Ne avevamo già scritto ieri nel lancio della notizia “Catania. Operazione antimafia Locu, 41 arresti (VIDEO). 300 agenti della Polizia di Stato dalla mattinata sono impegnati nell’Operazione antimafia Locu contro le cosche”. Dalle prime ore di ieri, su delega della Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia, la Polizia di Stato della città etnea ha dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania a carico di 41 indagati, 36 dei quali destinatari della misura della custodia cautelare in carcere e 5 di quella degli arresti domiciliari. Gli indagati risultano gravemente indiziati, con differenti profili di responsabilità e allo stato degli atti ed in relazione alla fase processuale che non ha ancora consentito l’instaurazione del contraddittorio con l’intervento delle difese, del delitto di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e dei delitti di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Alcuni dei predetti indagati risultano altresì gravemente indiziari in ordine al delitto di associazione di tipo mafioso clan Cappello-Bonaccorsi, nonché dei delitti di detenzione e di porto illegale di armi comuni da sparo.
IL PROVVEDIMENTO
Il provvedimento restrittivo, emesso sulla base di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed eseguite dalla Squadra Mobile – Sezione Antidroga della Questura di Catania, accoglie gli esiti di una complessa ed articolata attività investigativa avviata nel mese di maggio 2020. L’indagine, supportata da presidi tecnici (intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche e videoregistrazioni), ha consentito di acquisire significativi elementi a carico di un sodalizio criminale dedito al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina, crack, marijuana e hashish) che, da anni, gestirebbe una grossa “piazza di spaccio” nel rione popolare San Cristoforo, allestita nella zona tradizionalmente chiamata “Locu”, storicamente presidiata da esponenti del clan mafioso Cappello-Bonaccorsi.
LE INDAGINI
Nel corso dell’azione investigativa è stato documentato come le cessioni delle sostanze stupefacenti sarebbero avvenute sia in strada sia all’interno di alcune abitazioni gestite dall’organizzazione e stabilmente dedicate all’attività di spaccio. Sono stati, inoltre, accertati centinaia di episodi di cessione di droga anche tramite l’impiego di agenti sotto copertura appositamente inviati dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. In tal modo, le investigazioni hanno permesso di ricostruire il gruppo di pusher che, sotto la direzione dei capi promotori dell’associazione criminale – tra i quali figurerebbero TOMASELLI Nicola, MARINO Salvatore inteso “cià cià” e CULTRARO Francesco – si sarebbero alternati sistematicamente, su vari turni orari nell’arco della giornata, nell’attività di cessione minuta di cocaina e crack allestita all’interno delle case di spaccio site nelle vie Bonfiglio, delle Calcare e Testulla, che sono da considerarsi punti di smercio delle droghe tra i più importanti dell’intero quartiere San Cristoforo.
Un sistematico spaccio di svariati chilogrammi di cocaina
La “piazza di spaccio” cui si è accennato sarebbe stata rifornita di cocaina attraverso tre distinti canali di approvvigionamento: – il primo, riconducibile all’articolazione del clan mafioso Cappello-Bonaccorsi, storicamente dedito alla gestione delle “piazze di spaccio” nel rione popolare San Cristoforo, che sarebbe attualmente capeggiata da QUERULO Domenico inteso “Domenico da zà Lina” e che sarebbe composta, tra gli altri, anche da CRISAFULLI Filippo, inteso “Candeggina”, i quali avrebbero agito con la collaborazione di MAUGERI Francesco inteso “Ciccio a pà”, QUERULO Biagio inteso “Gino da zà Lina” e GRILLO Francesco; – il secondo, riconducibile ad un’altra frangia del clan mafioso Cappello-Bonaccorsi i cui vertici sarebbero rappresentati da FERRARA Rocco e DISTEFANO Giovanni Agatino, inteso “Giuvanneddu cammisa” i quali, nella conduzione delle illecite attività, sarebbero stati collaborati dal fratello di quest’ultimo, DISTEFANO Renè Salvatore; – il terzo, riconducibile al grossista di cocaina DI GRAZIA Giovanni Orazio, figlio del più noto DI GRAZIA Orazio (cl. ’47, già esponente del clan mafioso Laudani intesi, a loro volta, “mussi ri ficurinia”). In particolare, il predetto, avvalendosi del suo “corriere” TESTA Ignazio, avrebbe rifornito sistematicamente, con svariati chilogrammi di cocaina, la “piazza di spaccio” del “Locu”, recapitandoli al capo-piazza che sarebbe stato individuato in TOMASELLI Nicola.
