
Al “Bellini” di Adrano un classico intramontabile riadattato, per la regia di Giovanni Anfuso
“Phaedra”, mito narrato nella tragedia Ippolito di Euripide e nel mondo latino da Seneca, di scena domenica scorsa, 26 novembre, al teatro “Bellini” di Adrano. Un classico intramontabile riprodotto da ”Produzioni Raffaello” e ”APS Muse” e riadattato dal drammaturgo Alberto Bassetti per gli attori Liliana Randi e Angelo d’Agosta. Il testo, su richiesta del regista Giovanni Anfuso, è stato rivisto e “cucito” sui due attori. Le colonne sonore sono state scritte da Nello Toscano, talvolta partendo anche da costrutti esistenti, è il caso di “Mon manège à moi” di Edith Piaf, filo rosso dell’intero spettacolo. Un’opera che evidenzia temi strettamente legati alla modernità, e che vengono risaltati dall’amara ironia, dalla follia e talvolta dalla disperazione.
La contemporaneità della guerra, la ricerca della gloria, la solitudine delle donne, la fragilità dell’uomo di fronte ai sentimenti, sono tutti elementi che gravano sui personaggi e che riassumono l’animo umano.
Ippolito, figlio di Teseo e Ippolita, incarna la debolezza; è un personaggio complesso, un eterno “peter pan” su cui incombe la figura del padre illustre. D’altra parte vi è la forte personalità di Phaedra, moglie di Teseo, che ricerca e pretende di essere ancora amata e desiderata. È un personaggio dinamico, nel corso dello spettacolo cambia repentinamente umore, passando dall’angoscia alla felicità, arrivando sino alla follia. Si nota la scissione interna dei due personaggi che si riversa poi in esterna. Phaedra commetterà il suo ultimo gesto folle, che causerà la morte del suo amato; la disperazione e il senso di colpa la condurranno al suicidio. Giocano un ruolo importante nella scena anche i movimenti degli attori, che suggeriscono il loro stato d’animo.
GALLERIA FOTOGRAFICA DI NICOLA GALVAGNO
Il regista al termine della tragedia ha voluto lanciare un messaggio di pietà nei confronti delle due anime dannate legate da un crudele destino. «Abbiamo cercato di dare una visione nuova e stilisticamente più contemporanea al mito – dice a Yvii24 il regista Giovanni Anfuso –. È stato un lavoro sartoriale complesso che ha richiesto sforzi. La protagonista della tragedia Phaedra è una donna che non vuole più rimanere sola, vuole sentirsi ancora femmina, reclamando il piacere della carne. Abbiamo avuto dei debutti nei teatri antichi di Sicilia in questi due anni, prossimo anno saremo invece al nord d’italia»