Pubblicata da Edizioni della Sera e facente parte della raccolta “Per sempre”, l’antologia celebra Catania attraverso ventiquattro racconti brevi che “tracciano un viaggio inusuale dalla punta dell’Etna fino al porto”
Si è tenuta lo scorso venerdì, presso Palazzo Cutore di Aci Bonaccorsi, la presentazione dell’antologia “Catanesi per sempre” a cura di Daniele Di Frangia, noto giornalista, conduttore, autore e direttore di Catania-46.net. L’evento è stato mediato da Rosario Faraci (che nella vita è un docente di Economia) che sedeva sul palco insieme all’editore Daniele Di Frangia e a due degli autori che hanno collaborato nella realizzazione di questo progetto, il giornalista Daniele Lo Porto ed il medico appassionato di scrittura Alessandro Russo.
L’antologia ospita ventiquattro racconti in centosessantotto pagine, diversi tra loro in stile e scrittura ma accomunati dall’amore per Catania. Un’esperienza sensoriale che mira a ripercorrere i luoghi emblematici che abitano nei cuori catanesi, attraverso la descrizione di odori e sapori. Tra i luoghi nominati piazza Duomo, villa Bellini, piazza Borgo, piazza Stesicoro, via Etnea, via Sant’Euplio, la cattedrale che si affaccia sul “Liotru”, il monastero dei Benedettini, la Timpa, il “Quartierino” (Cappuccini), via Plebiscito, “A San Cocimu” (piazza Niccolò Machiavelli), il porto, la pescheria, i faraglioni…
Tra le pagine dell’antologia che formano un vero e proprio percorso verso la scoperta della nostra terra, non possono mancare i riferimenti alla Patrona Sant’Agata ed all’Etna, quasi una mamma per i catanesi. Al nostro vulcano è stato dedicato un intero racconto dal titolo “Intervista immaginaria all’Etna”, scritto da Manuela Scuderi. Un racconto fittizio in cui l’Etna prende vita rispondendo alle domande della giornalista. Durante la presentazione sono state poste diverse domande al folto pubblico. L’interrogativo più complesso e forse anche il più affascinante è stato: “cos’è la catanesità?”.
Questo quesito deriva da un desiderio ancor più profondo, da ricercare in autori come Sciascia e Camilleri, i quali si sono interrogati sul sentimento dell’essere siciliani: la “sicilitudine”. Rosario Faraci ha ricordato al pubblico presente l’importanza del contrasto tra entusiasmo e malinconia, tra l’ospitalità che ci contraddistingue e la voglia di chiudersi in sé. Simona D’Urso, all’interno del suo racconto intitolato “Come un limone acerbo” scrive: “(…) Catania è contraddizione. È accoglienza e diffidenza. Generosità e furbizia. È caos e al tempo stesso, calma piatta. Catania è il fuoco della lava che arde nelle vene di una terra che, se messa alla prova, sa rinascere e vincere (…)”.
Diversi anche i riferimenti ad antiche leggende, usi e costumi. In particolare Salvatore Massimo Fazio ad esempio, nel suo racconto “Il figlio dei Cappuccini”, racconta la storia di “Saro sei ita”, il “figlio dei Cappuccini e di Dio”, mentre Alessandro Russo, nel suo racconto “Una piccola orazione”, omaggia l’illustre fisico Ettore Majorana.
Seppur tutti diversi, alcuni racconti sono accomunati da caratteristiche comuni. Citando Camilleri, sono diverse le pagine scritte da “siciliani di scoglio” e da “siciliani di mar aperto”.
Al primo filone appartengono tutti coloro che sono rimasti come una cozza attaccati allo scoglio, metafora del legame alla propria terra. Rosario, il protagonista di “Le finestre di piazza Sciuti”, scritto da Andrea Aidala è nato e cresciuto nel “budello del centro storico di Catania”, in via Viglia. Viceversa il secondo filone abbraccia tutti coloro che per diverse esigenze sono andati via senza mai smettere di pensare a Catania. Ne sono un esempio i racconti “Agata” di Valentina Carmen Chisari, la quale racconta la testimonianza di una ragazza fuori sede a Torino ed “Il ritorno del comandante Ulisse” di Daniele Lo Porto: il suo protagonista portava nel cuore Catania come “medicina” quando si trovava nei mari del Nord.
In più, ai due filoni già citati se ne aggiunge un terzo: “catanesi d’adozione”. Quest’ultimo blocco narrativo si riferisce a tutti coloro che che seppur non essendo nati a Catania la sentono come patria natia. Insomma, un’antologia ricca di contenuti da leggere tutta d’un fiato che conta tante altre firme: Giuseppe Alarid Spadaro, Cirino Cristaldi, Salvatore Giovanni Emanuele, Vincenzo Grasso, Giuseppe Grossi, Tino La Vecchia, Renato Maisani, Mariagrazia Miceli, Luana Paladino, Maria Adelaide Scacco, Angelo Scaltriti, Concetto Sciuto, Manuela Scuderi, Paolo Sidoti, Gianmarco Tomaselli, Simone Toninato, Claudio Volpe.