Il Prefetto di Catania davanti alla commissione presieduta da Rosy Bindi sul caso presunte infiltrazioni nel consiglio comunale del capoluogo: «Incessante lavoro delle Forze dell’Ordine»
Audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Rosy Bindi, del Prefetto di Catania Maria Guia Federico. Al centro dei lavori la presunte infiltrazioni mafiose nel Consiglio comunale di Catania, ma anche la situazione nei centri della provincia. Proprio sui comuni del catanese, il Prefetto ha parlato anche di Paternò e Biancavilla: «In questo momento i Comuni che più ci preoccupano sono Paternò, Biancavilla e Palagonia – ha detto –. Malgrado un incessante lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura l’organizzazione permane, ma segnalo una diminuzione dei reati in provincia di Catania, in modo particolare di quelli predatori».
Su Catania la dottoressa Federico ha specificato: «Sebbene dagli accertamenti sia emerso che le notizie di stampa siano veritiere relativamente a presenze di parenti di mafiosi nell’apparato amministrativo catanese l’analisi ha permesso di evidenziare che non sussistono le condizioni per un accesso al Comune. Per il Comune di Catania come già anticipato al vicepresidente Fava, si è tenuta una riunione di coordinamento per prendere in esame alcuni articoli di stampa relativi a presunti elementi di vicinanza di consiglieri a parenti vicini a sodalizi mafiosi. Poi abbiamo ricevuto la relazione della commissione antimafia regionale e siamo andati oltre decidendo di effettuare con i vertici delle forze dell’ordine un monitoraggio per reperire elementi.
Abbiamo prodotto una serie di schede che hanno evidenziato alcuni elementi di parentela: Marco Erica, consigliere della maggioranza, ha il genitore, il padre, denunciato per associazione di tipo mafioso. Riccardo Angelo Pellegrino, consigliere di opposizione di centro destra, segnalazioni che lo hanno denunciato per il reato previsto dal 416 ter. Francesca Raciti, presidente del consiglio comunale, padre indicato da un collaboratore come imprenditore riferimento della mafia». Ma in merito a quest’ultima posizione il prefetto ha precisato che «questa cosa non ha avuto seguito giudiziario».
Il Prefetto ha aggiunto: «Esistono rapporti di parentela che riguardano consiglieri, comunali e di circoscrizione, sia di maggioranza che di opposizione ma nessuno di questi fa parte della giunta. Comunque allo stato non c’erano i presupposti e abbiamo continuato ad eseguire il monitoraggio».