La Regione Siciliana entro la fine della legislatura in corso potrebbe vedere ridotto il numero dei dipendenti e dirigenti. Almeno duemila andrebbero in pensione. A dirlo è il Cobas/Codir in un proprio post. La richiesta del Cobas/Codir al Governo Schifani è pertanto di procedere con la riclassificazione del personale “per adeguarlo alle reali necessità della macchina amministrativa”.
Da un lato il sostanziale blocco delle assunzioni per altri 9 anni previsto dall’accordo Stato-Regione, siglato dal precedente governo Musumeci – si fa notare – e per un altro verso il progressivo pensionamento del personale regionale che si è drasticamente ridotto negli ultimi dieci anni svuotando soprattutto le qualifiche di funzionario e istruttore indispensabili per l’istruttoria e la definizione di tutti i procedimenti amministrativi; mentre nel caso della dirigenza la diminuzione degli addetti è, addirittura, del 70% e raggiunge il 100% nel caso dei dirigenti di I°e II° fascia, non consentendo “ipso iure” nomine legittime dei dirigenti generali tanto che più volte la magistratura è già dovuta intervenuta censurando la Regione.
Il sindacato maggiormente rappresentativo tra gli impiegati regionali evidenzia che i vuoti negli organici sono più marcati fra istruttori, funzionari e dirigenti. Gli istruttori (diplomati) erano 4.979 nel 2013. Adesso in servizio sono 2.900 e sono destinati a scendere fino 2.050 nel 2027. Stessa progressione per i funzionari (laureati) dai 4.965 del 2013, ai 2.800 di oggi e ai 2.100 previsti nel 2027. Ma i vuoti maggiori, in proporzione, riguardano i dirigenti (laureati). Nel 2013 erano 1.805. Oggi negli uffici ce ne sono 740. Nel 2027 saranno solo 370.
E il sindacato va oltre la denuncia e fa anche una concreta proposta al governo Schifani: iniziare un’”operazione verità” sul personale della Regione siciliana che consenta la reingegnerizzazione delle categorie e un nuovo modello organizzativo al passo con i tempi, con l’era del digitale e con l’intelligenza artificiale che rivoluzionerà ulteriormente il lavoro burocratico.
Il sindacato evidenzia anche come “mantenere l’attuale anacronistica organizzazione funzionale del lavoro, rappresenti una costante frustrazione per gli stessi lavoratori che, ormai da 22 anni, si vedono negati percorsi di carriera e che sono i primi a subire un sistema organizzativo inadeguato che vanifica l’impegno di ciascun addetto. Una situazione – sottolineano i sindacalisti – che rappresenta un permanente danno nei confronti di tutti i cittadini e gli operatori economici che non trovano un apparato amministrativo adeguato nel numero degli addetti necessari per svolgere le funzioni di cui la Sicilia ha bisogno per lavorare e progredire”.
Analoga manovra a quella rivendicata oggi dal sindacato Cobas/Codir fu condotta dalla Regione siciliana nell’anno 2001, varando la riclassificazione di tutto il personale regionale da un sistema classificatorio in otto livelli (che esisteva dal 1971) all’attuale sistema classificatorio in quattro categorie, anch’esso ormai però superato dalla digitalizzazione che accorcia sempre di più la filiera produttiva nei procedimenti amministrativi.
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