di Francesco Giordano
IL MISTERO DELL’UOMO DELLA SINDONE, UNA IMPORTANTE CONFERENZA IN CHIAVE SCIENTIFICA E TEOLOGICA SUL CELEBRE LENZUOLO SI E’ SVOLTA NELLA CHIESA DELLA SS. ANNUNZIATA DI PATERNO’
L’evento, organizzato dall’ANFI di Paternò e dalla Commissione Cultura ed Eventi della chiesa Madre di S. Maria dell’Alto, ha visto la presenza dei sindonologi Marco Gnoffo e Angelo Russo
La Sacra Sindone di Torino – il lenzuolo che per la tradizione cristiana ha avvolto il corpo di Cristo – è stata oggetto di una importante conferenza tenutasi nella chiesa dell’ex monastero della SS. Annunziata di Paternò. L’evento (dello scorso 11 ottobre) è stato organizzato dall’ANFI-Paternò (associazione nazionale finanzieri d’Italia) in collaborazione con la Commissione Cultura ed Eventi della Chiesa Madre di S. Maria dell’Alto. Un numeroso e attento pubblico ha seguito con interesse gli argomenti trattati, erano presenti anche rappresentanti della Guardia di Finanza di Paternò e Carabinieri della locale Compagnia, nonché una nutrita rappresentanza dell’ANFI-Bagheria, per l’amministrazione comunale è intervenuto l’assessore alla cultura Giambattista Caruso; assenti per altri impegni l’arcivescovo di Catania Luigi Renna e l’arcivescovo emerito Salvatore Gristina, i quali hanno fatto pervenire il loro saluto; la conferenza è stata condotta e moderata dallo scrivente questo articolo.
Per i saluti di rito si sono avvicendati il m.llo Domenico Triolo, presidente dell’ANFI-Paternò e don Salvatore Patanè, Prevosto parroco della Chiesa Madre di S. Maria dell’Alto. Il primo, ringraziando i presenti e le autorità militari per la loro presenza ha rivolto un saluto particolare agli ospiti di Bagheria, esprimendo soddisfazione per la realizzazione di un evento che ha fortemente voluto; don Salvatore Patanè ha espresso il suo compiacimento per il tema particolarmente interessante della conferenza, tema che lega fede e scienza come la trama di uno stesso tessuto.
La serata ha visto la presenza di due sindonologi palermitani, l’ing. Marco Gnoffo e il dott. Angelo Russo, entrambi specializzati in Studi sindonici presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma. Nel suo intervento Marco Gnoffo – attraverso una copia della Sindone appositamente esposta in chiesa per l’occasione – ha preso in analisi i rapporti con la scienza. Si tratta di un aspetto cruciale della sindonologia (uno studio che ebbe inizio nel 1898 a seguito della celebre foto scattata da Secondo Pia che attraverso il negativo mise in evidenza in modo impressionante la figura umana del sacro lino) poiché si affrontano molteplici studi per esaminare il lenzuolo sotto la lente di diverse scienze quali la fisiologia, l’anatomia, la medicina legale, la chimica, la mineralogia, la botanica, etc. Analizzando le fibre di lino con potenti microscopi ed analisi chimiche è ormai certo che l’immagine della Sindone non è una pittura ma qualcosa di molto più complesso ad oggi inspiegabile, è invece certo che sono presenti numerose tracce ematiche umane. Inoltre sono state rilevate terre minerali presenti in Medio Oriente nonché la presenza di pollini di piante endemiche della Palestina; non ultima è stata evidenziata la tridimensionalità della figura umana della Sindone, ricostruita con complessi algoritmi informatici. Ormai si è concordi – ha continuato Gnoffo – che i 3 centimetri del lenzuolo prelevati nel 1988 per essere datati, erano contaminati da diversi fattori e quindi la datazione medievale non è attendibile in quanto i risultati degli studi multidisciplinari smentiscono la datazione al carbonio-14 del 1988 che la collocò al tardo medioevo (1260/1390). Da questo intervento è emerso che un eventuale falsario medievale, o di altre epoche, avrebbe dovuto avere conoscenze scientifiche e strumenti impensabili per quei secoli, conoscenze e strumenti che sarebbero stati acquisiti dall’uomo solo tra la il XIX e il XXI secolo. Infine anche alcune fonti letterarie – quali l’accusa di frode fatta nel 1355 da Henri de Poitiers vescovo di Troyes, e nello stesso secolo l’accusa di Nicola di Oresme, secondo cui la Sindone era un falso per lucrare denaro ai fedeli – oltre ad essere confutabile attraverso un’analisi storica sulle dinamiche politiche legate al monopolio delle reliquie, sono fortemente smentite dai risultati degli studi scientifici sopra descritti.
Nel suo intervento Angelo Russo ha trattato invece gli aspetti teologici e storici della Sindone. Il relatore ha presentato un fitto excursus di riferimenti della Bibbia mettendo a confronto passi del vecchio Testamento e dei Vangeli, ne è emerso un dettagliato quadro in cui versetti del profeta Isaia, di alcuni Salmi e dei Vangeli, come quello di Giovanni, sono sovrapponibili con la lettura della Sindone. Le tracce ematiche, le numerose ferite, i segni di tortura compatibili con la crocifissione, la coagulazione del sangue, quindi le sofferenze fino alla morte dell’uomo della Sindone appaiono così come profetizzati nel vecchio Testamento e come descritti, in modo quasi cronachistico, nei Vangeli. L’osservazione e la lettura del sacro lino – ha continuato Russo – rimandano continuamente alle sacre scritture e viceversa. Un altro dato che colpisce particolarmente e a cui ha fatto riferimento il relatore, è il gruppo sanguigno AB che si rileva sia nelle tracce ematiche della Sindone che in tutti i miracoli eucaristici riconosciuti dalla Chiesa.
In conclusione dalla conferenza di Paternò è risultato chiaro che il dibattito scientifico sulla più celebre reliquia del Cristianesimo, pur avendo punti fermi inoppugnabili rimane ancora aperto e forse non si arriverà mai a dimostrare la “verità”. Ovviamente per ogni cristiano non sono necessarie prove di autenticità di una reliquia per affermare o consolidare la propria fede, e credere nella Sindone rimane una libera scelta che va oltre qualsiasi studio ed esito scientifico. Nel contempo è pur vero che questo prezioso reperto mette ancora oggi alla prova la scienza, la sfida e sembra quasi prendersi beffa di coloro che tentano in ogni modo a farla passare come un falso. Sull’argomento riteniamo illuminante citare Giovanni Paolo II che definì la Sindone “specchio del Vangelo” e “un’icona scritta col sangue”, sottolineando che la sua contemplazione aiuta a liberarsi dalla superficialità e dal peccato, e che il suo silenzio è un eloquente testimone della Passione e morte di Cristo, esortando i fedeli a cercare il volto di Dio attraverso il suo studio e a farne un criterio ispiratore della loro esistenza. In tal modo la Chiesa ne mantiene la devozione, lasciando alla scienza – dei credenti e dei non credenti – campo libero alla ricerca scientifica. Anche questa è una espressione del libero arbitrio che Dio ha donato ad ogni uomo.