Un sistematico spaccio di svariati chilogrammi di cocaina
Nel corso dell’attività di indagine sono stati, inoltre, effettuati diversi sequestri di sostanze stupefacenti (complessivamente, oltre 700 gr. di cocaina e 1 kg di marijuana). Per le vaste ed articolate attività dinamiche sul territorio finalizzate al rintraccio e cattura dei destinatari delle misure cautelari emesse, la Squadra Mobile della Questura di Catania si è avvalsa della collaborazione di omologhi organi investigativi di Siracusa, Agrigento e altre località ed è stata inoltre coadiuvata dal Servizio Centrale Operativo, agendo sotto il diretto coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato che ha inviato nel Capoluogo etneo diversi equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine. Non è mancata la partecipazione di ulteriore personale della locale Questura e delle sue articolazioni periferiche nonché di unità specializzate come Polizia Scientifica, Reparto Mobile, Polizia Stradale e anche di un elicottero del Reparto Volo. A taluni dei destinatari del provvedimento restrittivo, già ristretti per altra causa, la misura è stata notificata con l’ausilio di personale della Polizia Penitenziaria dei vari Istituti che li ospitano. Nel complesso – per l’Operazione di Polizia Giudiziaria in questione, convenzionalmente denominata “Locu” – sono stati impiegati circa 300 operatori della Polizia di Stato.
NOTA
Tutte le ipotesi accusatorie, allo stato avallate dal G.I.P., dovranno trovare conferma allorché verrà instaurato il contraddittorio tra le parti, come legislativamente previsto.
L’OPINIONE
Appare lampante, almeno per chi ancora può e vuole vedere, che lo Stato (guarda caso) da anni ha fallito anche contro lo spaccio di sostanze stupefacenti. Eppure da parte della Magistratura e Forze dell’Ordine, va detto oggettivamente, che è sempre stato lanciato un allarme su questo fronte. Le Procure siciliane hanno spesso evidenziato: il dato preoccupante, ancor di più nei periodi estivi ovviamente, è che si è letteralmente invasi dalla droga. Ci sono enormi quantitativi di sostanze stupefacenti in giro e sono tantissimi i consumatori, anche minorenni. E si assiste ad un crescere di incidenti stradali anche tragici dovuti a guidatori ‘sballati’.
Un sistematico spaccio di svariati chilogrammi di cocaina
Appare singolare la coincidenza culturale nazionale che vede parallelamente: alla notoria e diffusa (quanto dissimulata) corruzione, concussione e spartizione nel sistema pubblico-politico (specialmente isolano), dal puntale all’ultimo mattone della base, garantito da annose “loro” leggi contorte (spesso vessatorie verso il cittadino comune), caratterizzate da assenze di controlli, con cui, di tutta evidenza, si assolda e accresce anche il proprio clientelare mercato elettorale e scambio di voto sociale, con pletore opportuniste, faccendine o acculturate (senza distinzione di genere, estrazione e colore); un prosperando sodalizio e spartizione da parte delle varie criminalità, italiane e d’importazione, del mercato della droga, come pure della fidelizzazione di moltitudini di assuntori, nonché di altri traffici, quali quello dell’estorsione, della prostituzione nativa ed estera, degli immigrati, dei minori, di gang locali e altri loschi affari.