Due bossoli sono stati trovati da personale della Polizia di Stato e della scorta di Giuseppe Antoci*, ex presidente del parco dei Nebrodi e presidente onorario della fondazione Antonino Caponnetto, nei pressi dell’hotel a Bologna dove l’uomo soggiornava, per partecipare a un incontro alla Scuola di Pace di Montesole di Marzabotto. L’ex presidente del parco Nebrodi era tornato venerdì a Marzabotto per parlare di mafie al Festival “Radici – Delle memorie civili e ambientali”.
*Giuseppe Antoci il 17 ottobre 2013 fu nominato Presidente del Parco dei Nebrodi, un’area naturalistica che prende il nome dall’omonima catena di monti che si stagliano su Tirreno siciliano che insieme alle Madonie ad ovest e ai Peloritani ad est, costituiscono l’Appennino siculo. Si oppose da subito ad un meccanismo di pressioni e intimidazioni che subivano gli agricoltori del territorio dei Nebrodi. Resosi infatti conto che il giro dei fondi europei era milionario (il valore della programmazione 2007/2013 è valso in Sicilia 5 miliardi di euro) e che era soprattutto un problema esteso in tutta la regione siciliana essendovi coinvolti molti mafiosi e politici, con il coordinamento del Questore di Messina e con l’aiuto del Prefetto di Messina, furono organizzati studi e incontri volti alla creazione di un “Protocollo di Legalità” per impedire l’uso di false autocertificazioni antimafia con cui le organizzazioni criminali si accaparravano i terreni per i quali poi chiedere i contributi pubblici. Ricevette pressoché subito una serie di minacce tra cui due buste contenenti 5 proiettili calibro 9 indirizzate al Parco dei Nebrodi e al Commissariato di Polizia di Sant’Agata di Militello. Fu costituita una Task Force attraverso l’accordo tra la Questura di Messina e il Parco dei Nebrodi, gruppo formato dal personale del Corpo di Vigilanza del Parco e da quello della Polizia del Commissariato di Sant’Agata di Militello, coordinati dalla Procura della Repubblica di Patti e al comando del Vice Questore. Nonostante ciò la notte tra il 17 e il 18 maggio 2016, Giuseppe Antoci fu oggetto di un attentato mafioso mentre era di ritorno a Santo Stefano di Camastra, dal quale uscii illeso grazie all’auto blindata e all’intervento degli agenti di Polizia addetti alla sua scorta ai quali fu data una medaglia al Valor Civile. Il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci dopo avere vinto le elezioni regionali in Sicilia mel 2017 ha sostituito Antoci. La sostituzione scatenò una serie di polemiche politiche, una lettera di protesta sottoscritta da 22 sindaci dei Nebrodi e la protesta di Antoci stesso che ha descritto l’atto come “un segnale forte e chiaro a certi ambienti” che avrebbe fatto brindare i mafiosi. Il 15 gennaio del 2020 la Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, con a Capo il Procuratore Maurizio De Lucia, coordinando il lavoro dei Carabinieri del Ros e della Guardia di Finanza, ha eseguito l’operazione “Nebrodi”, una delle più importanti indagini antimafia eseguite in Sicilia e la più imponente, sul versante dei Fondi Europei dell’Agricoltura in mano alle mafie, mai eseguita in Italia e all’Estero, con 94 arresti e 151 aziende agricole sequestrate (da un mio articolo di allora quando scrivevo per un’altra testata “Arrestati mafiosi, funzionari regionali, sindaco e notaio. Percepivano illecitamente contributi europei). Dall’Unione Europea alle Istituzioni italiane, tutti hanno riconosciuto che il “Protocollo Antoci” fu uno strumento fondamentale per bloccare il sistema criminale delle zone dei Nebrodi. Il 31 ottobre 2022, presso l’aula del Tribunale di Patti in provincia di Messina, con Antoci presente, è stata letta la sentenza dal Presidente del Tribunale Ugo Scavuzzo, una sentenza che ha inflitto più di 600 anni di carcere e 4 milioni di euro di confische. In rapporto al numero di imputati e condanne emesse, la media per imputato è stata superiore rispetto al maxiprocesso storico di Falcone e Borsellino del 1989 a Palermo. A dicembre 2022 sono emerse conversazioni nelle quali un indagato per estorsione appartenente al clan mafioso dei Batanesi* avrebbe sostenuto che alcuni suoi parenti che erano in carcere perché coinvolti nel processo “Nebrodi” non appena scontata la pena avrebbero ucciso Antoci. In risposta, il Comitato per l’ordine e la sicurezza ha innalzato ai massimi livelli la scorta ad Antoci e aumentato quella a protezione dei suoi familiari.
* Il Clan dei Batanesi prende il nome dalla contrada Batana di Tortorici, comune del Parco dei Nebrodi nella provincia di Messina.
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