Incontro-dibattito sui temi della legalità e del contrasto alle mafie presso il Centro Zo di Catania
Dal buio di una vita vissuta nella paura e nella vergogna, una dignità annientata da minacce e vessazioni di estorsori e usurai, alla luce di un nuovo inizio, reso possibile dalla scelta della legalità. È un percorso di liberazione quello raccontato da Anna Milazzo e Salvatore Fiore nel libro “Fiore… tutto a posto?” (Ilmiolibro, 2015) che racconta la storia dell’imprenditore di Belpasso vittima dell’usura e del racket. Una vicenda cominciata a metà degli anni Novanta, quando in un momento di difficoltà economica l’uomo è caduto nelle mani di usurai legati alla criminalità organizzata, e che ha cambiato segno solo il 17 giugno 2009, giorno in cui Fiore ha deciso di entrare negli uffici della Questura di Catania e sporgere denuncia.
Il libro sarà presentato dall’autrice Anna Milazzo e da Salvatore Fiore venerdì 18 marzo alle ore 17 da Zo Centro Culture Contemporanee (piazzale Rocco Chinnici 6, ex piazzale Asia, Catania). Interverranno Giovannella Scaminaci, Procuratore aggiunto presso la Procura di Messina; Nello Musumeci, presidente della Commissione regionale Antimafia; Sonia Alfano, già presidente della Commissione Antimafia europea; Alessandro Drago, vice dirigente della Squadra Mobile di Catania; Enzo Guarnera, avvocato penalista. A moderare il dibattito il giornalista Luciano Mirone. L’appuntamento è inserito nel cartellone di eventi “I 100 passi verso il 21 marzo 2016”, data in cui a Messina – e in contemporanea in vari luoghi d’Italia – si terrà la XXI Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie organizzata da “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.
«Ricordo ancora quel 17 giugno 2009 – racconta Salvatore Fiore –. Quel giorno confidai a un amico di voler denunciare e andai con lui in Questura. All’inizio avevo molta paura, ma man mano che raccontavo sentivo la vicinanza degli agenti di Polizia, che in tutta questa storia mi sono sempre stati accanto, dandomi forza e sicurezza. A loro è dedicato il titolo del libro: “Fiore… tutto a posto?” è infatti la domanda che mi rivolgevano gli agenti per sapere come stavo. Uomini come me, persone normali, che però sono state capaci di fare per me qualcosa di indimenticabile».
Da quella prima denuncia è cominciato il percorso di Salvatore Fiore che, nonostante le continue minacce, è andato avanti con il sostegno delle forze dell’ordine, dei suoi legali e dell’Asaae (Associazione antiracket antiusura etnea). Le sue dichiarazioni hanno contribuito a far partire alcune inchieste e a dare nuovi elementi a indagini già avviate, come quelle che hanno portato, a febbraio 2014, all’operazione Money Lender, che ha scoperchiato quello che il pm Scaminaci ha definito “il giro di usura e di estorsioni più ingente mai scoperto a Catania”.
Prestiti per un milione e mezzo di euro a imprenditori, commercianti e artigiani a tassi d’usura che arrivavano anche al 140 per cento annui. Ventisette gli arrestati, tra i quali diversi componenti della famiglia Bosco, noti imprenditori nel settore del catering e della ristorazione, il cui processo avrà inizio nel prossimo settembre.
«Con questo libro – sottolinea l’imprenditore – voglio incoraggiare le vittime di usura ed estorsione a rivolgersi alle forze dell’ordine, perché denunciare significa liberarsi, non essere più sottomessi. Io non sono un uomo coraggioso, ma ho scelto di liberarmi; se ci sono riuscito io, possono riuscirci anche gli altri».
Un reato antico, quello dell’usura, che resta in gran parte sommerso, e che è riuscito a trasformarsi, diventando sempre più un reato di tipo associativo, crocevia di altri reati economici, dalla truffa al riciclaggio. Ma soprattutto un reato poco rischioso per la mafia, perché l’usura – caratterizzata da un rapporto vittima-usuraio che segue le dinamiche della dipendenza psicologica – è ancora un tabù, un argomento di cui si parla poco e che si denuncia ancora meno.
«Mentre Fiore mi raccontava la sua vicenda – sottolinea Anna Milazzo – mi sono chiesta più volte perché per anni non avesse trovato la forza di denunciare. All’inizio mi sembrava tutto senza senso. Pian piano, però, ho capito: ho vissuto con lui, settimana dopo settimana, le sue emozioni, la paura che provava per sé e per i suoi affetti più cari, la solitudine, l’incertezza, il vuoto che aveva dentro. Solo quando ha superato questi sentimenti, quando si è ritrovato accanto una compagna forte e ha trovato dentro se stesso la forza per rinascere a nuova vita, ha potuto scegliere di iniziare un percorso di legalità». «Ciò che oggi mi colpisce di più di quest’uomo – conclude Milazzo – è la sua forza di volontà, la sua voglia, anche attraverso questo libro, di diventare punto di riferimento per chi ancora non si sente pronto per denunciare».