Ne avevamo scritto dettagliatamente ieri, in merito alle tangenti per appalti ed elezioni a Messina, nell’articolo con video commentato “Sicilia. 3 custodie cautelari per fatti corruttivi in aggiudicazione di appalti ed elezioni (VIDEO). Messina: eseguite 3 misure cautelati dalla GdF per una serie di fatti corruttivi concernenti l’aggiudicazione e l’esecuzione di appalti”. Non avevamo sul momento fatto i nomi o dato riferimenti specifici dei soggetti, seppure riportati da subito dalla Stampa regionale e nazionale, coinvolti dal provvedimento eseguito dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina sotto la direzione ed il coordinamento della Procura di Messina. Un’indagine avviata dall’allora procuratore capo Maurizio de Lucia con i sostituti della Dda Liliana Todaro e Antonio Carchietti, poi passata alla procuratrice vicaria Rosa Raffa e conclusa dall’attuale procuratore capo di Messina Antonio D’Amato per finire con le misure cautelari appresso indicate emesse dalla Gip Arianna Raffa. I nominativi e gli incarichi degli indagati sono stati riportati dalla Stampa regionale e nazionale.
Si bilanciava le tangenti anche collocando 291 pali in meno rispetto al progetto
Sono tre le persone raggiunte dai provvedimenti di custodia cautelare per una serie di fatti corruttivi concernenti l’aggiudicazione e l’esecuzione di appalti, promossi dal commissario di governo contro il dissesto idrogeologico per la Regione Sicilia: agli arresti domiciliari l’ex assessore regionale nel governo siciliano di centrosinistra dell’allora presidente regionale Rosario Crocetta, nonché successivamente ex candidato a sindaco di Messina per il centrodestra ora consigliere comunale di Forza Italia e contemporaneamente nominato commissario contro il dissesto idrogeologico della regione Sicilia, Maurizio Croce, 53 anni; e il direttore generale dell’Arpa Sicilia Carmelo Vazzana, 57 anni, originario di Reggio Calabria e indiziato quale mediatore per conto di Croce e coinvolto anche come gestore di fatto del negozio di abbigliamento Salotto di Messina; mentre l’interdittiva della capacità di contrarre con la Pubblica amministrazione è stata emessa a carico di Giuseppe Capizzi, 35 anni, originario di Bronte, imprenditore e anche sindaco di Maletto comune in provincia di Catania. Complessivamente sono undici gli indagati, 9 persone fisiche e 2 giuridiche.
Si bilanciava le tangenti anche collocando 291 pali in meno rispetto al progetto
Maurizio Croce, come riporta oggi Repubblica, è nipote dell’ex procuratore Luigi che ha coperto l’incarico a Messina per 10 anni e anche a Palermo per poi in pensione ritornare a Messina ed essere nominato nel 2012 commissario straordinario del Comune dopo le allora dimissioni del Sindaco in carica. Maurizio Croce, sempre come riporta repubblica, è anche cugino di Ferdinando Croce, capo di gabinetto vicario dell’ex assessorato regionale alla salute Ruggero Razza di Fratelli d’Italia, ai tempi in cui era presidente della Regione Nello Musumeci e, oggi ai vertici dell’Asp di Trapani. Questa vicenda, al momento, di presunta corruzione negli appalti ed elezioni a Messina, forzosamente deve attendere la conferma di una sentenza passata in giudicato. Viene tuttavia in mente la Corte dei conti Sicilia, che in una relazione del novembre 2023, invitava la Regione Siciliana a incrementare il controllo di legalità sulle aree ad alto rischio corruzione. Nella relazione si citava la parola “corruzione” sette volte.
Si bilanciava le tangenti anche collocando 291 pali in meno rispetto al progetto
D’altronde appare eloquente della cronica corruzione, il rapporto della Guardia di Finanza di Messina in merito alla vicenda in questione, specialmente nella parte in cui c’è anche quanto detto nel titolo del presente articolo, il quale ricorda il cosiddetto “cemento depotenziato” della mafia, di cui si denunciava già decenni addietro: «Nel corso delle indagini, inoltre, una mirata attività di perquisizione delegata dalla Procura della Repubblica ha impedito la consumazione di due distinte fattispecie di truffa: – 1) la prima, la c.d. “truffa dei pali”, consistita nel collocare presso il cantiere, sfruttando la difficoltà di rilevare la difformità tra il dato formale/progettuale e quello reale, un numero di pali inferiore rispetto a quello previsto dal progetto (ben 291 pali in meno), per ottenere un maggiore ed indebito esborso di somme, a suo favore, per un valore di oltre 1.200.000 mila euro; 2) – la seconda, consistita nel simulato conferimento a discarica di rifiuti provenienti dal cantiere Catarratti – Bisconte (terre e rocce da scavo), riguardante, di contro, materiale proveniente da un diverso cantiere gestito dalla società esecutrice dell’appalto pubblico e posto all’interno di un immobile di proprietà di un privato, in modo da consentire all’impresa di richiedere il rimborso a carico della stazione appaltante ed ottenere, contestualmente, il pagamento dello smaltimento realmente avvenuto anche dal citato committente privato. Sono in corso di esecuzione, contestualmente, sequestri pari al profitto dei vari reati ascritti agli indagati, per l’importo complessivo pari a oltre 230 mila euro (comprensivi del valore dell’orologio oggetto di indebita regalia)».