In corso la gara per l’affidamento della progettazione esecutiva del progetto del depuratore
Il comune di Santa Maria di Licodia, si è attivato negli scorsi giorni, per cercare di risolvere l’annoso problema del depuratore, che da diverso tempo fa vivere notti insonni a chi si trova a valle dello stesso. Un depuratore ormai vecchio, tra i primi realizzati negli anni ’70 nella regione, e che non rispetta più le normative ed i parametri di legge odierni. È del primo cittadino Salvatore Mastroianni l’annuncio che qualcosa si sta muovendo in tal senso attraverso l’intercettazione di finanziamenti e la progettazione di una nuova struttura a norma. «Abbiamo già fatto, ed è in itinere, la gara per quanto riguarda la progettazione esecutiva del progetto del depuratore attraverso la quale daremo un incarico con gara pubblica che scade il 7 febbraio, fatta presso la Centrale unica di committenza di Pedara. Il finanziamento è in itinere e non è stato precluso nulla».
Attualmente, dunque, è in atto una fase preliminare: attraverso un appalto, si procederà con la progettazione definitiva ed esecutiva per il potenziamento ed adeguamento al D.Lgs 152/06 dell’impianto. L’importo totale, comprensivo degli oneri di sicurezza, è pari a 213.120,55 euro di cui 92.620,64 destinati alla progettazione definitiva, 50.391,48 destinati alla progettazione esecutiva e 60.114,32 all’esecuzione dei lavori. L’aggiudicazione della gara, seguirà il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
«Un finanziamento importante», aggiunge il primo cittadino, che dovrebbe prevedere l’arrivo a Santa Maria di Licodia di una cifra pari a 3 milioni e 200 mila euro che si andrebbero ad aggiungere, sempre in tema di acque nere, a quanto inserito nel “Patto per la Sicilia” di Renzi (rileggi l’articolo) per la realizzazione di collettori e reti fognarie nelle zone ad oggi sfornite.
Una vicenda, quella del depuratore, che era scoppiata nell’agosto del 2016, quando a seguito delle indagini del Corpo Forestale, il giudice per le indagini preliminari della Procura della Repubblica etnea aveva disposto il sequestro con la contestuale iscrizione di due persone nel registro degli indagati. Le motivazioni, furono quelle legate alla necessità di prevenire gli eventuali rischi igienico-sanitari derivanti dallo sversamento di liquami e per eventuali danni alle colture. (rileggi l’articolo). La Procura, infatti, a seguito anche di una denuncia da parte di un proprietario di un terreno a valle del depuratore accertò che nel terreno erano presenti dei valori di escherichia coli anche 800 volte superiori al limite massimo indicato dalla legge vigente, e livelli di azoto ammoniacale tre volte superiori alla norma.
Nel mese di aprile scorso, anche l’M5S, attraverso l’intervento dell’onorevole Angela Foti, su segnalazione dell’allora gruppo consiliare d’opposizione “La Scelta”, intervenne sulla questione del depuratore denunciando tramite una propria nota che «fiumi di liquami vengono sversati sui terreni da decenni, proprio a due passi da abitazioni e attività commerciali, a causa del cattivo funzionamento del depuratore posto a sequestro già dal 2016. Un dramma ambientale per il quale i governi che si sono succeduti non hanno ancora fatto nulla se non inutili atti rimasti sepolti nei cassetti e un insopportabile gioco dello scarica barile».