Da tanti anni non è più possibile raggiungere la vetta dell’Etna se non accompagnati da guide autorizzate. Un gruppo di associazioni, siti web e cittadini ha intrapreso una battaglia che sta iniziando a produrre i primi frutti
Rendere nuovamente libero l’accesso ai crateri sommitali dell’Etna. Una frase breve che racchiude una filosofia di vita lunga millenni e che affonda le radici nel rapporto primordiale fra il gigante e i suoi abitanti e che nessun atto burocratico potrà mai cancellare. È pure la sintesi di una richiesta che parte dal basso, dagli appassionati, dalle associazioni, da quanti vivono di Etna, dai siti web dedicati al vulcano e da liberi cittadini che, forse, mai in vita loro raggiungeranno i crateri sommitali, ma che condividono il pensiero di fondo: l’Etna non si vieta. Un consistente gruppo di associazioni, operatori e appassionati di montagna in genere, ha costituito il “Comitato Etnalibera”, che intende sensibilizzare le popolazioni etnee e le autorità preposte sulle incongruenze delle attuali norme che regolano l’accesso ai crateri sommitali e che, di fatto, rendono vietata la cima del vulcano agli escursionisti.
Il comitato, (costituito da AGAI Associazione Guide Alpine Italiane, CAI Club Alpino Italiano Regione Sicilia Onlus, Etnalife, Etnasci, Etnaviva, Etnawalk, FederEscursionismo Sicilia, FIE Federazione Italiana Escursionismo, Piuma Bianca e da cittadini che hanno aderito singolarmente) ha redatto un documento nel quale si chiede alle autorità competenti di superare i limiti alle escursioni libere in quota fissati nelle “Procedure di allertamento rischio vulcanico e modalità di fruizione per la zona sommitale del vulcano Etna”, emanate nel 2013 dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile e che, in sintesi, stabiliscono che le visite possano avvenire solo con l’ausilio di personale abilitato ai sensi di legge (guide) in situazione di normale attività dell’Etna (cosiddetta “criticità ordinaria”). In caso di eruzione, le “procedure” rendono in pratica inavvicinabili i luoghi delle manifestazioni eruttive, anche in occasione delle cosiddette “eruzioni turistiche” a basso rischio mediante l’emanazione di ordinanze prefettizie ad hoc, che si scontrano con una storia millenaria che appartiene al popolo etneo.
Etnalibera, nel documento, scrive che “il diritto di circolazione dei cittadini è tutelato costituzionalmente” e che gli attuali limiti appaiono in contraddizione con la presenza del territorio del vulcano fra i siti UNESCO, dei quali, al contrario, si dovrebbe assicurare la fruizione. Le contestate procedure di accesso all’area sommitale non sarebbero, inoltre, in linea con la normativa istitutiva della stessa Protezione Civile, mentre i divieti sarebbero un ostacolo allo sviluppo economico della nostra zona poiché “inficiano e in alcuni casi impediscono l’attività di guida alpina e vulcanologica, che invece trova una delle sue ragioni di essere proprio nell’assistere i clienti”.
Il Comitato, chiedendo di superare i divieti restituendo al Parco dell’Etna la piena responsabilità di regolamentare e gestire la fruizione dell’area protetta, suggerisce di mantenere l’evidenza di un’area ad alto rischio all’interno della quale chi accede lo fa nella piena consapevolezza dei pericoli e assumendo anche la responsabilità nel caso in cui accompagni persone meno esperte. Propone, inoltre, di aumentare considerevolmente l’informazione agli escursionisti, stabilire un numero massimo di accessi giornalieri in quota e predisporre piani di fruizione degli eventi eruttivi.
Infine, per Etnalibera, superando gli attuali divieti “si raggiungerebbe il duplice obiettivo di rendere da una parte maggiormente consapevole e sicura la fruizione di una straordinaria risorsa naturale, sfruttando d’altra parte in maniera maggiore l’enorme richiamo turistico che esercita l’Etna in occasione delle sue possenti manifestazioni eruttive ed esplosive. Tutto questo senza dimenticare che gli attuali residenti hanno diritto a mantenere il plurisecolare rapporto (fisico ed emotivo) che le popolazioni etnee hanno sempre avuto con il vulcano su cui vivono, pena la rottura delle stesse radici identitarie che legano gli etnei alla loro Muntagna”.
Etnalibera – i cui portavoce sono Sergio Mangiameli (intervistato nel servizio) e Giuseppe Riggio – ha indetto una manifestazione che si è svolta nel luglio del 2015 a Nicolosi, per presentare il documento, consegnato poi alla deputazione regionale e nazionale della provincia di Catania. Successivamente della questione si è occupata, ad agosto, la dalla Commissione Ambiente e Territorio ARS, discutendo l’interrogazione sulla fruizione dell’onorevole Concetta Raia e l’interpellanza dell’on. Salvo Giuffrida. Ad ottobre, presso il Parco dell’Etna a Nicolosi, si è riunito un tavolo tecnico ad hoc, nel corso del quale si è registrato un duro scontro fra il Sindaco di Nicolosi Nino Borzì e il capo della Protezione Civile siciliana Calogero Foti.
In questi giorni il processo verso la liberalizzazione della vetta dell’Etna all’escursionismo sembra essere iniziato. Della questione, infatti, non si occuperà più il Dipartimento nazionale di Protezione Civile, ma il Dipartimento regionale. I prospettiva dovrebbe essere varato un nuovo regolamento sulla fruizione che dovrebbe superare i divieti in vetta, mentre la competenza in materia di protezione civile dovrebbe passare ai sindaci dei territori interessati.