Con un Decreto pubblicato il 31 dicembre 2015 sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, l’Assessore Territorio e Ambiente Croce, stabilisce un biglietto d’ingresso su parchi e riserve. Di difficile attuazione sull’Etna e negli altri parchi
Parchi e riserve siciliane saranno a pagamento. È un po’ l’estrema sintesi di quel che sarà la fruizione della natura in Sicilia nel prossimo futuro, fra l’altro e già esistente in luoghi come la Riserva dello Zingaro, in virtù di un provvedimento regionale che ha, inevitabilmente, sollevato polemiche e consensi con gli appassionati divisi in due fronti: favorevoli e contrari.
È stato il portale web Etnalife a sollevare prima di tutti la questione ribattezzando il provvedimento “Decreto di San Silvestro” per la contestualità fra pubblicazione e festa dell’ultimo dell’anno.
Ma vediamo cosa prevede in concreto il Decreto 20 ottobre 2015 dell’Assessorato del Territorio e dellʼAmbiente “Istituzione di biglietti e servizi a pagamento nelle aree naturali protette”, pubblicato il 31 dicembre 2015 sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana che dà attuazione a quanto già previsto dalla Legge Regionale 9/2015 (Legge di stabilità regionale).
Intanto il provvedimento richiama la Legge 10/99: “le somme derivanti dalla vendita dei biglietti sono acquisite dagli enti parco, dai gestori delle riserve, delle oasi naturali e delle aree attrezzate e sono destinate alla manutenzione delle aree protette e all’incremento delle dotazioni dei servizi”. Già da qui si capisce che il ticket diventa il modo di destinare fondi agli enti parco ed alle riserve, ai quali la Regione Siciliana non è in grado di assicurare adeguati stanziamenti economici.
Nell’Articolo 1 del decreto si legge: “è istituito il biglietto di ingresso a pagamento per l’accesso in zone o lungo peculiari itinerari di visita dei parchi e delle riserve naturali ricadenti in aree appartenenti al demanio regionale, nonché in aree a qualsiasi titolo nella disponibilità degli enti gestori.” Cosa significa? È l’intero territorio a pagamento o solo alcune aree ben individuate? Su questo, al momento, regna l’incertezza.
L’Articolo 3 entra nel merito delle tariffe:
biglietto intero € 4,00
biglietto ridotto € 2,00
biglietto gratuito € 0,00
abbonamento settimanale € 20,00
abbonamento settimanale ridotto € 10,00
Il biglietto ridotto viene riservato, fra gli altri, ai “cittadini residenti nei comuni in cui ricade l’area protetta”. Insomma, un residente a Catania dovrà pagare per intero; un nicolosita la metà.
L’Articolo 4 prevede che l’ente gestore può prevedere anche altri servizi aggiuntivi a pagamento quali: itinerari di visita in particolari zone, visite guidate, utilizzo di rifugi, noleggi, etc.
Il decreto non è chiarissimo. In particolare, come detto, non si riesce a capire se il ticket verrà imposto sull’ingresso al parco o solo sugli itinerari e sui luoghi di pregio.
Di certo verrà attuato sui servizi che il Parco dell’Etna dovrebbe attivare: parcheggi, utilizzo di rifugi, navette per raggiungere alcuni luoghi, etc.
Nel corso di un primo incontro fra il Presidente del Parco dell’Etna, Marisa Mazzaglia, e il forum delle associazioni del parco, non è emersa una netta contrarietà delle associazioni al biglietto, ma tutto dipenderà dall’applicazione concreta del provvedimento.
Nell’intervista a Etnalife, la Presidente Mazzaglia ha detto che per prima cosa occorre verificare l’applicazione del biglietto d’ingresso nei parchi e che bisognerà tutelare chi non lascia impronta ambientale.
Di certo, nell’attuale situazione in cui versa il territorio etneo, purtroppo invaso dall’immondizia, non sembrano esserci le condizioni per chiedere a visitatori ed escursionisti un ticket: “Per cosa – si sentirebbero rispondere al botteghino – per ammirare la spazzatura?”. Solo dopo una profonda bonifica e l’attivazione di mezzi efficaci per dissuadere gli incivili, il ticket potrebbe essere digerito meglio.