Una storia di speranza, quella che racconteremo oggi, che ha come protagonista la piccola Nuri – questo il nome di fantasia che abbiamo voluto darle – , di 11 mesi, che tra le braccia dei suoi giovani genitori è fuggita dalla Libia per sperare di raggiungere l’Europa per un futuro migliore. Una vicenda che ha inizio al di là del Mediterraneo, dove quotidianamente si registrano storie di disumanità e di orrore. Dove uomini, donne e bambini, consegnando tutti i propri risparmi in mano a trafficanti senza cuore, tentano la salvezza a bordo di barconi che poco dopo l’inizio della traversata cominciano a mostrare tutti i segni dell’instabilità e che spesse volte affondano trascinando con se morte e dolore. Nuri e i suoi genitori, sono tre dei tanti migranti che si trovavano sulla nave Humanity 1 approdata pochi giorni fa al porto di Catania e che hanno voluto lasciare alle spalle l’orrore e la disperazione, trovando accoglienza nel piccolo centro etneo di Santa Maria di Licodia grazie al Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo “SAI” (Sistema, Accoglienza, Integrazione), previsto dal progetto gestito dalla cooperativa “Iride” di Scordia, coordinato dalla psicologa Alessandra Bonanno ed affiancata da una equipe multidisciplinare.
La piccola Nuri, al momento, a causa di una malformazione congenita – labbro leporino – riesce a nutrirsi solamente attraverso latte, cibo liquido e omogenizzati. E da ieri, dopo il braccio di ferro tra Governo nazionale e Ong sullo sbarco dei migranti, finalmente la famiglia ospitata nel piccolo centro ai piedi dell’Etna potrà dormire sonni tranquilli e sperare in un tempestivo intervento da parte dei medici del territorio per la risoluzione del problema di salute che i medici libici non sono riusciti a curare nonostante i tanti soldi spesi dalla famiglia nella propria terra. «La storia della piccola ha toccato il cuore di tutti» ha detto la coordinatrice Bonanno. «Da subito si è messa in moto la macchina dell’accoglienza integrata e diffusa, ormai consolidata a Licodia, che dal 2016 ospita famiglie richiedenti asilo per la protezione internazionale. Oltre agli aspetti burocratici, non abbiamo perso tempo a contattare i presidi ospedalieri del territorio per provvedere al più presto alle cure della bambina». A seguire la vicenda in prima persona anche il sindaco Giovanni Buttò.