L’opposizione: «La maggioranza si piega al sindaco». Intanto i dipendenti a tempo determinato percepiscono una terza mensilità delle cinque che mancano all’appello
Non è una convocazione urgente. Con queste motivazioni il Consiglio comunale di Adrano, convocato venerdì 27 maggio per dibattere l’emergenza dei lavoratori a tempo determinato del Comune e la situazione economico-finanziaria dell’ente, non ha trattato l’argomento previsto dal programma dei lavori.
Oltre un’ora di dibattito, poi il voto sui motivi d’urgenza, specificati sulla convocazione (richiesta dall’opposizione), e una maggioranza numerica di consiglieri che non riscontra l’urgenza con la chiusura dei lavori senza entrare nello specifico del punto. Finisce 12 a 9 con la coalizione di governo che vota no all’urgenza, accusando la minoranza di voler strumentalizzare la drammatica situazione dei precari del comune, che sono rimasti senza 5 mesi di stipendio per il mancato trasferimento dei fondi regionali, anche se la situazione va via via rientrando verso la normalità con il pagamento di tre mensilità arretrate (l’ultima proprio ieri venerdì 27). L’opposizione ha invece parlato di mancata attuazione di quanto deciso in una riunione precedente del consiglio. Il punto verrà comunque dibattuto in un’altra seduta consiliare che dovrà essere riconvocata in sessione ordinaria.
Al termine della seduta l’opposizione ha diramato la seguente nota:
“Prendiamo atto che la maggioranza non ritiene urgente affrontare le questioni dei precari e della già compromessa situazione economico-finanziaria dell’Ente. Tutto ciò nonostante sia stata disattesa la mozione votata all’unanimità durante la scorsa seduta, con cui si impegnava l’Amministrazione al pagamento di tutti gli arretrati con priorità assoluta. Si sottolinea l’ambiguità dei Consiglieri di maggioranza che, bocciando i motivi d’urgenza, hanno determinato il rinvio della seduta, piegandosi supinamente alla sovradeterminazione del Sindaco. Manifestiamo la nostra crescente preoccupazione su tali questioni: non vorremmo trovarci tra qualche settimana a dover dire “noi l’avevamo detto”.