La notifica di fine indagini apre al processo per la 64enne che ha parlato dell’omicidio come conseguenza di maltrattamenti. Al legale della moglie, replicano i congiunti tramite i propri avvocati
L’avvicinarsi del processo per Vincenzina Ingrassia, la 64enne biancavillese che ha ammesso le proprie responsabilità nell’uccisione del marito Alfio Longo, avvenuta nello scorso mese di agosto nella villetta delle Vigne di Biancavilla, dove la coppia risiedeva, scalda gli animi fra le parti. Dopo la dichiarazione a Yvii24 dell’avvocato Pilar Castiglia, difensore della signora Ingrassia, nella quale il legale ha sottolineato che il “maltrattamento in questo caso era imperante” (aggiungendo di non poter dire altro senza aver esaminato l’incartamento relativo alle indagini), è adesso la famiglia di Alfio Longo a far sentire la propria voce, tramite i legali dei nipoti, l’avvocato Alfina D’Oca (che rappresenta la nipote del defunto Rosetta Cantarella) e l’avvocato Vincenzo Nicolosi (che rappresenta il nipote di Longo, Salvatore Cantarella).
I congiunti della vittima non ci stanno a veder lo zio dipinto con i tratti del violento che picchiava la moglie da 40 anni, maltrattamenti che, a detta di Enza Ingrassia, sarebbero alla base della violenza omicida esplosa nella notte del 27 agosto nella tranquilla villetta in cui i due abitavano.
«I nipoti, amareggiati, – afferma l’avvocato D’Oca – hanno manifestato l’esigenza di esternare il proprio dolore per quello che è successo e per la perdita del proprio caro, ma anche la propria rabbia nel constatare che la memoria dello zio viene continuamente infangata. Bisogna ricordare che questo signore era una persona del quale tutti parlavano bene e continuano a farlo nella stessa identica maniera – prosegue il legale –. Era una persona amata da tutti e benvoluta, che adorava gli animali e che non faceva mancare nulla alla moglie, e questo lei stessa lo ha detto in più occasioni. I nipoti parteciperanno al processo chiedendo a gran voce che si faccia giustizia, perché se c’è una vittima in tutta questa vicenda è lui, che è stato ucciso con delle modalità che fanno rabbrividire.
Bisogna ricordare il signor Longo – continua D’Oca – proteggendone la dignità che aveva, anche perché non basta raccontare questi maltrattamenti di cui parla la moglie, ma ci vogliono dimostrazioni e prove. Gli stessi nipoti sono stati sempre accanto ai coniugi e non hanno mai avvertito nulla di tutto ciò. I nipoti rappresenteranno al processo la parte che non può più controbattere in quanto defunta».
L’omicidio, come si ricorderà, ha turbato l’ultimo scorcio di agosto a Biancavilla, nella settimana della festa estiva in onore della Madonna dell’Elemosina. Vincenzina Ingrassia, dopo aver parlato di un tentativo di rapina in villa finito nel sangue, ha ammesso le proprie responsabilità aggiungendo di aver subito per tanto tempo un marito violento. Nelle prossime settimane il Tribunale deciderà sul rinvio a giudizio.