L’ultimo libro della giornalista Rai e scrittrice è un romanzo che approfondisce la tematica femminicidio e sonda la profondità della psiche umana
Dopo “Madri assassine”, “Vite sospese”, solo per citarne alcuni, torna in libreria con un romanzo, la scrittrice e giornalista volto della Rai, Adriana Pannitteri con il suo libro “Cronaca di un delitto annunciato” (Edizioni L’asino d’oro), un libro sulla storia di un femminicidio. La presentazione del testo a Paternò, all’interno della Biblioteca comunale “G. B. Nicolosi”. Yvii 24 ha incontrato l’autrice.
Con questo romanzo Adriana Pannitteri prova a sondare le profondità della psiche umana, dei meccanismi reconditi che fanno attivare le azioni violente e delittuose. Il testo, permeato di speranza, vuole tenere viva l’attenzione su un tema, quello del femminicidio, che non può essere in alcun modo sottovalutato né trascurato.
Agli antipodi esistenziali due persone si confrontano con l’imponderabile di alcune situazioni, due temperamenti controversi ma opposti, l’uno (Antonio) che sembra avere tutte le risposte senza sentire il bisogno di porsi delle domande, l’altra (la giornalista Maria Grazia) che si mette sempre in discussione, si pone mille domande senza trovare risposte. Aleggia il mistero su un crimine che potrebbe anche non essere commesso, la speranza fino alla fine persiste, perché come dice Adriana Pannitteri: «Si deve assolutamente contrastare questo assurdo fenomeno, che non riguarda solo gli adulti, gli uomini di una certa età, ma abbiamo visto anche dai casi più recenti che vedono coinvolti ragazzi di vent’anni capaci di uccide quando si sentono rifiutati, quando perdono il controllo della persona che credono di amare. Come soluzione proporrei di cominciare subito dall’educazione ai più piccoli, così come l’educazione civica, sicuramente anche là ci sarebbe da migliorare perché molti non hanno compreso che le carte non si buttano per strada, però se si incide nell’animo di un bambino, se si orienta il senso del rispetto, l’importanza di un rapporto sano in ogni forma d’amore, forse il fenomeno del femminicidio potrebbe essere debellato».
Gli arcani della mente umana che giunge in taluni casi a ferire ad uccidere, ha sempre interessato la giornalista romana, con “Madri assassine” ha raccontato la follia delle madri rinchiuse a Castiglione delle Stiviere, madri che hanno ucciso i propri figli, quindi un crimine tra i più terribili pressoché inconcepibile, eppure il saggio coraggiosamente si sofferma su questi scomodi temi. Un altro tema che tiene ancora acceso il dibattito pubblico è quello etico sull’eutanasia affrontato dalla Pannitteri in un saggio corredato di testimonianze, e ancora la follia che pone ai margini in “La pazzia dimenticata”dunque, mantiene la propensione a trattare problematiche su cui bisogna riflettere senza indigi. In “Cronaca di un delitto annunciato” che ha delle volontarie anologie con il romanzo “Cronaca di una morte annunciata” di Gabriel García Márquez, Adriana Pannitteri sceglie questa forma letteraria per consentire al lettore una maggiore immedesimanzione nella trama, nella vita dei personaggi di cui racconta, per comprenderne l’umanità ma anche l’errore che può divenire orrore, lo squilibrio di una repentina follia.