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Home » Cronaca » Italia. Quei voti e soldi siciliani della mafia alla Liguria

Italia. Quei voti e soldi siciliani della mafia alla Liguria

L’annoso cancro del sistema pubblico-politico: “voti-soldi-favori-mafia”. Posto ai domiciliari il presidente regionale della Liguria. L’OPINIONE

Sebastiano Adduso Di Sebastiano Adduso
8 Maggio 2024
in Cronaca, Italia, Sicilia
Tempo di lettura:6 mins read
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L’annoso cancro del sistema pubblico-politico: “voti-soldi-favori-mafia”. Posto ai domiciliari il presidente regionale della Liguria. L’OPINIONE
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«Nell’ambito di un procedimento in fase di indagini preliminari, nelle prime ore della mattinata, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di La Spezia (in Liguria) hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari ed un decreto di sequestro preventivo emessi dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di La Spezia nei confronti di dieci persone». Inizia così un comunicato dell’Ufficio del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di La Spezia.

LE INDAGINI

Le indagini dirette dalla Procura della Repubblica di La Spezia, svolte in coordinamento con indagini collegate della Procura della Repubblica di Genova e condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, hanno permesso di ipotizzare, sulla base di gravi indizi di colpevolezza, i reati di corruzione e di turbata libertà degli incanti per i quali sono stati applicati gli arresti domiciliari a Matteo Cozzani (ex sindaco di Portovenere e capo di Gabinetto del presidente della Regione Liguria), al fratello Filippo Cozzani (imprenditore attivo nel settore della segnaletica stradale e della vendita di bevande all’ingrosso) ed ai fratelli Raffaele e Mirko Paletti (noti imprenditori milanesi, amministratori di società che operano anche nel Comune di Portovenere). Sono stati, poi, colpiti dalla misura cautelare interdittiva del divieto di esercitare professioni, imprese od uffici direttivi delle persone giuridiche che svolgono attività d’impresa altri sei imprenditori, tra i quali Francesco Fiorino (legale rappresentante della Europa Park S.r.l., società interamente partecipata dalla Camera di Commercio di La Spezia, e nuovo membro del Cda di ATC), Giovanni Olcese e Ivan Pitto (imprenditori attivi nel settore pubblicitario), Saverio Cecchi (presidente di Confindustria Nautica a Genova e legale rappresentante della società I Saloni Nautici S.r.l.) Alessandro Campagna (direttore commerciale del Salone Nautico) e Massimo Gianello (legale rappresentante del Comitato delle Borgate del Palio del Golfo della Spezia e della società partecipata dal Comune di Lerici denominata Sviluppo Turistico Lerici S.r.l.).

Quei voti e soldi siciliani della mafia alla Liguria

Nello specifico, l’indagine riguarda fatti avvenuti nel periodo compreso tra il 2022 ed il 2024, allorché l’ex sindaco, forte della sua carica nel Comune di Portovenere e del suo ruolo in Regione Liguria, avrebbe agevolato in vario modo gli imprenditori coinvolti in cambio di favori consistiti nel far sì che i medesimi commissionassero lavori o forniture alle imprese della sua famiglia, rappresentate legalmente dal fratello Filippo Cozzani ma gestite, di fatto, anche da lui. Alcuni degli imprenditori coinvolti, in cambio dei suoi favori, avrebbero inoltre effettuato finanziamenti per il partito politico di cui Matteo Cozzani era esponente, nonché offerto in numerose occasioni ospitalità alberghiera gratuita a lui e ad altre persone da lui indicate. Tra gli episodi contestati all’ex sindaco di Portovenere a titolo di “favori” agli imprenditori coinvolti si segnala il bando di gara per la valorizzazione, mediante concessione, dell’immobile sede della ex scuola dell’infanzia “Michela Ravecca” di Portovenere, adiacente al Grand Hotel di proprietà della famiglia Paletti, fatto redigere dall’altera sindaco in modo da avvantaggiare i Paletti attraverso l’inserimento nel bando di un requisito restrittivo che solo loro potevano soddisfare, ovvero la disponibilità di un ampio locale ad uso palestra ubicato nel centro di Portovenere. Sono state contestate anche varie condotte dell’ex sindaco volte ad agevolare la realizzazione di uno stabilimento balneare sull’isola Palmaria da parte dei medesimi imprenditori milanesi, mediante forte interessamento personale e attività amministrativa ad hoc (es. delibera di Giunta di rinuncia alla prelazione sull’area da parte del Parco, delibera di Giunta che, facendo ricorso ai cd. “margini di flessibilità” permette la realizzazione dei lavori, ivi incluse piscine, con semplice permesso di costruire convenzionato, evitando procedure più complesse e partecipate, ecc.). Sono stati altresì contestati episodi di abuso d’ufficio e falsi.

