseguire a dormire. Solo verso le 13.30 si risvegliava e contattava la sorella per riferirle la situazione. La sorella di Barra, riferiva di essere stata raggiunta telefonicamente dal fratello intorno alle ore 14.00 del 13 agosto e apprese le condizioni della cognata decideva di allertare il 118 che interveniva sul posto. Il marito della donna deceduta, inoltre, dichiarava di non aver provveduto a chiamare i soccorsi in quanto si era stancato per un lungo periodo di assistenza alla moglie, di cui si era dovuto prendere carico da solo.
Alla luce delle anomalie rilevate dagli investigatori della Mobile, il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Catania decideva di disporre l’autopsia sul cadavere e conferiva l’incarico ai medici legali i quali attestavano che la morte avrebbe potuto essere imputabile ad una compressione della regione cervicale e toracica, posta in essere verosimilmente con interposizione di un mezzo soffice (lenzuola, coperte, cuscino).
I servizi di intercettazione, sebbene non consentivano di acquisire elementi palesemente dimostrativi delle responsabilità di Barra, tuttavia evidenziavano come questi avesse provato a costruire una versione dei fatti a propria discolpa, nel tentativo di fornire una spiegazione alla sua anomala condotta. Espletate le formalità di rito, Barra è stato condotto presso la casa circondariale di piazza Lanza a disposizione dell’Autorità Giudiziaria