Il segreto? Gaetano Erba: «Camminare piano piano. E piano piano ci si arriva»
Una festa nella festa, quella che si è svolta oggi a Santa Maria di Licodia. Se da un lato la comunità licodiese ha festeggiato la ricorrenza dell’Immacolata Concezione, dall’altro – sempre all’interno della chiesa Santissimo Crocifisso – in tanti hanno voluto rendere grazie per chi di queste feste ne ha vissute parecchie, cento per la precisione. Lui è nonno Tano, Gaetano Concetto Erba all’anagrafe, nato proprio l’8 dicembre del 1919 da Antonino e Grazia, ultimo di 3 fratelli (Maria e Nino). Una vita travagliata, la sua, a partire dalla sua data di iscrizione all’anagrafe, avvenuta quasi un mese dopo la reale nascita, il 7 gennaio 1920. Un’usanza d’altri tempi, che veniva attuata per “rubare” un anno al servizio militare. Tanto lavoro, sin da 14 anni, quando andò a zappare i campi per mantenere la famiglia dopo la morte del padre e sanare alcuni debiti.
Ma la vita è spesso dura e quel mese di posticipo, non bastò a far evitare la leva a Gaetano, il quale dovette farne 6 di anni sotto le armi, dopo che l’Italia entrò nel secondo conflitto Mondiale. Ma che la vita fosse dalla sua parte, lo si capisce dai racconti dello stesso nonnino. Passò dalla prigionia inglese, si salvò dall’affondamento della nave Oceania – silurata a poche miglia da Tripoli – dove era stato chiamato a fare servizio e riuscì a sopravvivere alla campagna d’Africa dove per far fronte alle torride temperature africane era costretto a raccogliere l’acqua che si formava dell’umidità notturna, per poi dissetarsi di giorno. E se la brina era stata poca nella notte, c’era l’acqua del radiatore a dissetarlo. Se tutto ciò fosse ancora poco, il fato o la protezione di Dio, lo ha voluto preservare in tante altre occasioni, per raggiungere il traguardo di oggi, come quando costretto a fuggire da bombardamenti e rappresaglie, un giorno salì su una camionetta piuttosto che su un’altra. La camionetta che lo precedeva fu colpita da una bomba e morirono tutti. Lui, invece, si salvò.
Il resto è storia di oggi. Al ritorno della guerra sposò la sua amata Giuseppina con la quale ebbe 2 figli che gli regalarono 6 nipoti e 13 pronipoti. Il segreto di una vita così longeva? «Camminare piano piano, quotidianamente e lavorare in campagna. E piano piano ci si arriva» ha detto lo stesso centenario. Una mente lucidissima, la sua, che nonostante la terza media riesce a raccontare ogni dinamica della guerra, compiere operazioni matematiche dai grandi numeri senza calcolatrice e ricordare perfettamente ogni capitale e ogni confine delle nazioni di tutto il mondo. Dopo la celebrazione eucaristica di ringraziamento presieduta da don Santino Salamone, dove il primo cittadino Salvatore Mastroianni ha voluto fare i «migliori complimenti per il traguardo raggiunto», i festeggiamenti si sono spostati a casa di Gaetano dove il vicesindaco Mirella Rizzo e il presidente del consiglio Gaetano Buttò hanno consegnato una targa ricordo.
La poesia scritta dal figlio Antonino, dedicata al padre
A goccia a goccia hai raccolto la vita,
in quel giardino dove hai tanto piantato.
Se a suo tempo è tanto fiorito quel raccolto ne hai meritato.
Non è il tempo che conta ne gli anni,
ma il trascorso che tu hai vissuto.
Tutto manca nei tuoi primi affanni,
mentre a lei hai dato è perduto.
Priva il padre ai tuoi giovani anni,
e dalla guerra vissuta scampato,
che ne vivi tra infiniti ricordi,
in famiglia che ami e ti ha amato.
Tanti amici tra i perenni lavori,
chi in gloria o ancora esistenti.
Del tuo essere ne godi gli onori,
dei cent’anni quei sogni mai spenti.