I SEQUESTRI

Contestualmente all’esecuzione dell’ordinanza di misure cautelari, la Guardia di Finanza sta dando esecuzione a perquisizioni delegate a Genova, Milano, La Spezia e Portovenere e al sequestro preventivo di circa 215.000 euro, considerati profitto dei reati commessi. Alle indagini hanno anche collaborato, per la parte di loro competenza, i Carabinieri del Nucleo Forestale di La Spezia, che stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo di due immobili di Portovenere, ovvero l’edificio della ex scuola dell’infanzia “Michela Ravecca” ed il cantiere sito nell’area dell’ex cava Carlo Alberto ubicata sull’isola Palmaria.

ULTERIORI NOTIZIE PROVENIENTI DAI MEZZI D’INFORMAZIONE

Già ieri pomeriggio gli Organi d’informazione evidenziavano la presenza in questa vicenda di un’aggravante, quella mafiosa, in sostanza da parte di alcuni, di aver agito in favore di Cosa nostra, in particolare a vantaggio del clan Cammarata del ‘mandamento’ di Riesi (Caltanissetta) che da anni si era trasferito nella città di Genova. Negli anni ’90 infatti, durante la guerra di mafia in provincia di Caltanissetta, molti riesini, per non essere uccisi, furono costretti a trasferirsi a Genova e lì si sarebbero nuovamente riorganizzati. E sempre come riportato di seguito ieri dai mezzi d’Informazione, è coinvolto in questa indagine, con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, un ex sindacalista della Cgil in pensione, V. M. accusato di corruzione elettorale, aggravata dal fine di aver agevolato Cosa Nostra, in particolare gli uomini a Genova del clan Cammarata di Riesi. La Cgil lo ha sospeso. Come anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è stato posto agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulle elezioni regionali liguri del 2020. L’accusa è di corruzione.

“Siamo tranquillissimi”, ha detto il presidente della Regione Liguria rientrando nel suo appartamento a Genova, scortato da personale della Guardia di finanza in borghese. Il presidente Toti potrebbe rimanere ai domiciliari nella sua casa ad Ameglia, nello spezzino, dove ha la residenza.

NOTA

È obbligo rilevare che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, pur gravemente, e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo la emissione di una sentenza passata in giudicato in ossequio al principio costituzionale di presunzione di non colpevolezza.

L’OPINIONE (sintetica)

Diversi anni addietro, dettato più da istintiva sensazione e molto meno odierna consapevolezza della incancrenita realtà, coniai un simbolo e un’indicazione “La mafia dello Stato”. Sono passati alcuni decenni e, purtroppo, mi sembra che cambi tutto in questa Penisola, nello Stato, Regioni, Città metropolitane o Consorzi (province), Comuni, Enti, Partecipate, ecc. ma poi di fatto e, sotto gli occhi di chi ancora può e vuole vedere, in concreto non cambia nulla, dal puntale della “Piramide” all’ultimo blocco della base.

La settimana scorsa nella nostra trasmissione La Parola, un avvocato attivo anche in politica, ha raccontato della sua corrente esperienza che lo ha visto marginalizzato per essersi impegnato a favore della legalità e trasparenza. Non sono potuto intervenire per un raffreddore, ma mentre ascoltavo, rammentavo le parole che un tempo un alto esponente del sistema pubblico-politico regionale mi disse dopo avermi convocato nel suo ufficio e avermi fatto aspettare alcune ore dietro la sua porta “Da un punto A, a un punto B, scorre il grande fiume, tutti gli altri punti, c, d, e, f, sono solo affluenti del grande fiume, Ora se ne può andare”. Quel “grande fiume”, come d’altronde, purtroppo, mi appare ancora adesso, sarebbe “La mafia dello Stato”, parallela alla mafia criminale.

Un’eloquente analisi, attribuita ad un indimenticabile magistrato, Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia e il cui omicidio che falcidiò anche la sua scorta (ne sopravvisse solo uno) per decenni è stato notoriamente depistato senza che, guarda caso, alcuno se ne accorgesse (dovette infatti pentirsi molti anni dopo un killer di cosa nostra perché ci si rendesse conto -ufficialmente ?- che si era stati innanzi a decenni di sviamento), dice: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo“.

Di tutta evidenza (nonché risaputamente quanto altrettanto edulcorato o dissimulato dalla cosiddetta cultura e varia propaganda) qualsiasi mafia o anche associazione a delinquere, disponendo di ingenti risorse finanziarie ed economiche, specialmente con il mercato della droga e della prostituzione, corrompendo e offrendo “di tutto e di più”, s’infiltra “umanamente” pressoché ovunque nel sistema pubblico-politico e degli appalti, dallo Stato al più piccolo Comune e quindi nella società, gradualmente infettandola, comprandosela, rendendola omertosa, retorica, ipocrita, quasi compiaciuta, complice, opportunista e allineata.

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