La remissione in libertà deriva dalla mancanza di prove sulla disponibilità dei beni e del materiale rinvenuti nel piazzale e nel caseggiato di Contrada Sciarone
È stata rigettata dal Gip del Tribunale di Catania, Anna Maggiore, la richiesta di custodia cautelare nei confronti di Alfredo Pinzone, il 52enne licodiese arrestato nel pomeriggio di sabato con l’accusa di essere uno degli autori del tentativo di furto del bancomat del Banco Popolare Siciliano di via Cappuccini ad Adrano, avvenuto sabato mattina.
Dura poco più di 48 ore, dunque, la detenzione di Pinzone, arrestato dopo una perquisizione avvenuta in un fondo agricolo di Contrada Sciarone, a Centuripe, (inizialmente indicata come Contrada Ponte dei Saraceni di Adrano), nel corso della quale sono stati rinvenuti dai poliziotti del Commissariato di Adrano e della Squadra Mobile di Catania, cartucce calibro 9 Parabellum, 43 proiettili calibro 9, caschi, passamontagna, alcuni grammi di marijuana, argenteria di ingente valore, reperti archeologici, un inibitore di segnale utilizzato per il tentato furto del bancomat ed uno scooter Yamaha Tmax di colore nero, dello stesso modello e colore della moto notata da un testimone nelle fasi del colpo in banca.
Il Giudice per le indagini preliminari, che si è pure dichiarato non competente per territorio per alcune parti dell’indagine, ha rigettato la misura richiesta dal PM per l’assenza di gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato e l’immediata remissione in libertà poiché dei beni e del materiale rinvenuti nel piazzale e all’interno del caseggiato di Contrada Sciarone, non vi sarebbe prova del fatto che erano nelle disponibilità di Pinzone. Questi, infatti, non ha più titolo per accedere al caseggiato poiché ha riconsegnato il 31 ottobre scorso l’immobile al proprietario, riservandosi, a titolo di comodato d’uso gratuito, solo alcune particelle coltivate a fichidindia. È, inoltre, vero che Pinzone ha ancora alcune chiavi del podere, ma i beni sequestrati erano in un luogo isolato e in stato di semiabbandono, oltretutto raggiungibili da chiunque e dall’esterno. Per cui non si può dedurre che il 52enne licodiese avesse una disponibilità materiale esclusiva.
Il collegamento fra Pinzone e il tentato furto del bancomat è costituito dalla presenza nel piazzale esterno di uno scooter Yamaha Tmax, risultato rubato, simile a quello notato da un testimone poco prima dell’arrivo della Polizia in via Cappuccini, dove si è consumato l’assalto, poi fallito. Ma anche su questo non vi sono indizi di colpevolezza a carico di Pinzone.
Per uno dei reati contestati non vi sarebbero, infine, esigenze di custodia cautelare.
L’avvocato Giovanni Trischitta, legale di Alfredo Pinzone, a Yvii24 dichiara: «Il mio assistito è stato rimesso in libertà in quanto non vi è alcun collegamento fra lui e i beni rinvenuti nel casolare ed inoltre è completamente estraneo al tentato furto del bancomat».