Un sostegno dalla Regione Siciliana per le donne vittime di violenza al fine di potere riacquistare una propria ‘autonomia di vita e lavoro’ (anch’essa fondamentale per potersi liberare e specialmente per una donna, da coercitive o violente subordinazioni maschiliste, culturali, confessionali, cavernicoli, ideologiche, tradizionaliste, totalitariste o sempre più spesso in modo inquietante nelle nostre società occidentali, analfabetismi scientifici e civili). Fondi destinati a trovare una nuova casa nuova e anche per aprire una attività. Ci sono anche finanziamenti per le comunità che a seguito di violenza danno alle donne ospitalità e operano anche per prevenirla.
Il decreto dell’8 settembre è dell’assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro, dipartimento della famiglia e delle politiche sociali, il cui assessore è il medico chirurgo e medico legale la democristiana Albano Nunzia Nuccia. Si tratta di interventi di assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli minori o diversamente abili. Concessione di contributi ai Centri antiviolenza e alle strutture di accoglienza ad indirizzo segreto per il finanziamento di progetti volti alla realizzazione di piani personalizzati rivolti alle donne vittime di violenza e per attività formativa-informativa e di comunicazione presso gli istituti scolastici. Si decreta la concessione di contributi ai Centri antiviolenza e alle strutture di accoglienza ad indirizzo segreto per il finanziamento di progetti volti a realizzare piani personalizzati rivolti alle donne vittime di violenza, nonché per iniziative da realizzare presso gli istituti scolastici sulla violenza di genere e sulla parità dei diritti e delle opportunità.
Sempre dal medesimo assessorato regionale, con decreto del 7 settembre c.a. sono anche disponibili ulteriori somme fino a esaurimento, fondi, destinati ai Comuni che, in sinergia con i centri antiviolenza o con le strutture di accoglienza a indirizzo segreto iscritte all’albo regionale, vogliono avviare un progetto personalizzato in favore delle donne vittime di abusi e maltrattamenti, anche con figli minori o disabili. Tra le spese ammissibili il contributo al pagamento del canone di affitto per abitazione o attività lavorativa, l’acquisto di attrezzature, arredi, materie prime, le spese di attivazione delle utenze, le polizze assicurative, le licenze, i permessi, le autorizzazioni, apertura e tenuta di un conto corrente dedicato bancario/postale. Potrà essere richiesto un contributo annuo non superiore a 10.000 euro per ciascuna donna.
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