La sezione disciplinare del Consiglio superiore della Magistratura ha condannato alla sospensione dalle funzioni per 6 mesi e al trasferimento al Tribunale di Caltanissetta con funzione di giudice civile, Alessia Sinatra, sostituto procuratore a Palermo (oggi in Dda ma a lungo nel pool fasce deboli). Una sanzione molto più pesante di quella chiesta dalla Procura generale della Cassazione che rappresenta l’accusa e che era stata di perdita dell’anzianità per tre mesi. Per molto tempo, in un caso anche 17 anni, ha tenuto fermi fascicoli di indagine molto delicati per abusi sessuali su minorenni, stalking, violenze, sequestro di persona, iscrivendoli a modello 45 (contro ignoti), senza neppure indicare il nome degli indagati, arrecando così un “ingiusto danno” alle presunte vittime che non potranno più ottenere giustizia. Tra i casi che hanno portato alla condanna di Sinatra c’è la vicenda di tre fratellini che avevano subito abusi sessuali nell’ambiente familiare e che sin dai primi interrogatori avevano indicato i presunti responsabili. Sinatra avrebbe però iscritto la notizia di reato 7 anni dopo nel registro ignoti e “dopo più di 16 anni di totale inerzia investigativa e oltre ogni ragionevole termine di durata delle indagini preliminari”, come si legge nell’atto dell’accusa, aveva chiesto l’archiviazione, perché intanto era intervenuta la prescrizione del reato. Un’altra vicenda riguarda una ragazzina che a 14 anni aveva subito abusi sessuali da parte di suo zio. A denunciare le violenze era stato inizialmente il fidanzato della minorenne. Quando la Pm, alla fine di indagini che anche in questo caso avevano superato la “ragionevole” durata, ha chiesto il rinvio a giudizio dello zio, era già intervenuta la prescrizione. Ancora più drammatico il caso di ragazzino affidato sin dall’età di 13 anni dai genitori alle cure di un sacerdote: alla sua morte sono stati proprio loro a denunciare gli abusi e i maltrattamenti subiti dal figlio da parte del religioso che avrebbe approfittato dello stato di vulnerabilità dell’intero nucleo familiare. Dopo 8 anni dall’iscrizione della notizia di reato, anche in questo caso all’esito di indagini che si sono protratte “oltre ogni ragionevole termine di durata”, Sinatra ha chiesto l’archiviazione per difetto di querela. Sinatra aveva già ricevuto dal Csm la sanzione simbolica della “censura” per via delle intercettazioni con Luca Palamara, all’epoca capo della sua corrente, a cui chiedeva di fermare la corsa a procuratore di Roma di “quel porco” – diceva – dell’ex procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, di cui sarebbe stata vittima di molestie che non ha mai denunciato. La sentenza non è definitiva, la sospensione di sei mesi e il trasferimento possono essere impugnati davanti alle Sezioni Unite della Cassazione. Ed è prevedibile che sarà presentato ricorso come avvenuto per la precedente condanna.
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