Allo sdegno per un crimine così grave, si aggiunge lo sdegno per quanti hanno commentato lo stupro di una ragazzina con parole cariche di così tanta violenza che sporcano l’immagine del visino di Desirée che in questi giorni riempie i giornali e la tv
Desirée Mariottini era una ragazzina di sedici anni. È stata ripetutamente stuprata e torturata fino alla morte. Alcune delle bestie che hanno commesso un atto così immondo sono state arrestate. Sono immigrati e questo lava la coscienza di tutti. Lei faceva uso di droga e anche questo lava la coscienza di tutti. Loro sono “sporchi negri” e lei “una drogata”, predestinata alla morte. In pratica se l’è cercata. I bianchi non stuprano e le nostre figlie non si drogano. Fine della storia.
Allo sdegno per un crimine così grave, si aggiunge lo sdegno per quanti hanno commentato lo stupro di una ragazzina con parole cariche di così tanta violenza che sporcano l’immagine del visino di Desirée che in questi giorni riempie i giornali e la tv.
In una trasmissione di ieri, una tizia, notissima, si è riferita a Desiree definendola “il morto” e questo per ben due volte. Neanche “la morta”, ma “il morto”. Stavo facendo altro e non seguivo la trasmissione con attenzione, ma “il morto”, pronunciato peraltro da una donna, l’ho sentito come una pugnalata. Come si fa a definire in modo così freddo, così distaccato, una ragazza giovanissima torturata, stuprata, massacrata, uccisa? Come si fa a non provare empatia per il ricordo di un fiore, di una stella, come fiori e stelle sono tutte le ragazze che, drogate o non drogate, sono delle anime pure, delle anime tenere, delle anime incolpevoli?
Per non parlare di tutti quegli idioti che in tv o sui social network danno voce alla loro inutilità colpevolizzando lei, perché era drogata, perché non era la classica brava ragazza, tutta scuola e chiesa. Un po’ come per Stefano Cucchi, siccome non era lindo e integerrimo come gli idioti parlanti, meritava di morire massacrato di botte. E la sorella che da anni chiede la verità, a ben vedere, è pure una rompiscatole, in cerca di notorietà. Non fa una piega.
Fortunati gli idioti parlanti che hanno figli che non si drogano, non fumano, non bevono e figlie che non escono di casa ma stanno a casa a studiare latino e greco tutto il giorno, compresi i sabato sera.
Colpevolizzare la vittima ci fa stare bene. Ci deresponsabilizza. Anche quando la vittima, secondo quello che scrivono i giornali, è figlia di uno spacciatore e ha avuto un’infanzia e un’adolescenza travagliata. Ma chi se ne frega di quello che ha vissuto Desirée, chi se ne frega dei dolori di Desirée, chi se ne frega se Desirée aveva un’anima fragile.
Un conoscente di Desirée ha detto: “Lei era fragile, chiusa ma ribelle. Quel piccolo handicap alla gamba che la faceva un po’ zoppicare la condizionava e voleva sentirsi accettata. Forse per questo non si tirava mai indietro”.
Idioti, tacete e, invece di dire brutture infamanti, riflettete sulla pochezza della vostra anima.
Le operatrici del Centro Antiviolenza Antistalking Calypso ed io, quale presidente dell’associazione, ricordiamo come se fosse nostra figlia, nostra sorella, la giovanissima Desirée Mariottini, vittima di stupro e di femminicidio per mano di bestie immonde. L’ennesima vittima, drogata o non drogata, le ennesime bestie, immigrati o non immigrati.
Dimenticavo…in questi giorni sono stati tratti in arresto due giovani della “Acireale bene” per violenza sessuale di una giovane ragazza. Chissà perché se ne parla così poco. Forse perché hanno la pelle bianca come il latte o magari perché (di certo!) la ragazza era consenziente?